Mi chiamo fra Francesco Lo Presti, frate minore della provincia San Bonaventura che abbraccia il territorio dell’Abruzzo e del Lazio. Sabato prossimo 4 novembre alle ore 17.00 sarò ordinato diacono da Sua Eccellenza Monsignor Claudio Giuliodori presso la Chiesa Centrale dell’Università Cattolica Sacro Cuore a Roma. Il Ministero del Diaconato è il primo grado del Sacramento dell’Ordine ed è il Ministero del Servizio, il Ministero di Cristo Servo. Ho scelto di essere ordinato “al Gemelli” perché il mio servizio al prossimo è iniziato nelle corsie dello stesso ospedale. Mi sono laureato in medicina presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica nel 2006. Negli ultimi anni di studio frequentavo il reparto di Chirurgia Toracica. Il Diaconato non è tanto una mia scelta quanto piuttosto la risposta a una proposta che il Signore Gesù mi sta facendo e mi dona di accogliere. Infatti tale ministero fiorisce all’interno della mia vocazione francescana, ne è espressione concreta e personale. Anche la professione medica è per me riflesso della stessa vocazione. Sono siciliano e sono cresciuto in una famiglia cristiana, ho da sempre desiderato e cercato la volontà del Signore nella mia vita. Mi sono lasciato guidare dal comandamento dell’amore “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Ho costruito la mia storia e i miei progetti di vita a partire da questa esortazione all’amore. Ho scelto lo studio della medicina per essere vicino al malato, per sostenerlo, guarirlo, essergli di aiuto. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia in Cattolica ho iniziato la specializzazione in Chirurgia Generale presso il Campus Biomedico. Vedevo che il mio progetto di vita gradualmente stava prendendo forma. Ero medico, lavoravo, ero fidanzato. Il mio desiderio era vivere per la famiglia e per i malati, non immaginavo che il Signore avesse pensato altro per me. La vocazione nasce da un incontro personale con l’amore di Dio. Lui si è fatto presente nella mia storia nella mia relazione con lui e nella relazione con i malati. In un momento particolare e preciso ha toccato il mio cuore e mi ha riempito di un amore mai provato che nasceva dalla contemplazione e dalla preghiera a Gesù Crocifisso. Quell’amore di Gesù in croce, che sentivo rivolto a me personalmente, mi ha trasformato e rinnovato dentro, cambiando il mio modo di vedere la realtà e le persone. Quello stesso amore lo iniziavo ad avvertire e sperimentare con i malati che incarnavano Gesù amore crocifisso che ama sino alla fine anche nella povertà e nella nudità. Dal desiderio di amare l’altro sono passato a riconoscere che prima di tutto sono l’amato. Ed è a partire da questo amore che il Signore mi dona che posso amare il prossimo. Tutto questo avveniva all’interno di un percorso francescano che avevo intrapreso e che gradualmente mi ha aiutato a guardare dentro la mia storia, il mio desiderio la presenza del Signore. Più camminavo più mi sentivo amato e andavo in cerca di come restituire tutto questo amore. Ho colto alla fine che il Signore mi chiamava a vivere come San Francesco, che non si mette solo dalla parte del povero, ma si fa esso stesso povero per amare e restituire tutto al Padre donandosi ai fratelli nell’umiltà. La mia vita francescana, il diaconato stesso che sto per ricevere e vivere sono per me espressione del desiderio di una vita sempre più intima con il Signore senza trattenere nulla per me, ma offrire tutto ciò che ricevo perché anche l’altro possa sperimentare lo stesso amore che mi vive dentro, quello di Cristo. Non sono più in ospedale a curare i malati, ma in un convento de L’Aquila a servire i fratelli e i giovani. Il desiderio di amare l’altro è fiorito e continua a stupirmi, rinnovando e confermandomi nella risposta alla chiamata del Signore a essere un con Lui e come Lui a servizio dei fratelli.

La frase che ho scelto per il mio diaconato è “come ho fatto io a voi” ed è parte del versetto 15 del capitolo 13 di Giovanni in cui viene raccontato il gesto della lavanda dei piedi che Gesù, amandoli sino alla fine, compie verso i discepoli, esortandoli a fare come ha fatto lui. Chiedo al Signore di donarmi la grazia di fare anche io lo stesso, abbassandomi e servendo dal basso gli uomini e le donne, accompagnandoli all’incontro con il Signore che ama tutti sino alla fine e che desidera il nostro bene.

Il testo dell'Omelia di S. E. Mons. Claudio Giuliodori