Lorenzo Biondi ha la fortuna di guardare il mondo da un osservatorio privilegiato. Lavora a Bruxelles come speechwriter di Federica Mogherini ed è arrivato al fianco dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dopo essersi occupato di Medio Oriente come giornalista. Ha lavorato per Apcom, 30Giorni e per Europa, dove è stato responsabile della sezione Esteri.

Lo speechwriter è stato ospite il 14 aprile del corso di Comunicazione e politica della facoltà di Scienze politiche e sociali, tenuto dal professor Luca G. Castellin. La sua lezione su Comunicazione politica e Public diplomacy di Federica Mogherini è stata l’occasione per intervistarlo sulle questioni più spinose dello scenario geopolitico attuale.

A partire dal caso Regeni, su cui è arrivato un segnale positivo dall’Unione europea. “Pronti a sostenere l’Italia”, sono state le parole dello staff dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri. A Lorenzo Biondi chiediamo quali misure verranno prese per risolvere la crisi diplomatica che oppone l’Italia all’Egitto.

«Federica Mogherini ha ribadito al ministro Gentiloni la disponibilità dell’Unione europea a sostenere l’Italia sulla vicenda Regeni – spiega Biondi – nei modi che l’Italia dovesse ritenere utili. Le eventuali misure da adottare vanno valutate insieme, seguendo una strategia comune».

Mogherini ha ribadito il pieno impegno europeo per sostenere la Libia di Fayez al-Sarraj. Riuscirà il nuovo governo di unità nazionale a guidare la lotta contro l’Isis? «L’arrivo del governo di unità a Tripoli è un passo avanti importante per la stabilizzazione della Libia, e ci si è arrivati dopo mesi di lavoro per cercare una soluzione politica. Ora bisogna evitare di ripetere gli errori del passato: il futuro della Libia è dei libici, l’iniziativa politica spetta a loro. L’Unione Europea è pronta ad aiutare il nuovo governo: sono già state fatte delle proposte concrete, ma si dovranno soprattutto ascoltare le richieste e i bisogni dei libici. È questa la premessa per sconfiggere l’Isis: servono istituzioni stabili e funzionanti per contenerne l’espansione. Abbiamo visto, infatti, che il cosiddetto Stato Islamico fatica a radicarsi senza il sostegno delle milizie e dei diversi attori presenti sul territorio».

Da pochi giorni, a Ginevra, sono ripresi i negoziati di pace sulla Siria. Quali potrebbero essere le soluzioni per il conflitto? È vero che l’Unione è divisa sul futuro di Assad? «Tutta l’Unione è d’accordo che è impensabile che, al termine di una fase di transizione, Bashar al-Assad resti alla guida della Siria. Ma devono essere le parti siriane a iniziare il processo politico e a definire insieme i tempi e i modi della transizione. La speranza è che i negoziati di questi giorni a Ginevra possano produrre effetti concreti per la Siria: il tempo a disposizione potrebbe non essere molto».

Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk si è detto pronto a dimostrare solidarietà a Italia e Malta sulla questione dei migranti. In che cosa consiste l’accordo raggiunto con la Turchia? «L’accordo ruota intorno a due idee. La prima è dare un aiuto concreto non al governo turco, ma a oltre due milioni di profughi siriani ospitati nel Paese: quei soldi andranno a finanziare scuole e ospedali, cibo e tende per i rifugiati. La seconda è evitare che chi scappa dalla Siria metta a rischio la propria vita su imbarcazioni di fortuna. Esistono canali legali di accesso all’Europa, a cui i rifugiati hanno diritto in base al diritto internazionale ed europeo. Sappiamo anche però che l’accordo Ue-Turchia non può funzionare senza un meccanismo efficace e permanente di redistribuzione dei rifugiati in tutta l’Europa. Possiamo garantire lo Spazio Schengen solo riscrivendo quelle regole che non funzionano più, a partire dalla Convenzione di Dublino».

L’Iran, dopo l’accordo sul nucleare, ha riacquistato il suo ruolo geopolitico strategico nel Golfo Persico. Quali effetti benefici sono previsti dal punto di vista commerciale? «Le preoccupazioni sul programma nucleare hanno ostacolato per anni i rapporti tra la comunità internazionale e l’Iran. Risolta quella questione, si sta aprendo un dialogo nuovo: sette Commissari europei saranno in Iran nel weekend per parlare – tra l’altro – di energia, migrazione e possibilità di lavoro. L’Iran esercita un’influenza molto forte in Medio Oriente, per cui è fondamentale che venga coinvolto nella soluzione di situazioni critiche. Per tutte le crisi aperte in questo momento si intrecciano dinamiche locali e regionali: si possono avanzare soluzioni pacifiche solo attraverso la partecipazione di tutti i protagonisti».