Dopo diverse esperienze lavorative e formative, fra cui il master Progettare Cultura, Debora Ramos ha co-fondato una agenzia di progetti culturale specializzata in arte visive. Pinã è una impresa culturale a 360° che organizza mostre, performance, installazioni, si occupa di pubblicazioni di libri d'arte, e forma guide didattiche per mostre d'arte.
Di cosa si occupa la tua impresa? «Pinã Cultura si propone di elaborare e sviluppare sia progetti d’arte (mostre, performances, libri d’arte) sia il coordinamento educativo delle guide per mostre, musei e gallerie. Lavoriamo con progetti che abbracciano le arti visive a tutto tondo. Abbiamo fondato la Pinã partendo dall’osservazione che in una città variegata e complessa come São Paulo, che accoglie e incorpora le espressioni artistiche più disparate in grandi festival, mostre itineranti, musei, spazi culturali pubblici e privati, esistono pochissime imprese culturali che si occupano specificamente di progetti riguardanti arti visive, soprattutto di arte contemporanea. Possiamo contare con una quantità immensa di artisti che però non hanno un appoggio adeguato per la valorizzazione dei propri lavori. La nostra impresa gestisce risorse umane, logistiche ed economiche per lo sviluppo di progetti (esposizioni, azioni artistiche prolungate, performance…) che cercano di rispondere proprio a questa esigenza».
Chi sono i vostri clienti principali? «I nostri clienti sono gallerie, musei, gruppi ed associazioni di arte e cultura. Lavoriamo con i Sesc (Serviço Social do Comércio) do Estado de São Paulo (uno dei principali centri culturali dello Stato di San Paolo, con oltre 20 spazi in varie città della regione), Casa Triangulo, La Biblioteca Mário de Andrade, la più grande biblioteca pubblica della città di San Paolo, collaboriamo con artisti come Fábio Morais, con la Fondazione Pierre Verger. Dopo aver lavorato tanti anni presso la casa editrice Cosac&Naify mi occupo ancora di libri d’arte: a breve uscirà una pubblicazione su Tunga, uno dei più importanti e influenti artisti brasiliani della sua generazione».
Perché hai scelto di approfondire la progettazione culturale? «Dopo la laurea in Arte Visive ed alcune esperienze lavorative con progetti culturali nella città di Belo Horizonte, in Brasile, ho cercato un corso in grado di unire l’interesse specifico per la cultura, cresciuto durante la laurea e la passione per l’organizzazione di progetti culturali. Un corso che potesse fornirmi delle solide basi professionali e che mi permettesse di affrontare il mercato del settore con un know how più completo e specifico».
Perché in Italia? «La mia ricerca di un master all’estero si è rivolta verso un Paese riconosciuto internazionalmente per la propria cultura, soprattutto per la valorizzazione storica del proprio patrimonio e per il lavoro sul made in Italy sviluppato su tutto il territorio. Questo Master mi ha permesso di ampliare la mia visione confrontandomi con la complessità organizzativa dei progetti culturali attraverso pratiche e dialoghi con i professionisti coinvolti. Offrendomi competenze utili anche in una realtà diversa come il Brasile, fino alla creazione di una impresa in proprio in cui sono coinvolta dal 2017: Pinã Cultura».
Perché il nome Pinã Cultura? «Il nome Pinã Cultura è un gioco di parole di difficile traduzione; nasce da un’espressione brasiliana che significa “risolvere i problemi”. Noi diciamo “resolver abacaxis” dove abacaxi (ananas) rappresenta i problemi da risolvere, le questioni complicate. In portoghese-brasiliano il termine abacaxi corrisponde a pina in spagnolo. Noi abbiamo giocato col termine spagnolo per ananas, pina, inventando Pinã. Quindi la Pinã nasce per 'risolvere i problemi complessi' e in questi anni ci siamo riusciti».