«Questo momento di grande difficoltà, che ha ormai assunto estensione mondiale, sta palesando la fragilità del modello di sviluppo adottato da anni a livello globale. Allo stesso tempo, è sempre più evidente che per trovare soluzioni a problemi complessi sia necessaria una reale collaborazione di tutte le comunità e istituzioni, ad ogni livello: individuale, locale, nazionale ed internazionale. In tale contesto, ora più che mai, sono fondamentali politiche e azioni in grado di delineare strategie nazionali di ricostruzione sul medio e lungo periodo orientate ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030».

Comincia così la lettera che la Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile (RUS) ha scritto nei giorni scorsi per sollecitare una riflessione seria sulle modalità con cui uscire dalla situazione di crisi. 

Il documento mette in luce alcuni punti fondamentali.
Innanzitutto «le Università hanno il compito, e il dovere, di promuovere una cultura nuova, di essere da modello e da stimolo per i contesti sociali e territoriali, affinché tutti possano comprendere che la sostenibilità non è un "lusso" che coinvolge e impatta su pochi ma che può e deve divenire opportunità per la promozione umana e sociale».

In questa direzione l’Agenda 2030 può essere una bussola importante per una ripresa che permetta di rafforzare la resilienza delle persone, delle comunità e dei territori.

Le università si sono spese con una velocità e un’efficacia sorprendenti per attivare le modalità a distanza. «Questa crisi, infatti, - continua la lettera - sta insegnando a tutti i componenti della comunità universitaria (docenti, personale tecnico e amministrativo, studenti e studentesse...) come sia necessario andare oltre i rigidi steccati disciplinari per accogliere e valorizzare l’approccio transdisciplinare, in grado di immaginare e porre in essere percorsi educativi, didattici e di ricerca olistici e integrati. Le conoscenze settoriali, da sole, non bastano per decifrare e comprendere la complessità attuale; al contrario, serve un approccio sistemico, che coinvolga e che ponga in dialogo generativo tutti i settori della conoscenza e della società civile (pubblica amministrazione, mondo del lavoro, mondo dell’impresa, terzo settore, istituzioni educative...), con un'attenzione a garantire equilibrio tra i diversi aspetti ambientali, economici e sociali».

Sono due le prospettive per uscire dall’emergenza. Da un lato si possono associare le istanze economiche del post-emergenza con il progetto del Green Deal Europeo allo scopo di accelerare la transizione verso un modello sostenibile di sviluppo. Dall’altro la RUS mette a disposizione le proprie competenze per promuovere e avviare un percorso virtuoso verso la sostenibilità del Paese.

«Oggi più che in passato, le Università hanno il compito, e il dovere, di promuovere una cultura nuova, di essere da modello e da stimolo per i contesti sociali e territoriali, affinché tutti possano comprendere che la sostenibilità non è un "lusso" che coinvolge e impatta su pochi ma che può e deve divenire opportunità per la promozione umana e sociale, veicolo essenziale attraverso il quale possano essere perseguiti e garantiti a tutti diritti, capabilities, inclusione, futuro.

Nella consapevolezza che l’attenzione all’emergenza sanitaria non cancella la severa crisi ambientale e sociale globale ma anzi l’aggrava, la RUS considera l’Agenda 2030 una bussola capace di indicare chiaramente la direzione da seguire per una ripresa che permetta di rafforzare la resilienza delle persone, delle comunità e dei territori».

Pertanto gli obiettivi che la RUS si pone mettendo a disposizione del Paese il proprio “essere rete” sono:

•    sostenere insieme una visione di futuro che abbia al centro uno sviluppo autenticamente sostenibile
•    promuovere un processo di trasformazione culturale 
•    ripensare i processi formativi
•    abilitare le persone a futuri diversi con un approccio olistico, trasversale e inter e transdisciplinare
 
La RUS, inoltre, accogliendo il modello della civic university e facendo leva sui principi della Terza Missione e sulle competenze di cui è portatrice, si propone di:
1.    diventare un Think tank per la resilienza del Paese
2.    collaborare ai tavoli di lavoro nazionali
3.    dar vita ad “unità locali di resilienza” 
4.    contribuire alla creazione di spin-off accademici o/e all’istituzione di corsi di studi avanzati
5.    contribuire alla costruzione di un laboratorio a rete per offrire servizi integrati di qualificazione di nuovi prodotti/processi a supporto della fase di post-COVID-19