Per il terzo e ultimo appuntamento del ciclo di incontri "The Newsroom3-L'informazione va OnLine", a dibattere sul binomio digitalizzazione-giornalismo, sono intervenuti Nunzia Vallini, direttrice del Giornale di Brescia e Roberto Pacchetti, condirettore di TGR RAI, moderati da Pieluigi Ferrari, giornalista del TGR Rai.

L’incontro si è focalizzato sull’importanza della valorizzazione dell’informazione locale, indispensabile per diversificare il più possibile le notizie con uno sguardo sempre rivolto al mondo, ma mantenendo le proprie radici.

Migliorare l’offerta informativa ed abbassare l’età media degli spettatori: sono due dei tanti obiettivi perseguiti dal Giornale di Brescia e dalla sua emittete televisiva Teletutto, che da tempo sono attivi anche sul web e sui social, gestendo pagine dedicate all’informazione immediata.

"Le possibilità offerte dal web e applicate alla professione giornalistica sono paragonabili ad un mare ondoso tutto da attraversare, un territorio che oggi non abbiamo ancora del tutto esplorato. L'approdo finale - la terra, per così dire - sarà certamente un giornalismo interamente online, ma oggi è una destinazione assai lontana" interviene Pierluigi Ferrari.

Gli fa eco Pacchetti, che sottolinea come oggi il compito dell’online sia quello di affiancare i “vecchi” media, in un continuo rapporto di interscambio e sostegno reciproco, finalizzato ad ampliare il più possibile la capacità informativa sfruttando le diverse opportunità che le avanguardie ci offrono.

La ricerca di un equilibrio tra la forma e la materia comunicazionale è il traguardo a cui oggi si guarda. Non sottovalutare l’estetica fornendo un’informazione chiara e soddisfacente, per distinguersi dal caotico universo digitale, garantendo notizie veritiere e provenienti da fonti accertate.

“Il grande problema dei social network è che - come paragona Vallini - assomigliano ad una piazza in cui ci si può passare e soffermarsi, ma è molto difficile permanere ed estrarre contenuti affidabili rispetto alla realtà”. Tutti interpretano i dati in modo diverso e soggettivo, creando rumore e poca chiarezza. Nel caso del Giornale di Brescia si è addirittura arrivati all’autocensura di alcuni articoli per arginare il rischio di alimentare dibattiti troppo accesi e inadeguati da parte degli utenti che, nascosti dietro la tastiera, possono contribuire a creare disinformazione.

Anche la ricerca di scoop ed esclusive è una sfida sempre più ardua per i giornalisti: se da una parte i nuovi metodi di comunicazione possono, se sfruttati al meglio, garantire più privacy, è anche vero che la continua interazione online dà vita ad una società orwelliana, in cui i mille occhi artificiali dei nostri smartphone arrivano spesso prima dei canali di informazione ufficiali, generando caos negli spettatori e negli operatori stessi, in continua balia di un flusso incessante di tweet e notifiche.

Nell'era del digitale il giornalista non può inoltre inciampare negli stereotipi di vecchia data, ma deve costantemente mantenersi in prima linea per evitare che la comunicazione divaghi verso la sempre più grave minaccia delle fake news.

In ultima analisi: rimanere umani, informare ed entrare a fondo nella notizia per tamponare le bufale rimangono gli unici modi per favorire una sana informazione accessibile a tutti. Perché il digitale si rinnova in continuazione, "ma l’umanità non potrà mai essere sostituita da nessun software" ha concluso Ferrari.