«Finché l’ecosistema globale si reggeva su regole tese a gestire la circolazione essenzialmente di beni e persone, la diplomazia metteva a confronto soggetti simili che condividevano riti, regole e schemi culturali non troppo differenti tra loro. Oggi, in un mondo in cui la circolazione fondamentale è quella delle informazioni e in cui tutte le nazioni e le potenze sembrano più vicine nello spazio pur mantenendo le distanze, la diplomazia diventa essenzialmente culturale. Per fare diplomazia oggi occorre costruire una relazione con un soggetto altro». È questo uno dei passaggi centrali dell'indirizzo di saluto che il Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli ha rivolto ai partecipanti all’ultima edizione del Corso internazionale in “Cultural and Digital Diplomacy for International Relations” promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e alla folta rappresentanza di Ambasciatori riunitisi oggi, giovedì 12 settembre a Roma, in occasione della consegna dei diplomi a 16 studenti provenienti da tutto il mondo, al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. 
 


«Se al tempo degli imperi prima e delle superpotenze poi – ha poi aggiunto − le strategie geopolitiche vivevano del confronto tra entità omogenee che con la diplomazia, le guerre e i trattati dirimevano questioni politiche o commerciali, nel mondo veloce e connesso di oggi la diplomazia, per essere efficace, dev’essere essenzialmente culturale, nel senso di dialogo tra culture. E proprio perché il flusso delle informazioni è alla base dell’attuale scenario geopolitico, necessariamente diviene anche Digital Diplomacy».

Di grande attualità il tema dell’incontro, intitolato “Il ruolo strategico della diplomazia della cultura nell’attuale scenario geopolitico”, organizzato alla Farnesina in occasione del Graduation Day del Master in Cultural Diplomacy, offerto dall’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo (ALMED) dell’Università Cattolica.
Straordinaria la platea composta da 25 ambasciatori da tutto il mondo (Cina, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Bulgaria, Serbia, Slovacchia, Lettonia, Estonia, Georgia, Svizzera,  Turchia, Tunisia, Emirati Arabi, Australia, Brasile, Canada, Indonesia, Filippine, Nigeria), che hanno ascoltato  i contributi proposti da Nick Cull, Global Advisor on Public Diplomacy, e Direttore del Program in Public Diplomacy di University of Southern California, ed Eike Schmidt, Direttore del Museo degli Uffizi d Firenze.

  «I valori al centro di un modello ideale di Cultural Diplomacy, cioè la ricerca della pace e della comprensione universale attraverso il linguaggio universale della cultura e delle arti, sono oggi sempre più decisivi per costruire la reputazione globale di un Paese, riaprire dialoghi geopolitici interrotti e realizzare progetti di riconciliazione in aree di post-conflitto. E tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare, anche sul piano della ricerca e della formazione accademica, affinché tale approccio diventi un pilastro solido e permanente della politica estera e l’efficace strumento di una solida strategia di soft power». Così ha affermato Federica Olivares, Direttrice e ideatrice del Programma in Cultural Diplomacy dell’Università Cattolica nel suo intervento in cui ha illustrato temi, obiettivi e contenuto del programma formativo in occasione del Graduation Day.

Il Master in Cultural Diplomacy della Cattolica propone un modello formativo che attraverso il linguaggio universale delle Arti, offre a studenti internazionali la capacità di contribuire alla costruzione della reputazione globale di Soft Power per un Paese, di riaprire dialoghi geopolitici interrotti e costruire progetti di riconciliazione fra popolazioni in zone di post-conflitto. Per questa edizione gli studenti che hanno conseguito il Master provengono da Bulgaria, Canada, Coazia, Etiopia, Grecia, Iran, Italia, Nigeria, Perù, Serbia Spagna, Turchia Venezuela. 

«È questa la ragione – ha concluso Olivares – per cui un grande ateneo come l’Università Cattolica ha dato vita a un Programma internazionale in “Cultural and Digital Diplomacy for International Relations”: un Programma aperto al mondo, frequentato da studenti provenienti da 4 Continenti e 15 Paesi, e che fa parte integrante dell’offerta globale dell'Ateneo. C'è infatti grande bisogno, anche in questo settore, di formazione basata su una ricerca di qualità e di innovazione. E su questo punto il nostro programma può vantare una faculty e relazioni di elevato spessore internazionale».