Studenti più consapevoli e desiderosi di mettersi alla prova, ragazzi curiosi di comprendere e toccare con mano cosa voglia dire entrare a far parte del mondo del lavoro, e volontà di individuare un ambito lavorativo in cui poter sviluppare le proprie capacità e attitudini.

Il profilo tracciato dai pedagogisti dell’Università Cattolica (Asa - Alta Scuola per l'Ambient e Cespef) nell’ambito della ricerca Sotto un nuovo cielo. Sistema formativo alleato e competente. Alternanza scuola, lavoro e università finanziata da Fondzione Comunità Bresciana, racconta di come, in seguito alla riforma scolastica attuata con la legge 107/2015, il bilancio possa considerarsi positivo in termini qualitativi.

Per capire tutto ciò il team di 12 ricercatori, coordinato dal prof. Pierluigi Malavasi, ha effettuato una ricerca qualitativa su 3 classi terze di tre licei bresciani – Istituto Salesiani di Don Bosco, il liceo scientifico A. Calini e l’Istituto Luzzago – coinvolgendo 88 studenti, 16 insegnanti referenti per il percorso di alternanza e i tre presidi degli istituti.

Strumenti d’indagine sono state le 88 interviste effettuate in diverse fasi dell’alternanza (una per ciascuno studente), i 264 questionari distribuiti a studenti e tutor, 3 laboratori riflessivi per gli studenti, 2 focus group rivolti agli insegnanti, 3 incontri con le famiglie dei ragazzi e 17 meeting progettuali.

Ampliando il raggio sul territorio nazionale i dati quadro mostrano come tra l’anno scolastico 2014/15 e il 2015/16, grazie all’obbligatorietà, il numero degli studenti coinvolti sia passato da 273mila ad un sonoro 652.641, con un incremento del 139%. Gli istituti che hanno fatto alternanza sono passati dall’essere il 54% al 96%, mentre per i percorsi attivati si registra un +154%, ovvero da 11.585 al 29.437.

Dall’altro lato vi sono poi gli enti “ospitanti” dove gli studenti sono inviati: il 36,1% sono imprese, ma anche biblioteche (il 12,4%), pubblica amministrazione nell’8,5% dei casi, enti no profit (7,6%) o studi professionali e associazioni di categoria.

Al netto dell’iniziale diffidenza generalizzata nei confronti della normativa, oggi - a tre anni dalla sua entrata in vigore – emerge un quadro in cui “studenti, docenti, scuole e famiglie collaborano, ciascuno per la sua parte, per l’esito positivo e proficuo del progetto di alternanza che, se ben orchestrato, potrebbe anche portare ad una significativa riduzione della disoccupazione giovanile” precisa Malavasi.