«Le università devono insegnare agli studenti a saper pensare e le imprese a saper fare: ma i giovani sono gli stessi. Per questo occorre costruire reti che parlino tra loro». La sfida lanciata dal professor Giovanni Marseguerra, direttore dell’Osservatorio per il Territorio (OpTer) dell’Università Cattolica, è stata raccolta dal presidente degli industriali bresciani Giuseppe Pasini, alla guida del gruppo Feralpi, tra i leader europei nella produzione di acciaio con 2.100 dipendenti. 

Secondo il presidente dell’Associazione Industriale Bresciana (Aib), che prende a modello la Germania dove ha un’azienda con 600 addetti, per recuperare il ritardo degli ultimi dieci anni in termini di occupazione serve un grande investimento in formazione e ricerca. «Le nostre aziende devono fare riferimento per questo all’università e investire, contemporaneamente, sulla formazione interna».

Solo così, insieme, si vince la sfida della digitalizzazione. È il messaggio che emerge dal seminario “Il sistema produttivo bresciano e le sfide della trasformazione digitale” promosso da (OpTer) nella sede di via Musei del campus di Brescia dell’Ateneo. All’incontro, moderato dal direttore del Giornale di Brescia Nunzia Vallini, è intervenuto, insieme al direttore dell’Osservatorio e al presidente di Aib, il presidente del Comitato scientifico strategico di AlmaLaurea Gilberto Antonelli.

Secondo il professor Antonelli, che ha illustrato tutta una serie di dati relativi all’offerta e alla domanda di graduate job, cioè di posti di lavoro per laureati, la provincia di Brescia è più simile ai Paesi del nord Europa per la polarizzazione della domanda: aumenta, cioè, molto di più la distanza tra richiesta di skill elevati rispetto a quella di profili professionali medi o bassi. Un territorio che risponde, in questo modo, alla domanda di industria 4.0. E giustifica l’appello lanciato dal professor Antonelli: «A parità di condizioni la formazione universitaria paga, in termini di lavoro e di reddito».

Ma occorre proseguire nell’investimento della trasformazione digitale. «Se Impresa 4.0, voluta dal ministro Calenda, ha promosso una forte innovazione nei macchinari, ora serve il passo ulteriore, quello delle competenze» ha affermato il professor Marseguerra. «È qui che bisogna creare un canale privilegiato tra sistema produttivo e mondo della ricerca e dell’università, per traghettare le imprese verso lo sviluppo tecnologico. Un’area strategica in cui Brescia può esprimere un modello virtuoso di collaborazione».

Il presidente Aib Pasini non ha dubbi: «Nei prossimi cinque anni mancheranno circa 100mila addetti diplomati e laureati nell’industria manifatturiera. Mancherà, cioè, quasi il 30-40% di giovani che traghetterà le nostre imprese nella sfida della digitalizzazione, fatta di ricerca, innovazione ed efficienza». Da qui l’appello ai tanti studenti, soprattutto di Scienze politiche e sociali, presenti in sala, a essere pronti e disponibili a cogliere, le opportunità di questa trasformazione. Che inizia formandosi nelle aule delle università ma prosegue non smettendo mai di imparare dentro le imprese e le organizzazioni. Vicino o lontano che siano da casa.