Figli genitori separatiUn pulmino colorato con la mamma alla guida e i bambini sorridenti sui sedili posteriori. Non è solo l’immagine in copertina del volume di Vita e Pensiero “I Gruppi di parola per i figli di genitori separati” ma anche il simbolo di un legame nuovo che unisce le due generazioni dopo la separazione e che permette tanto ai minori quanto agli adulti di esprimersi liberamente e di rigenerare la relazione. Davanti al pubblico che il 23 febbraio ha gremito la sala della libreria “Vita e Pensiero” per la presentazione del Quaderno 25 del Centro Famiglia nei giorni scorsi, si sono confrontate le psicologhe Silvia Vegetti Finzi, Marie Simon, Maria Teresa Maiocchi della Cattolica, alla presenza della preside della facoltà di Psicologia, Eugenia Scabini, e della curatrice, Costanza Marzotto.

Il libro è il frutto di un lavoro che dal 2006 vede uno staff di psicologi impegnati nei “Gruppi di parola”, composti da bambini tra i 6 e i 12 anni che condividono la realtà della separazione dei genitori. Curato dalla psicologa e mediatrice familiare, Costanza Marzotto, il volume presenta un’analisi puntuale dei testi prodotti da venti Gruppi organizzati tra il 2006 e il 2009. Il campione della ricerca è composto da 113 bambini, di cui 59 maschi e 54 femmine (5/6 bambini per gruppo dell’età media di 8 anni), suddivisi nei Gruppi presso quattro diversi enti o servizi: 6 a Milano presso il Servizio di Psicologia Clinica per la Coppia e la Famiglia dell’Università Cattolica; 7 ad Assago (Milano) presso il Servizio di mediazione familiare gestito dall’Associazione “Centro di Servizio alla Famiglia-Onlus” del Distretto 3 di Corsico; 1 a Treviso presso il Consultorio Familiare Ucipem.

Nati con l’obiettivo di creare un gruppo di pari che abbia la possibilità di confrontarsi sul vissuto comune della separazione dei genitori, i Gruppi hanno dato risultati interessanti come la manifestazione dell’importanza per i figli della continuità degli affetti al di là dei conflitti, il disagio emotivo e l’esigenza di essere informati su quanto accade intorno a loro. La risorsa innovativa dei Gruppi di parola, ora disponibile in alcuni servizi per la famiglia, viene raccontata in questo volume riportando i dati di ricerca e il materiale prodotto: le lettere dei figli ai genitori; i messaggi segreti dei ragazzi riposti nella scatola dei segreti e i messaggi dei genitori rivolti al Gruppo nel corso dell'ultimo incontro aperto alle mamme e ai papà. «Se parliamo di bambini, cominciamo ad ascoltarli – ha detto Marie Simon, una delle promotrici dei Gruppi di Parola all’estero -, ad ascoltare quello che hanno da dire sulla separazione, sulla sofferenze provocata dal legame spezzato. Ben sapendo che quanto più forte e positivo è stato il rapporto, tanto più il bambino avrà le risorse per affrontare il mondo». Questo è stato lo spunto per la nascita dei Gruppi che prendono in carico proprio il legame sofferente tra genitori e figli, presentandosi come una sorta di esperienza “correttiva”.

Il volume è “in movimento”, racconta un’evoluzione attraverso la vita vissuta dei ragazzi che sembrano gridare “stiamo uniti” contro ogni segnale di disgregazione e di conflitto. E i genitori non possono non essere attenti a questa richiesta, sono stati figli anche loro, sono stati partner e continuano a essere genitori. «Uno degli aspetti interessanti del libro – ha dichiarato Silvia Vegetti Finzi - è che si accosta al modello classico dell’affiancamento (ad esempio la vicinanza di madre e figlio) il modello della generatività, per il quale il figlio viene riconsegnato al mondo con la sua libertà, con quella creatività che trascende i genitori e li supera. Questo è quello che succede anche nei Gruppi di parola dove al termine degli incontri i figli restituiscono il lavoro fatto ai genitori, pronti ad affrontare il legame in modo nuovo, pronti a “salire sul pulmino” e a continuare a viaggiare insieme».

Perché si chiamano Gruppi di parola? La parola serve a dare il senso, e condividendola si impara a capire. È una “magia lenta” quella che accade nel gruppo quando i bambini parlano e si esprimono liberamente senza essere interrogati dalle operatrici, e mentre raccontano le loro emozioni si accorgono di non essere solo quell’emozione ma di poter essere anche altro. Come ha sottolineato la Vegetti Finzi: «La parola domina le emozioni crude, le cuoce e, condividendole, le assimila». Solo attraverso questa elaborazione i ragazzi hanno l’opportunità di crescere e affrontare la realtà positivamente. «Anche se la tensione al dire non è mai esaurita da nessun detto - ha sottolineato Maria Teresa Maiocchi -, l’enunciazione del dolore dei bambini davanti a tutte le ragioni che vengono spiegate è la possibilità loro offerta per andare avanti». E a conclusione dell’incontro Eugenia Scabini ha racchiuso in tre parole, “lavorare il dolore”, l’attività svolta dai Gruppi che apre alla possibilità di una costante rigenerazione dei legami. Le informazioni sui Gruppi di parola a Milano si possono reperire sul sito www.serviziocoppiafamiglia.it  o telefonando al Servizio di Psicologia clinica per la coppia e la famiglia allo 02/72345961.