Sempre più globalizzato e soggetto alle dinamiche del digitale – da ben prima che l’emergenza Covid-19 imponesse lo stop agli spostamenti geografici e i dispositivi tecnologici per la comunicazione tra persone – mai come oggi il mercato turistico si trova al cospetto di sfide imminenti e gravose. Uno scenario d’azione drasticamente compromesso dagli effetti della situazione pandemica, in cui a essere mutate sono soprattutto le abitudini dei viaggiatori e dove gli operatori sono chiamati a reinventarsi, aggiornando le proprie modalità di business in attesa della ripresa della domanda.

Lo sa bene Veronica Taglietti, una laurea in Attività turistiche e valorizzazione culturale del territorio nel campus di Brescia e un’esperienza pregressa nel settore con l’agenzia viaggi di sua proprietà conclusasi nel 2017, che ha saputo rinnovare il suo approccio alla professione diventando Personal Travel Expert per l’agenzia milanese The Travel Expert. L’obiettivo? Rimanere competitivi in un contesto generale in cui i sistemi di booking ed e-commerce permettono a chiunque di vendere prodotti e servizi a qualsiasi ora e ad ogni latitudine.

Veronica, cosa significa nel concreto essere Pte… «La mia figura è quella di una consulente free lance specializzata nella vendita e nell’assistenza all’organizzazione di viaggi personali. Nel farlo cerco di proporre prodotti particolari, che sconfinano dai pacchetti proposti dai cataloghi tradizionali. Offro un servizio a 360°, accompagnando il cliente nelle fasi di consulenza, studio e realizzazione del viaggio desiderato, rimanendo a disposizione per qualsiasi esigenza prima, durante e dopo il viaggio.
Il passaparola è lo strumento principale con il quale trovo nuovi potenziali clienti, i clienti fidelizzati e soddisfatti sono la miglior referenza, mentre un buon uso dei social network, in particolar modo Instagram, fanno il resto.
Ovviamente non ero digiuna di esperienza: per nove anni sono stata infatti Responsabile di direzione dell’Agenzia viaggi FT Travel Business & Luxury di mia proprietà, chiusa nel 2017 complice la crisi economica che ha interessato il nostro Paese e il cambio del modo di viaggiare da parte degli utenti. Così mi sono reinventata rimanendo nel settore».

Una sorta di dejà-vu, considerando come oggi il turismo sia uno dei settori dell’economia maggiormente toccato dall’attuale situazione, forse il più colpito in assoluto se consideriamo gli strascichi sul medio-lungo periodo. Com’è cambiata la tua professione alla luce di tutto ciò? «Da un punto di vista “pratico” per un Pte non è fondamentale avere una sede, si tratta di un lavoro che è possibile svolgere ovunque purché in possesso di un laptop e di una connessione internet. Così è stato anche in queste settimane dove la mia attività è consistita unicamente nella riprotezione dei passeggeri e nella gestione delle cancellazioni di viaggi a breve e lungo termine. Ci tengo a precisare che i clienti non hanno perso nulla: il loro soggiorno è stato tramutato in voucher che potranno utilizzare nell’arco di un anno, e anche questo fa parte del mio lavoro. Detto ciò, e ragionando più in generale, è innegabile che l'attuale situazione ha completamente ribaltato ogni certezza, limitando il quotidiano ma anche rivoluzionando l’intero modo di vivere e concepire il concetto di viaggio».

Quali strategie intravedi per ovviare all’immediato futuro? «Non c’è ancora certezza su come sarà viaggiare ora e in futuro, le compagnie di linea stanno attuando le procedure finalizzate a garantire viaggi in sicurezza, ma rimangono da chiarie le condizioni economiche.
In termini di destinazione si parla molto di turismo su suolo nazionale, pertanto sto cercando di promuovere il territorio grazie alla mia conoscenza personale e di consulenza, anche se – è noto - il mercato business to consumer in questo caso è agevolato da motori di ricerca, siti e portali di prenotazione alberghiera».

Quali delle competenze acquisite sui banchi dell’Università Cattolica ti sono state utili nella tua attuale professione e quali invece è necessario continuare ad aggiornare? «Una laurea attinente al proprio settore fa sicuramente la differenza. La preparazione accademica permette di avere un’ottima padronanza della lingua italiana, in più la conoscenza di una lingua straniera agevola la comunicazione con i corrispondenti locali delle destinazioni di viaggio. Senza dimenticare, inoltre, l’importanza delle materie di diritto e geografia che sono alla base di questo lavoro. In questo periodo di isolamento ho inoltre investito del tempo per frequentare di webinar con specialisti di destinazione e approfondimenti online sui temi assicurativi, nuove polizze e coperture, mentre in generale mi tengo costantemente aggiornata grazie alle riviste di settore - dove è possibile scovare le tendenze del momento, come ad esempio il viaggio “instagrammabile” - e con la possibilità di poter visitare io stessa i luoghi che poi consiglio ai miei clienti».

Agli studenti con la tua medesima ambizione, cosa consiglieresti? «Ai futuri colleghi mi sento di dire che la cultura è la base di ogni valida carriera e che intraprendere un percorso di studio universitario fornisce la possibilità di spaziare attraverso diversi campi, legati non solo al turismo ma anche, ad esempio, agli eventi. Solo un bagaglio di competenze dà la sicurezza necessaria per affrontare il mondo del lavoro con padronanza della materia».