Che si tratti di moda, arredamento, artigianato, vini o cucina, si sa, l’Italia è patria di brand noti in tutto il mondo e il made in Italy è sinonimo indiscusso di eccellenza e qualità. Nel solco di questa tradizione - sovente legata alle specificità dei territori e a storie di produzione familiare - s’inserisce il lavoro di Susanna Valenti (nella foto in alto la seconda a sinistra), che dopo la laurea magistrale in Letteratura e comunicazione alla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, oggi lavora nel team tutto al femminile di Thurner PR. Sede fiorentina e vocazione internazionale, l’agenzia è infatti specializzata nell’elaborazione di strategie di comunicazione e pubbliche relazioni internazionali per il settore vinicolo e enogastronomico, con l’obiettivo di raccontare e promuovere in Italia e all’estero le storie di grandi vini attraverso gli organi di stampa.

Susanna, di cosa ti occupi quotidianamente e cosa significa fare comunicazione in un settore così specifico del made in Italy? «Il mio lavoro e delle mie colleghe consiste nell’essere mediatrici tra i produttori di vino e la stampa sia italiana che estera, creando occasioni d’incontro in base agli interessi specifici del giornalista e alle necessità del produttore.
Il nostro lavoro include anche la scrittura di comunicati stampa per il lancio di prodotti, la presentazione delle annate in commercio, l’organizzazione di eventi in cantina o in altre location selezionate in grandi città come Roma, Milano o all’estero e, infine, la cura della rassegna stampa dedicata, utile al cliente per osservare su quali testate e in quali termini s’è parlato del suo prodotto».

Nei mesi appena trascorsi si è molto parlato della filiera agroalimentare che, insieme a quella farmaceutica, è stata l’unico settore dell’economia a non conoscere una battuta d’arresto integrale. Eppure lo stop imposto al settore della ristorazione, delle cantine e dei locali ha fatto registrare un significativo calo dei fatturati del prodotto vitivinicolo, anche in ottica di export. Alla luce di tutto ciò, è cambiato qualcosa nel vostro modo di comunicare? «Sono cambiati sia i tempi sia, in parte, i modi. Nelle scorse settimane, per esempio, avremmo partecipato alle fiere di settore come Vinitaly a Verona o ProWein, importante kermesse fieristica relativa al settore vitivinicolo che si tiene annualmente a Duesseldorf, ed entrambe le fiere sono stata posticipate di un anno.
Riguardo ai modi, abbiamo ritarato le opportunità d’incontro nell’ottica dei canali alternativi a nostra disposizione, come Skype e Zoom. Le degustazioni, infatti, continuano ad avvenire: facciamo in modo che ai giornalisti vengano recapitati i vini selezionati, così che il produttore e la stampa possano stappare la stessa bottiglia in contemporanea e confrontarsi durante il collegamento».

Quali delle competenze acquisite sui banchi dell'Università ti porti appresso nella tua attuale professione e quali invece è necessario continuare ad aggiornare? «La conoscenza ottimale delle lingue straniere, scritta e parlata, è un elemento imprescindibile per lavorare in un’agenzia che opera su scala internazionale. Oltre alle lezioni frontali in aula, fondamentali sono state le due esperienze di Erasmus placement effettuate tramite la Cattolica al Kunsthistorisches Museum di Vienna e all’Ente del turismo di Monaco di Baviera. Quello che invece, personalmente, ho appreso sul campo sono le nozioni specifiche legate alla realizzazione di progetti di comunicazione ed eventi; mentre la conoscenza del prodotto “vino” l’ho acquisita, da un lato, frequentando il corso di qualificazione professionale in tre livelli promosso dell’AIS - Associazione Italiana Sommelier che mi ha portata a sostenere l’esame internazionale WSET 2, dall’altro grazie al conseguimento del master executive Wine Export Management alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, uno degli istituti di ricerca scientifica nei settori agroalimentare e agricolo più all’avanguardia d’Italia».

Cosa consiglieresti agli studenti che oggi vogliono intraprendere un percorso di studi simile al tuo? «Consiglierei loro di maturare esperienza sul campo, sia per quanto riguarda le lingue, che non è possibile padroneggiare appieno senza recarsi all’estero, sia per testare vari ambiti lavorativi, anche se diversi rispetto a quelli inizialmente prefigurati. Io, ad esempio, prima di approdare alla Thurner PR ho effettuato uno stage nell’azienda franciacortina Moretti Prefabbricati, dove per la prima volta mi sono imbattuta nel mondo del vino partecipando a una visita guidata alla nota cantina Bellavista, di proprietà della stessa famiglia Moretti. Sempre in Franciacorta sono stata poi addetta all’accoglienza dei turisti - in particolar modo tedeschi - per la Cantina-Agriturismo Al Rocol, mentre l’esperienza presso la filiale italiana dell’azienda tedesca Schmersal mi ha fatto capire che il mondo delle serrature automatizzate non faceva per me. Il comune denominatore di tutti questi step è stato l’uso della lingua tedesca, ma è solo sperimentando che ho trovato la mia attuale strada».