charity work program
        
        
        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Giuseppe, studente del quarto anno di Medicina, non immaginava che il Charity Work Program in Uganda sarebbe stata l’esperienza più bella e più forte della sua vita. «Al Benedict Medical Centre ho imparato ad allargare il mio orizzonte. Spero di tornarci»
 
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        In Uganda, Carmelo, futuro dottore in formazione al campus di Roma, ha scoperto significati nuovi nella relazione medico-paziente: offrire ascolto attivo all’umanità del malato. «Le parole ricevute mi accompagneranno nel percorso di studi e nella vita»
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Giada, studentessa al quinto anno di Medicina, è tornata dal Charity Work Program in Uganda con la certezza che non bisogna illudersi di poter cambiare le abitudini e la mentalità di un popolo ma che si possa cooperare per fornire mezzi ed educazione
 
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Per Daniele di Medicina a Chirurgia, che ha messo in pratica cinque anni di conoscenze in una realtà diversa da un punto di vista sociale e clinico come l’Uganda, il Charity Work Program è stata un'occasione di crescita professionale e ancor di più personale
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Gaia, studentessa di Scienze politiche e sociali, ha visto cosa c’è dietro il Paese delle spiagge bianche: la povertà dei bambini accolti e protetti dal “Giardino degli Angeli” ma anche la determinazione di chi lotta, con gioia, perché le cose cambino
 
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Arianna, studentessa di Scienze linguistiche, ha speso il suo Charity Work Program nel “Giardino degli Angeli” di Canavieiras, in Brasile, in mezzo ai bambini della zona più povera della città. Un racconto fatto di colori, profumi, sorrisi, sguardi
 
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        L’Africa, con i suoi bambini, il traffico, le canzoni e il suono dei tamburi trasuda voglia di vivere. Quella che hanno Rosalba e Giulia, di Scienze politiche e sociali, che hanno misurato a Dakar la loro vocazione alla cooperazione allo sviluppo
    
        charity work program 2017
        
        
        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Tra luglio e ottobre, 45 studenti hanno frequentato, in 17 Paesi in via di Sviluppo, la “scuola” che apre gli occhi sul mondo e fa bene al Cv, come rivelano i racconti di viaggio. E ora parte la prima edizione invernale: la cooperazione non si ferma mai
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Dalle baraccopoli di Nairobi, dove una mamma è disposta a mandare il figlio tra gli scarti per permettersi un pasto, salgono domande senza risposta. Ma Alberto, studente di Scienze politiche, negli occhi dei bimbi ha visto ancora una speranza per l’umanità
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Angela, nel suo Charity Work Program in Ghana, si è misurata con il fenomeno della migrazione e della miseria che l’accompagna. Il senso di colpa che, da occidentale, ha provato si è trasformato in riflessione e azione. La cooperazione sarà la sua strada
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Per Andrea, studente di Giurisprudenza che ha vissuto il suo Charity Work Program in due riformatori minorili di Accra, in Ghana, la cooperazione è incontro tra diverse culture e capacità di calarsi con umiltà in un luogo lontano per dare il proprio apporto
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Ilaria, studentessa di Economia a Roma, ha organizzato un piccolo corso per le mamme dei villaggi. Oltre a far cadere le barriere culturali giocando con i bambini. «Con il volontariato se non cambi la tua vita puoi cambiare almeno la giornata di un altro»
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Martina, di Scienze linguistiche, è partita per il Charity Work Program in Etiopia, con l’idea di fare qualcosa per i bambini ma è tornata ricevendo di più. «Ho imparato a dare la giusta importanza ad alcune cose e a non dare per scontato tante altre»
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Alessandra, studentessa di Scienze linguistiche, era partita per Debre Birhan con l’idea che il volontariato potesse fare bene a chi riceve aiuto ma anche a chi lo dona. Una certezza che è stata confermata dall’attività con i bambini della missione
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        L’#altraestate in Bolivia non ha riservato a Giorgia spiaggia, mare e selfie tattico. Ma qualcosa in più: la certezza di aver intrapreso il giusto percorso di studi in cooperazione internazionale. Non salverà il mondo ma ha intuito la strada della felicità
    
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        by  | 14 dicembre 2017
        
        
        Per Ivano, studente alla facoltà di Scienze politiche e sociali, il Charity Work Program in Bolivia, è stato un vero e proprio stage professionalizzante. Ma insieme alle skills acquisite, che lo aiuteranno nel lavoro, è stato una palestra dell’intercultura
    
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        by  | 13 dicembre 2017
        
        
        Mettere alla prova gli studi in psicologia ma soprattutto scoprire la forza dei legami tra le persone. Nel Charity Work Program in Bolivia, Sara, lavorando con i bambini di un centro di riabilitazione neurologica, ha trovato conferma su cosa farà da grande
    
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        by  | 13 dicembre 2017
        
        
        Giulia, di Scienze politiche e sociali, ha lavorato al progetto “Tessere culture” che valorizza il lavoro artigianale delle donne per promuoverne l’indipendenza. Un artigianato protetto dallo sfruttamento che, grazie a lei, ora gira su Facebook e Instagram
 
    
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        by  | 13 dicembre 2017
        
        
        Marianna, di Scienze politiche e sociali, ha operato con le donne di Hilando Culturas a La Paz: con il lavoro artigianale nella moda etica, custodiscono la tradizione, proteggono l’ambiente sono liberate dallo sfruttamento e mantengono le loro famiglie