di Franco Anelli *

L’Università Cattolica del Sacro Cuore, espressione della Chiesa italiana, vive con grande gioia l’avvenimento della solenne canonizzazione di Papa Paolo VI, alla cui persona è legata da profondi vincoli di affetto e gratitudine, che ampiamente precedono la Sua elezione al Soglio pontificio.

Mi riferisco, anzitutto, alla viva memoria della cura e della lungimiranza con cui l’allora Arcivescovo di Milano si occupò dell’Ateneo dei cattolici italiani dapprima come componente e poi come Presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo (Ente fondatore della nostra Università).

Più ampiamente, penso all’importanza degli insegnamenti che Egli offrì, sin da quando fu nominato − giovane e già brillante sacerdote − assistente ecclesiastico della Fuci, sul rapporto tra fede e ragione e, in particolare, tra modernità e cristianesimo, sottolineando l’esigenza di un rinnovato umanesimo cristiano per confrontarsi, sulla base di una concezione integrale della persona, con le istanze poste dagli avanzamenti della scienza e della tecnica.
 


L’insieme di tali riflessioni costituisce, a mio avviso, un tratto peculiare e assai significativo dell’azione pastorale di Montini, nella prospettiva di quella “nuova evangelizzazione” che Egli promosse con ammirevole lucidità e coraggio. Ed è, questo, un aspetto del Suo Magistero che continua a interpellare le istituzioni scientifiche ed educative di ispirazione cattolica, anche alla luce delle trasformazioni antropologiche e socio-culturali intervenute nei quarant’anni che ci separano dalla scomparsa terrena del Papa bresciano.

In tale prospettiva, credo che siano tuttora di grande aiuto le indicazioni contenute nella Costituzione Apostolica Evangelii Nuntiandi, nella quale Paolo VI esplicitò i punti essenziali della sua concezione del rapporto tra evangelizzazione e cultura.

Mi limito qui a richiamare l’invito a: «evangelizzare - non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici - la cultura e le culture dell’uomo», e perciò a partire «sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio» (n. 20).

Non sfugge l’assonanza con le parole dell’attuale Pontefice quando ci ricorda che la stessa “Verità” annunciata dal Vangelo «non è un possesso» bensì «un incontro con una Persona». Non a caso Papa Francesco, parlando di Paolo VI, ci ha invitati a perseverare nella ricerca di «quell’autentico umanesimo, che è sempre moderno e che non dobbiamo stancarci di rielaborare e promuovere in ogni epoca, pena il degrado della nostra stessa dignità.»

Proprio identificando nella «rottura tra Vangelo e cultura…il dramma della nostra epoca…», Papa Montini collocava la missione delle università nel mondo contemporaneo. In una lettera inviata al Rettore Giuseppe Lazzati l’8 dicembre del 1971, per i 50 anni dalla fondazione della Cattolica, scriveva infatti: «Non mai come oggi ogni scienza – pur nel rispetto della propria autonomia – ha bisogno di mettersi in ascolto delle altre scienze, e tutte necessitano di una chiarificazione filosofico-religiosa. Se questo è da dirsi per ogni università che voglia mantenersi fedele al suo titolo di Universitas scientiarum, a maggior ragione deve affermarsi per una università cattolica».

Di questa alta considerazione del ruolo degli atenei vogliamo seguitare a essere degni, servendo la Chiesa e insieme l’umanità: siamo certi che San Paolo VI continuerà a sostenerci nel vivere questa grande responsabilità.

* rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore