Sono arrivati dalla Puglia, dalla Sicilia e dalla Sardegna. E neanche la lontananza ha impedito di essere presenti per vivere uno dei momenti più significativi della loro vita. Giovedì 1° ottobre i chiostri di largo Gemelli hanno accolto i primi studenti che hanno deciso di sostenere in presenza l’esame di laurea, nel rispetto delle norme di sicurezza così come richiesto dalle disposizioni vigenti. A vivere l’esperienza una trentina di laureandi magistrali della facoltà di Scienze politiche e sociali del campus milanese dell’Università Cattolica.

 

 

«Le prime lauree magistrali in presenza dopo il lockdown sono un’occasione per rinnovare quello che è l’identità di un’università, che è un luogo dove le persone s’incontrano – ha detto il preside della facoltà Guido Merzoni, presiedendo una delle Commissioni di laurea della giornata –. E anche un evento così importante, come il termine di un percorso formativo, è celebrato in sicurezza così come richiesto in questo particolare momento, con un numero limitato di persone ma tale da garantire una certa interazione tra studente e Commissione così com’era prima della pandemia».

L’emozione era tanta. Annamaria, di Milano, non pensava davvero di poter discutere la tesi in presenza. «È stata una bella sorpresa quando ce l’hanno comunicato. Nonostante la famiglia sia un po’ ristretta in questo momento e non ci siano tutte le persone che avrei voluto qui, è stato stupendo e sono molto emozionata».

Francesca, di Fiorenzuola D’Arda, in provincia di Piacenza, è molto tesa. Una tensione che passa in fretta subito dopo la proclamazione coronata dal massimo dei voti. «Ciao nonna, ho preso 110. Sono felicissima!», racconta alla nonna raggiunta telefonicamente.

«Per gli studenti quello della discussione è chiaramente un momento importante, un passaggio all’interno della loro vita particolarmente significativo». A Brescia, dove le prime lauree in presenza si sono tenute giovedì 24 ottobre, «avevamo una famiglia che arrivava dalla Sicilia per accompagnare la figlia» mentre a Milano, dice il preside Merzoni, «avevamo una candidata della Sardegna». Insomma «neanche l’essere lontani ha impedito di essere in presenza».