Proprio nel giorno in cui il rettore partecipa all’evento di rilancio del Global compact on education, voluto da papa Francesco, il “Corriere della Sera” pubblica un editoriale a firma del professor Franco Anelli sull’importanza di “ripristinare la conoscenza come riconosciuto valore sociale”. Secondo il rettore “occorre disseminare la cultura come condizione personale diffusa, non come privilegio. In questa prospettiva diviene decisiva l’azione educativa”. E il ruolo determinante delle università


di Franco Anelli, rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

«Società della conoscenza» e «capitale umano»: formule ripetute da tempo e così di frequente da farle apparire ormai stanche e sfibrate, da far dubitare che le promesse, che implicitamente trasmettevano, di miglioramento della qualità dei rapporti sociali ed economici grazie alla valorizzazione del sapere non potranno essere mantenute; anzi siano già state tradite. Prevale infatti un atteggiamento di diffidente svalutazione della conoscenza, fondato su una sorta di rivendicazione dell’ignoranza arbitrariamente rappresentata come garanzia di impermeabilità ai «poteri forti».

L’emergenza sanitaria ha in parte ridato respiro a un’idea della conoscenza intesa non solo come qualità individuale, ma come bene sociale primario e indispensabile: davanti a un rischio incombente e ignoto la collettività ha rivolto lo sguardo a coloro che apparivano depositari di competenze che potessero offrire indicazioni avvedute per affrontare la crisi nella sua fase più acuta, e ancor più ha riposto speranza nella ricerca scientifica, confidando che dal lavoro degli studiosi arriverà la soluzione, e con essa la salvezza.

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