«Nella memoria tutto sembra accadere con musica»: questa citazione di Tennessee Williams ben descrive il suggestivo clima che si è creato giovedì 13 dicembre nell’Aula Magna Tovini, dove Franco Lonati, ricercatore e docente di Letteratura inglese, ha presentato Un tram che si chiama Desiderio dello stesso Thomas Lanier Williams (meglio noto come Tennessee Williams) a conclusione del ciclo di incontri Letteratura&Letterature; accanto al relatore, l’attrice Elena Strada che, sulle note di brani musicali dal blues americano a Strauss, ha interpretato alcuni estratti dall’opera.

Nato a Columbus nel 1911 e morto a New York nel 1983, Tennessee Williams è stato drammaturgo, scrittore, sceneggiatore e poeta; figura chiave del teatro americano, Williams è stato una personalità letteraria di spicco al punto da essere insignito della prestigiosa onorificenza della ”Medaglia presidenziale della libertà” dal presidente Jimmy Carter nel 1980. Di famiglia puritana, dopo la laurea Tennessee emigra al Nord, dove conduce una vita piuttosto sradicata. Il primo grande successo giunge nel 1945 con il dramma Lo zoo di vetro (The Glass Menagerie), che presenta già alcuni di quelli che sarebbero stati i motivi centrali del suo teatro: non solo la disperata solitudine di figure femminili in bilico tra la fragilità del sogno e una realtà violenta e impietosa dominata dal maschio, ma anche la civiltà in disfacimento del Sud abulico e corrotto. A quest’opera seguono poi altri drammi famosi, come Un tram chiamato Desiderio (A Streetcar Named Desire, 1947) e Improvvisamente, l’estate scorsa (Suddenly, Last Summer, 1958). Spesso discusso per la concentrazione ossessiva su pochi temi, che si possono circoscrivere nella sfera della patologia sessuale, della degradazione personale e collettiva e del disfacimento fisico, il teatro di Williams si risolve in un’analisi vigorosa della violenza primitiva sottesa alla civiltà americana. Per condurre tale indagine, l’autore adotta un linguaggio drammatico di grande intensità, in cui il sensazionale si fonde con il lirico e la rappresentazione di realtà stravolte produce grandiose allegorie. Nell’ultima fase della sua attività, Williams si è avvicinato al modello pinteriano con Crève-Coeur (1978), un dramma sulla dissoluzione della coppia; le tematiche da lui predilette per il teatro trovano un ulteriore approfondimento in prosa anche nei suoi racconti e romanzi (ad esempio, La primavera romana della signora Stone, The Roman Spring of Mrs. Stone, 1950). Un tram che si chiama Desiderio, ambientato nella New Orleans degli anni '40, porta in scena le dinamiche di coppia che si sviluppano all’interno del matrimonio tra Stanley e Stella; il marito, un rude e burbero polacco giunto in città pochi anni prima, è un uomo di grande forza fisica che manifesta in una violenta passione carnale per la moglie. A turbare questo equilibrio giunge la sorella di lei, Blanche, una donna dai molti lati oscuri che pian piano andrà svelando fino a giungere alla pazzia; al termine dell’opera Blanche sarà viene portata via, ma allo spettatore non è dato sapere ciò che accade in seguito, anche se è chiaro il senso di colpa di Stella. Quest’opera ha segnato un prima e un dopo, essendo considerata uno vero e proprio spartiacque su diversi piani, in primo luogo rispetto agli argomenti tabù, quali l’omosessualità, la ninfomania e lo stupro, che rielaborano esperienze personali dell’autore, il quale riversa spesso le sue amarezze professionali e private sul palcoscenico. Con un linguaggio altamente espressivo, capace di trasmettere un afflato lirico in un impianto d’opera simbolico, Williams traccia un complesso profilo psicologico dei personaggi, fornendo numerose informazioni in pochissime battute e creando una forte tensione drammatica che si respira sin da subito, reggendosi sui contrasti. Il desiderio è un tram che si sceglie per percorrere un certo tratto di vita: simbolo di promiscuità sessuale, di attrazione istintiva e di chimica elettrizzante, il desiderio diviene un tramite di evasione e fuga dalla morte, la cui tangibilità fisica emerge nel dramma. A distruggere il già fragile equilibrio di Blanche, il cui nome non è casuale, subentra la violenza fisica che, inserita nella metafora teatrale, è stupro della delicatezza ad opera delle forze brutali della società moderna. Infine, si avvera quanto è contenuto nell’epigrafe che apre la versione originale del dramma: «E fu così che entrai nel mondo infranto per seguire la compagnia visionaria dell’amore, la sua voce, un istante nel vento». Giunge quindi al termine della sua corsa un tram che si chiama desiderio, il desiderio di una vita infranta contro lo scoglio del mondo.