Documenti inediti che finalmente fanno chiarezza sulle strategie della diplomazia pontificia tra Europa e Sud America nel periodo a cavallo tra il pontificato di Pio X e quello di Benedetto XV. A sollevare il velo su un periodo storico cruciale per la chiesa sono gli studiosi don Roberto Regoli e Paolo Valvo, autori del libro dal titolo Tra Pio X e Benedetto XV - La diplomazia pontificia in Europa e America Latina nel 1914 (Studium Edizioni), che è stato presentato giovedì 23 maggio all’Università Cattolica. Il volume pubblica integralmente un documento che rappresenta una fonte preziosa per comprendere obiettivi e priorità di una delle più antiche diplomazie del mondo all'inizio del XX secolo, nel contesto della crisi internazionale che precedette la Prima Guerra Mondiale. Nel caso specifico, l’attenzione pastorale della chiesa verso l’America latina e le popolazioni indigene dell’Amazzonia.
Composto da 230 pagine per lo più dattiloscritte, il documento è conservato nell'Archivio Storico della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, mentre il contesto storico in cui è stato redatto è quello del settembre 1914. L’Europa era alla vigilia della Grande Guerra e la Santa Sede affrontava un delicato passaggio di pontificato da Pio X, morto il 20 agosto, a Benedetto XV eletto il 3 settembre. L’allora Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, preposta alla gestione dei rapporti tra la Santa Sede e gli Stati, fu incaricata dalla Segreteria di Stato di redigere un dettagliato report dell'attività svolta dalla diplomazia pontificia durante il pontificato appena concluso in diversi Paesi dell'Europa continentale e dell'America Latina. Frutto del lavoro della Congregazione, coordinato da mons. Eugenio Pacelli (il futuro Pio XII), sono le relazioni presentate a papa Benedetto XV sulla situazione delle Nazioni.
Con gli autori del libro don Roberto Regoli e Paolo Valvo - rispettivamente docente di Storia contemporanea della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana dove dirige il Dipartimento di Storia della Chiesa e la rivista Archivium Historiae Pontificae, e ricercatore del Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di Scienze del territorio “Mario Romani” - si sono confrontati autorevoli studiosi, esperti del periodo storico preso in esame. Tra questi, Giuseppe Dalla Torre, già rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa), presidente del Tribunale della Città del Vaticano, che ha colto e illustrato i risvolti canonistici del libro, e Massimo de Leonardis, docente di Storia delle relazioni e delle istituzioni internazionali nella facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica, ha tratteggiato il contesto storico dell’epoca.
«Il volume è il frutto del proficuo rapporto tra i due istituti di ricerca alla quale appartengono gli autori», ha detto la direttrice del Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di scienze del territorio “Mario Romani” Maria Bocci, moderando il dibattito. «Il che fa ben sperare in vista di future collaborazioni anche in considerazione dell’annunciata apertura degli archivi del pontificato di Pio XII». Che è lo stesso auspicio del nunzio apostolico in Nigeria, monsignor Antonio Guido Filipazzi, intervenuto alla presentazione non solo per la sua esperienza al servizio della Santa Sede in contesti difficili ma anche in qualità di studioso di storia della diplomazia pontificia. Al termine della sua relazione ha invitato gli studiosi a non attendere soltanto l’apertura degli archivi pontifici del periodo di Pio XII ma a fare le loro ricerche anche negli archivi attualmente a disposizione. Perché «lo studio e la ricerca del passato diventano consolazione nei problemi dell’oggi».