di Marianna Alcini *

La Paz, capitale della Bolivia, città sul tetto del mondo a 4.000 metri di altezza. Eppure, la cosa che più mi rimarrà impressa nella mente, oltre alla sua bellezza contornata dal monte Illimani, saranno sicuramente i colori allegri e vivaci delle Cholitas, le tipiche donne boliviane vestite con ampie gonne, bombette e lunghe trecce, che sfilano veloci per la città.

Proprio con loro ho avuto la fortuna di lavorare, partecipando al progetto Hilando Culturas promosso dalla Ong ProgettoMondo Mlal. La missione era di promuovere l’artigianato locale boliviano e in particolare quello dell’organizzazione Comart che riunisce 30 gruppi di donne artigiane. Proprio grazie a questo progetto è infatti possibile custodire tutte quelle tecniche antiche di tessitura che queste donne si tramandano di generazione in generazione; tecniche complesse, che richiedono tempo e soprattutto pazienza. Grazie a questa occupazione, sono loro sono che riescono a mantenere la propria famiglia e i propri bisogni.

Il lavoro svolto dalle artigiane fa parte di un concetto molto più ampio, quello di moda etica e di tutela dell’ambiente. L’assenza di sfruttamento della manodopera, prezzi giusti in grado di coprire il costo dei materiali e del lavoratore, la trasparenza della produzione, coloranti naturali e rispettosi dell’ambiente: sono tutti aspetti che rendono speciale un progetto come Hilando Culturas.

Durante la permanenza ho avuto modo di osservare da vicino il processo di produzione di tutti i capi che le artigiane producono ogni giorno, all’interno di comunità quasi del tutto gestite da donne.

L’idea di poter dare il mio contributo a un progetto che aveva aiutato e stava aiutando queste donne a essere indipendenti e autosufficienti mi ha coinvolto da subito. In poco tempo mi sono sentita anch’io parte di quella comunità che ci aveva accolte con tanta semplicità, in un Paese in cui le condizioni economiche e sociali sono tutt’altro che semplici.

Non dimenticherò le pause mate (i tipici infusi boliviani) e marraquetas (pane tradizionale di La Paz) condivise con le artigiane il pomeriggio dopo lavoro; i pranzi passati a confidarci i segreti per una pasta italiana perfetta e a imparare ricette boliviane; i colori delle fitte case che riempiono il panorama della città; l’odore delle salteñas appena sfornate la mattina e il tramonto alle spalle del monte Illimani.

Ma soprattutto non dimenticherò mai i volti di questo popolo così silenzioso che con un semplice sorriso è in grado di parlare più di chiunque altro.

* 23 anni, di Viterbo iscritta al secondo anno del corso di laurea in Politiche per la Cooperazione internazionale allo Sviluppo, facoltà di Scienze politiche e sociali, campus di Milano

http://milano.unicatt.it/facolta/scienzepolitichesociali