«L’indagine che in questo momento sta facendo la Procura di Milano è un’indagine molto seria e delicata ma non mi pare che sia prodromica a far emergere fatti ancora ulteriori che vadano al di là del fatto specifico. Certo ho letto dai giornali che ci sono una serie di imprenditori che si sono precipitati a confessare. Bisognerà capire quante persone proveranno a rendere noti i fatti a loro conoscenza per farsi un’idea». Risponde così Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, alla domanda se i fatti che hanno riempito le cronache dei giorni scorsi lasciano presagire l’avvento di una nuova Tangentopoli. Il presidente Anac è intervenuto oggi all’interno della tavola rotonda “Le ragioni e le funzioni di un’Autorità Anticorruzione” a chiusura della terza edizione del corso di perfezionamento “Anticorruzione e trasparenza”, promosso dall’Alta Scuola Federico Stella sulla giustizia penale dell’Università Cattolica. 

All'interrogativo su come equilibrare il controllo della corruzione e l’eccesso di burocrazia, Cantone ha dichiarato che «questo è oggettivamente il tema più difficile. Perché in astratto la soluzione è molto semplice: individuare i sistemi di controllo che non burocratizzano. Nella pratica quando si declinano correttamente questi meccanismi l’individuazione del giusto mezzo è difficilissimo, nel senso che l’eccesso di burocrazia certamente è un danno e per paradosso finisce per favorire la corruzione. L’eccesso di deregulation è però esso stesso un sistema che favorisce la corruzione. L’ideale sarebbe avere poche regole e chiare. La declinazione concreta è difficilissima».  

Le istituzioni scolastiche e formative come l’università possono avere un ruolo importante? «Indispensabile - conclude Cantone - in primo luogo sotto il profilo della formazione e dell’educazione perché la corruzione è anche un habitus mentale, una posizione culturale di chi in qualche modo sceglie una strada più rapida rispetto a una strada meno rapida, la strada del compromesso rispetto alla strada lineare. E poi c’è il tema della conoscenza degli strumenti che possono essere messi in campo: l’università può svolgere formazione ma soprattutto può far conoscere gli strumenti quali quelli, per esempio, dell’anticorruzione».