Un etto di cibo buttato nel cestino per ogni alunno. È l’entità dello spreco alimentare tra gli allievi delle scuole primarie secondo una ricerca condotta dall’Alta Scuola per l’Ambiente (Asa) tra poco più di mille bambini di 12 istituti di Brescia e provincia. I ricercatori non solo hanno intervistato gli alunni ma hanno verificato la quantità di avanzi di un pranzo nella mensa scolastica. Se i ragazzi per il 73% del totale hanno la percezione di non sprecare molto cibo, la pesatura non mente e parla di 90-100 grammi in media per alunno.

Un dato preoccupante, che si inserisce in un fenomeno complessivo più ampio, che pone interrogativi sugli squilibri di consumo nel mondo e sulla disparità sociale tra chi spreca e chi non ha da mangiare. Stando ai dati del Rapporto Waste Watcher 2015, lo spreco alimentare costa ogni anno mille miliardi di dollari, una cifra già enorme, ma che sale a 2.600 miliardi se si contano anche i costi legati allo spreco di acqua e all’impatto ambientale.

Solo l’Unione europea ogni anno spreca 90 milioni di tonnellate di cibo, di cui 47 milioni in ambiente domestico. In Italia lo spreco alimentare vale, invece, oltre 13 miliardi di euro all’anno, circa l’1% del Pil. Di questi, circa 8,4 miliardi di euro sono riconducibili agli sprechi domestici, ben 6,7 euro settimanali a famiglia.

Tutto questo stride se lo si confronta con un altro dato: in Italia la povertà assoluta è tornata drammaticamente a crescere colpendo 4 milioni e 598 mila persone. Sono più di 670 mila le persone indigenti in Lombardia, 100 mila in più dello scorso anno.

Da queste considerazioni ha preso avvio il progetto di ricerca “Think, Eat Don’t Waste. Previeni lo spreco alimentare, educa” co-finanziato da Fondazione Cariplo, diretto dal professor Pierluigi Malavasi e coordinato dalla dottoressa Sara Bornatici di Asa.

L’iniziativa si propone di rispondere a questi interrogativi esplorando senso, possibilità e limiti di un’educazione alimentare rivolta ad alunni e genitori delle scuole primarie della provincia di Brescia attraverso la sperimentazione e la relativa riflessione sullo spreco del cibo che si genera nel consumo dei pasti a scuola.

In questo contesto è evidente che la riduzione degli sprechi alimentari si pone come uno strumento importante per conseguire la sicurezza alimentare a livello mondiale, redistribuire risorse, diminuire i rischi ambientali e ottimizzare processi e ridurre perdite finanziarie.

La sfida da raccogliere è: come educare le nuove generazioni a un corretto uso delle risorse alimentari facendo loro comprendere che “molto” e “meglio” non coincidono e che avere tanto non produce maggiore felicità?

Per fare questo l’Asa ha già promosso una serie di iniziative di formazione per i genitori, la partecipazione degli alunni in qualità di volontari alla XX Giornata Nazionale per la Colletta Alimentare (hanno già aderito in 550) e il lavoro in classe con gli insegnanti. Alla fine del percorso verrà premiata la scuola più virtuosa nel corso di un evento pubblico.