È per me un privilegio rivolgermi a voi in occasione di questo Convegno organizzato per ricordare la figura e l'opera del compianto Cardinale Jean-Louis Tauran.

Ringrazio tutti i presenti, in particolare S.E. il Dott. Muhammad Al­ Issa, Segretario Generale della Lega Musulmana Mondiale, che ha conosciuto e stimato il Cardinale Tauran. Devo però esprimere un particolare ringraziamento all'Università del Sacro Cuore, nella persona del suo Magnifico Rettore ed al Professor Wael Farouq, che conosco e apprezzo da tanti anni, per aver promosso e organizzato questa bella iniziativa che, vi confesso, mi ha commosso profondamente.

È passato un anno e mezzo dalla scomparsa del Cardinale Tauran eppure, come mi dicono spesso anche i collaboratori del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, è una mancanza che ancora avvertiamo con rammarico. Sua Eminenza il Cardinale Tauran ha saputo farsi amare da tutti. Speciahnente negli ultimi anni, in cui il peso della malattia è stato maggiore, il Dicastero per il Dialogo Interreligioso è stato davvero la sua famiglia "romana". Credetemi che si sono creati con lui dei veri legaini familiari che sono andati ben oltre il normale disbrigo del lavoro dell'ufficio.

A tutti è nota la sagacia e la preparazione con le quali il Cardinale Tauran ha servito per tanti anni la Sede Apostolica. Era conosciuto per la sua 'fine diplomazia'. Non vorrei dilungarmi troppo sulla sua biografia ma, per capire la sua personalità e la sua opera a favore del dialogo fra persone di religioni diverse, è necessario darne qualche tratto.

Il Cardinale Jean-Louis Tauran, era nato a Bordeaux, in Francia, il 5 aprile 1943. Dopo aver seguito gli studi presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica, entrò nel servizio diplomatico della Santa Sede nel marzo del 1975, prima alla Nunziatura Apostolica nella Repubblica Domenicana, poi presso la Nunziatura Apostolica in Libano, dove ha vissuto durante i terribili anni della guerra civile. Nel 1983, fu chiamato a lavorare presso l'allora Consiglio degli Affari Pubblici della Chiesa, in seguito Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, della quale divenne Segretario nel 1990. Nel 2003 San Giovanni Paolo II lo creò Cardinale nominandolo Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. In seguito, dal 2007 fino alla sua morte, è stato Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. È noto al pubblico per aver annunciato a tutto il mondo, in quanto Cardinale Proto-Diacono, l'elezione di Papa Francesco il 13 marzo 2013. Infine Papa Francesco, il 20 dicembre 2014, lo ha nominato Camerlengo di Santa Romana Chiesa.

Questi brevi cenni biografici ci aiutano a comprendere l'immensità dell'impegno e delle responsabilità che hanno contraddistinto il servizio ecclesiale del Cardinale Tauran. È stato davvero un collaboratore prezioso e stimato da tutti i Pontefici che ha servito. Papa Francesco, nel telegramma di cordoglio indirizzato alla famiglia del cardinale, ha scritto che "è stato un uomo che ha profondamente segnato la vita della Chiesa universale" ed ha aggiunto "conservo un ricordo commosso di quest'uomo dalla fede profonda che ha servito coraggiosan1ente fino alla fine la Chiesa di Cristo nonostante il peso della malattia". L'affetto e la stima del Santo Padre per il compianto Cardinale si sono resi visibili nella partecipazione all'intera Messa esequiale. Papa Francesco ha infatti partecipato fin dall'inizio restando accanto al feretro per tutta la durata del rito e non è un fatto usuale.

Nel riflettere su che cosa desideravo testimoniare a voi della mia n1emoria del Cardinale Tauran mi è subito venuto in mente l'ultimo viaggio che abbiamo compiuto insieme e durante il quale abbiamo incontrato anche S.E. il Dott. Muhammad Al-Issa. Infatti nell'aprile 2018 mi sono recato, assieme a Sua Eminenza, in Arabia Saudita. Ho davanti agli occhi l'immagine del Cardinale Tauran: fragile nel corpo ma forte nella fede, nella testimonianza e nel desiderio di dialogare. Davvero mi sono tornate alla mente le parole di San Paolo nella Seconda lettera ai Corinzi: «Ed egli mi ha detto: "Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (II Cor. 12, 9-10). Difatti la sua presenza in Arabia Saudita è stata grandemente apprezzata. Un viaggio un po' speciale, nella culla dell'islam, che il Cardinale Tauran ha desiderato fortemente di compiere. Ricordo solo, per dovere di cronaca, che si è trattato di un viaggio preceduto da uno analogo, compiuto nel lontano 1974 dal Cardinale Sergio Pignedoli, Presidente del Segretariato per i non cristiani, che, come inviato personale di Paolo VI, fu ricevuto a Riad da re Faisal.

Il Cardinale Tauran elogiò gli sforzi compiuti in Arabia Saudita, per mantenere relazioni positive e costruttive con i credenti di altre religioni che il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso incoraggiava e sosteneva. Sua Eminenza era infatti da sempre convinto che le buone relazioni fra cristiani e musulmani potessero dare un insostituibile contributo alla pace nel mondo, sostenendo che la vera minaccia non fosse lo scontro di civiltà, al quale non credeva, ma piuttosto lo scontro di ignoranze e di radicalismi. Nel suo discorso Sua Eminenza toccò argomenti di grande importanza ed attualità. Si soffermò sul tema della cittadinanza dicendo che si è pienamente cittadini a prescindere dalla religione di appartenenza e che non si possono usare due pesi e due misure perché ciò danneggerebbe l'immagine di persone, comunità, paesi e religioni. Era convinto che: "incontrarsi, parlare, conoscere, costruire qualcosa insie1ne sono altrettanti inviti a incontrare l'altro, e anche un invito a scoprire noi stessi. Uniamo quindi i nostri sforzi affinché Dio che ci ha creati non sia motivo di divisione, ma di unità".

Mi sono soffermato sul discorso pronunciato da Sua Eminenza in Arabia Saudita perché è stato un po' come lasciare un testamento da parte sua. Io, che ne ho raccolto il testimone, vi posso confermare che il fine diplomatico era davvero un fine tessitore di ponti di dialogo. Credeva cioè, come ha tante volte ripetuto, che "le religioni non sono il problema ma fanno parte della soluzione pertanto siamo 'condannati' al dialogo interreligioso".

Mi è tornato alla mente il viaggio del Cardinale in Arabia Saudita anche in occasione, a pochi mesi dalla sua morte, del Viaggio Apostolico di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti, nel febbraio del 2019.

È a tutti noto che ad Abu Dhabi il Santo Padre e il Grand Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayyeb hanno firmato, il 4 febbraio, il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune.

Sono certo che Sua Eminenza avrebbe approvato e sarebbe stato contentissimo di un tale documento. Una pietra miliare nel cammino del dialogo interreligioso, che non si può comprendere se non lo si inserisce nel cammino, ormai di lungo corso, delle relazioni interreligiose della Chiesa cattolica. Un cammino che ha portato avanti, con grande disponibilità e intelligenza e nella fedeltà alle esigenze di verità e di carità del Vangelo, anche il Cardinale Tauran.

La Chiesa Cattolica, fin dal Concilio Vaticano II, è stata convinta che "non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio" (Nostra aetate, 5), Proprio a proposito della Nostra aetate così si esprimeva il Cardinale Tauran: "ha esortato i cristiani ad andare incontro agli altri credenti avendo chiara la propria identità e con uno spirito di rispetto, stima e collaborazione. Chi si è posto così sulla strada del dialogo interreligioso ha potuto scoprire l'opera di Dio nelle altre religioni, quegli elementi di verità e di grazia che vi sono presenti e che sono veri e buoni. Beni preziosi, sia religiosi che umani, espressioni di verità che illuminano tutto il genere umano. In questi tempi, per tanti motivi bui e difficili, sono convinto che lo scopo del dialogo tra le religioni è quello di fare un percorso comune "verso la verità". Un percorso che deve tener conto dell'identità di chi dialoga: non si può dialogare nell'ambiguità; dell'attenzione all'altro: chi prega e pensa in maniera diversa dalla mia non è un nemico; e della sincerità delle intenzioni reciproche" (50° anniversario di "Nostra cetate", Università Gregoriana, 26 ottobre 2015).

Ecco, dunque, quali caratteristiche doveva avere il dialogo interreligioso per il Cardinale Tauran: identità, alterità, e sincerità.

Quindi nel dialogo interreligioso non si deve rinunciare alla propria fede o nasconderla, ma ci si deve far interpellare dalle convinzioni altrui e prendere in considerazione argomenti diversi dai propri. Ogni religione ha la propria identità, ma si deve accettare di considerare che Dio è anche all'opera in tutti, nell'anima di chi lo cerca con sincerità. Infine il dialogo, dunque, non nasce da tattica o interesse, ma è richiesto dal profondo rispetto per tutto ciò che nell'uomo ha operato lo Spirito, che soffia dove vuole.

Il Cardinale Tauran così diceva al Meeting di Rimini nel 2015: "Siamo quindi chiamati a condividere le ricchezze delle nostre culture e praticare le nostre religioni nel rispetto delle nostre specificità. Onde la necessità del dialogo interreligioso, che deve mirare pure a elaborare una cultura che permetta a tutti di vivere nella libertà con dignità e nella sicurezza. I credenti esistono, appartengono a questo mondo, sono solidali con la storia dei nostri giorni, sono cittadini a pieno titolo, non cittadini o credenti, ma cittadini e credenti. Offrono a tutti quel supplemento d'anima, di cui ogni società ha bisogno" (Intervento del Cardinale Jean-Louis Tauran, Meeting di Rimini, agosto 2015).

Non posso qui elencare tutti i viaggi, gli incontri, i convegni e le visite che ha effettuato nei suoi anni di presidenza del Dicastero per il dialogo interreligioso. Tantissime persone lo hanno incontrato e conosciuto, come alcuni tra i presenti, e sono certo che conservano un ricordo vivido della sua persona. Il suo tratto umano affabile, cortese, socievole e ben disposto all'ascolto era ancor più valorizzato dalla sua vena ironica, mai offensiva, e da un forte senso dell'umorismo. Chi l'ha frequentato sa bene che amava divetiirsi. La sua ironia, di fronte a situazioni complesse, alle volte è stata più risolutiva di grandi discorsi o dibattiti! Permettetemi di notare che anche questo tratto ironico e umoristico del suo carattere lo hanno reso un piacevole interlocutore per chi lo ha conosciuto, me compreso.

Ho ricordato che nel 2007 fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Con umiltà, sobrietà e anche coraggio ha accettato questo nuovo impegno al servizio del Successore di Pietro. Nonostante l'avanzare degli anni e il progredire della malattia posso testimoniare che, pur consapevole delle molte difficoltà, ha intrapreso con entusiasmo e dedizio_ne questo apostolato. Il Cardinale Tauran, diceva di se stesso: "Qualsiasi siano state le missioni che mi sono state affidate le ho sempre vissute da prete e ho voluto sempre esercitare il ministero per il quale ero stato ordinato (... ) sono prete sempre e ovunque" (Cardinal Jean-Louis Tauran, Je crois en l 'homme: "Les religions font partie de la solution, pas du problème" , Paris, Bayard, 2016). E diceva anche che: "Per un cattolico, dialogare con i seguaci delle altre religioni è prima di tutto un'esperienza spirituale, e pertanto è una grazia" (Discorso all 'Istituto Seraficum, Assisi 9 ottobre 2017).

Era un uomo che, radicato nella sua fede cristiana, è stato tenace nella speranza e non si è mai lasciato andare al pessimismo. La sua profonda spiritualità sacerdotale lo ha sempre accompagnato e contraddistinto. Il suo servizio alla Mensa non è mai stato disgiunto da quello verso i fratelli compresi coloro che appartengono ad altre religioni. Amava il suo sacerdozio e, quando i suoi numerosissimi impegni glielo consentivano, gli piaceva essere un buon "parroco" e volentieri si rendeva disponibile a celebrare matrimoni, battesimi o funerali. Durante la Settimana Santa celebrava il Triduo pasquale presso la Chiesa della quale era titolare ossia Sant'Apollinare alle Terme Deciane. Era un impegno al quale non rinunciava mai. Preparava dei testi brevi ma poi li traduceva e leggeva in lingue diverse di modo che, diceva, essendo la Chiesa di Sant'Apollinare al centro di Roma, i pellegrini e i turisti che la frequentavano potessero partecipare pienamente. Era davvero un uomo sensibile alle esigenze altrui. Ricordo anche che fino all'ultimo ha seguito con premura e assiduità il lavoro prezioso di un Istituto romano che si occupa delle persone diversamente abili.

La sua profonda e fine cultura francese, ma direi anche "bagnata" nelle acque del Tevere, gli ha consentito di avere uno sguardo ampio sul mondo, di avere uno spirito "curioso", ma sempre rispettoso, verso altre culture e religioni in ultima analisi verso tutto ciò che è umano. Una persona come il Cardinale Tauran, intrisa di cultura ma anche vogliosa di apprendere, aveva individuato un campo di collaborazione fra persone di religioni diverse: quello dell'educazione. Egli infatti pensava che l'educazione sia una chiave per promuovere l'armonia interreligiosa, la libertà religiosa, e il rispetto per le persone di differenti tradizioni religiose. Ciò implica non una semplice conoscenza intellettuale di altre tradizioni solo per superare l'ignoranza ma, ancor di più, un apprezzamento dell'altro che porta ad un ascolto autentico e a una stima genuina. Sua Eminenza riteneva che per aiutare i cristiani all'incontro con credenti di altre religioni, mentre è indispensabile che l'educazione religiosa miri soprattutto a far crescere nella propria identità religiosa, è sempre più necessario e auspicabile che si educhi anche all'ascolto dell'altro, fornendo adeguate ed oggettive presentazioni delle altre tradizioni religiose. Infatti era consapevole di quanto fossero pericolose l'ignoranza e la disinformazione che lasciano il campo libero a paure e pregiudizi. E sottolineava che, poiché l'educazione avviene principalmente, nelle scuole, nelle università, e sui soèial media, sono questi gli ambiti nei quali si deve intervenire tutti insieme, unendo le forze, per veicolare messaggi di vita, e non di mo1ie, di speranza, e non di disperazione, di costruzione della pace, e non di esaltazione della violenza e della guerra.

"Tutto ciò" diceva "dimostra l'importanza per noi cristiani di rimanere ancorati con coerenza alla nostra fede, nelle difficoltà di un mondo così plurale, senza cedere allo scoramento: per una migliore comprensione delle sfide caratteristiche di una realtà multiculturale e per testimoniare che è possibile convivere, nella convinzione che l'amore è la sola forza capace di rendere il mondo un luogo migliore per tutti" (L'Osservatore Romano, 28- 29 dicembre 2017).

Non ho sufficiente tempo per rendervi partecipi di tutte le attestazioni di cordoglio, stima ed affetto che sono pervenute al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso quando si è saputo della morte del Cardinale Tauran. Oltre a coloro che hanno preso paiie alle esequie di Sua Eminenza, tante persone di altre religioni hanno voluto rendere omaggio ad un uomo apprezzato per la sua sincerità, coraggio e apertura. Tra gli altri ha scritto un messaggio anche il Grande Imam di al-Azhar Al-med al-Tayyib, che ha definito il cardinale Jean-Louis Tauran, "un religioso che ha dato un grande contributo al dialogo interreligioso e alla promozione della cultura della comprensione reciproca". Ugualmente significativo il ricordo dell'Unione Induista Italiana che facendo riferimento agli incontri di dialogo e di preghiera con Sua Eminenza, dice che: "hanno lasciato dei semi profondi, che siamo pronti a custodire e ad impegnarci sempre più affinché crescano in alberi forti e stabili di cui ognuno possa godere i frutti. Tali frutti saranno anche un omaggio e un ricordo a quanto grande sia stato il Modello di Sua Eminenza". Potrei continuare a lungo. Ma lasciatemi concludere con un ricordo davvero particolare e commovente. Quello di Papa Francesco. Sarà un po' come se oggi prendesse anche lui la parola per fare memoria del Cardinale Tauran.

Lo scorso 31 ottobre all'Università Lateranense, in occasione di un Convegno sul Patto Educativo promosso da Papa Francesco, è stata inaugurata anche una mostra dedicata alla memoria del Cardinale Tauran dal titolo "Calligrafia per il Dialogo: promuovere la cultura di pace attraverso la cultura e l'arte". Ascoltiamo ciò che ha detto il Santo Padre: "Questo momento diventa ancor più significativo perché ci ricorda l'opera di un uomo del dialogo e costruttore di pace, il Cardinale Jean-Louis Tauran. La sua vita è stata tutta proiettata nella prospettiva del dialogo. Anzitutto il dialogo con Dio, che il cristiano, il sacerdote, il vescovo Tauran ha coltivato, a cui ha ispirato le scelte e le azioni e nel quale ha trovato conforto durante la malattia. Il secondo è il dialogo tra i popoli, i governi e le istituzioni internazionali per il quale il diplomatico Tauran si è prodigato favorendo la conclusione di accordi, di mediazioni o proponendo soluzioni, anche tecniche, a conflitti che minacciavano la pace, limitavano i diritti dell'uomo e offuscavano la libertà di coscienza. Il terzo, il dialogo tra le religioni, che ha visto il Cardinale spendersi non per riaffermare i punti già in comune, ma per ricercarne e costruirne di nuovi. Quale Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, egli ci ha fatto capire che non basta fermarsi a ciò che ci avvicina, ma è necessario esplorare nuove possibilità perché le diverse tradizioni religiose possano trasmettere, oltre che un messaggio di pace, la pace come messaggio. C'è un episodio nel suo servizio alla Santa Sede e alla Chiesa che fa comprendere le ansie e le aspirazioni, ma anche la semplicità e la profondità di questo uomo di Dio. Nel giugno del 1993 a Vienna, durante la Conferenza delle Nazioni Unite sui diritti dell'uomo, l'allora monsignor Tauran aveva appena terminato il suo intervento, richiamando il necessario dialogo tra le religioni. Nel lasciare la tribuna si trovò, per caso, di fronte un membro della delegazione dell'Arabia Saudita che chiese come fare per approfondire l'importanza del dialogo. La sua risposta fu: "Lo potremo fare quando verrò nel suo Paese". Quel desiderio lo accompagnò negli anni e trovò realizzazione solo alcuni 1nesi prima del suo ritorno alla casa del Padre con la visita svolta a Riyadh nell'aprile del 2018. La volontà di dialogare sostenne, anche nella malattia, questa figura di sacerdote, leale e disponibile, amico, che anche per me è stata importante e di grande aiuto per comprendere molte situazioni nel mio servizio di Vescovo di Roma e successore di Pietro" (Discorso del Santo Padre Francesco, Pontificia Università Lateranense, 31 ottobre 2019). Mi è sembrato opportuno rendervi partecipi di queste belle e significative parole che, nella loro interezza, ben si adattano a quanto stiamo dicendo oggi.

Il Signore mi ha dato la gioia di collaborare con il Cardinale Tauran. Vi assicuro che pur avendo lavorato assieme solo per sei anni, sono stati anni così intensi e fecondi da aver assunto il sapore di un'intera vita trascorsa insieme.