Whatsapp, Facebook e Instagram la giocano da padroni tra gli adolescenti lombardi. Abbastanza riservati, consapevoli della web reputation e dei rischi che corrono online (come cyberbullismo, sexting e abuso dei dati personali), i ragazzi si dimostrano preparati ad adottare strategie per far fronte a eventuali situazioni di stress emotivo rivolgendosi a figure adulte come la madre o gli insegnanti.

È quanto emerge dalla ricerca “Web reputation e comportamenti online. L’esperienza dei giovani lombardi”, realizzata da OssCom (Centro di ricerca sui media e la comunicazione) dell’Università Cattolica per Co.Re.Com Lombardia (Comitato Regionale per le Comunicazioni).

Lo studio è stato presentato oggi presso Palazzo Pirelli a Milano durante l’incontro “Tutela dei minori sul web e cyberbullismo – Work in progress. Strategie di intervento e soluzioni istituzionali”, che è stata anche l’occasione per esplicitare i dati emersi dai primi due anni di attività dello Sportello Help Web Reputation Giovani del Corecom Lombardia.

Protagonisti dell’indagine, curata da Piermarco Aroldi, direttore OssCom, Giovanna Mascheroni e Nicoletta Vittadini dell’ateneo di largo Gemelli, sono stati 500 giovani tra 11 e 18 anni utenti di internet che hanno risposto a un questionario sull’uso dei social network, sulle pratiche comunicative più diffuse, sulla frequenza di eventi collegati ai rischi tipici delle piattaforme online e sugli strumenti di coping usati per fronteggiarli.

A proposito dell’uso dei social media si rileva che è particolarmente diffuso tra i preadolescenti (11-14 anni) e gli adolescenti (15-18 anni) lombardi che accedono a Internet; infatti, l’84% degli utenti tra gli 11 e i 18 anni ha un profilo su un sito di social network (SNS), con una percentuale maggiore fra gli adolescenti (93%, contro il 75% dei preadolescenti), e fra i maschi (86%, contro l’82% delle ragazze).

I tre social network più usati sono WhatsApp (44%), Facebook (39%) e Instagram (10%), ma la loro preferenza risente di alcune variabili sociodemografiche. Se WhatsApp è l’applicazione social più utilizzata in assoluto, Facebook risulta molto popolare fra i maschi (44% contro il 33% delle femmine) e gli adolescenti (42% contro il 35% di chi ha meno di 14 anni). Instagram invece è più frequente fra le femmine (16%) e i preadolescenti (17%).

Rispetto all’uso del profilo pubblico o privato dalla ricerca emerge che quasi due terzi degli intervistati hanno un profilo privato (64%), mentre il restante terzo ha un profilo pubblico (33%). La percentuale di chi ha un profilo pubblico è maggiore fra i maschi (37%) e i preadolescenti (37%). Le informazioni personali condivise sul profilo dalla maggioranza degli intervistati includono una foto che mostra chiaramente il proprio volto (75%), foto o video personali (72%), il cognome (62%), l’età vera (58%). La metà degli intervistati condivide la scuola frequentata.

I giovani lombardi sembrano più riservati e prudenti rispetto ad altre informazioni, come le relazioni sentimentali (23%), il numero di telefono cellulare (21%), e l’indirizzo di casa (6%). Gli adolescenti mostrano una maggiore propensione alla condivisione delle proprie informazioni personali, mentre i preadolescenti si rivelano più prudenti; in modo analogo le ragazze tendono a condividere meno informazioni personali rispetto ai loro coetanei maschi.

Un’altra analisi significativa riguarda la consapevolezza che i giovani lombardi sembrano avere dei rischi di una cattiva gestione della propria reputazione online e le azioni conseguenti. La pratica “correttiva” più diffusa riguarda la gestione della propria lista di contatti, con la cancellazione di amici o contatti non più desiderabili (61%); il 42% degli intervistati ha cancellato o modificato cose che aveva pubblicato in passato, il 35% ha tolto il suo nome da foto in cui era stato taggato da altri, e il 26% ha cancellato commenti che altri avevano pubblicato sul suo profilo. In via “preventiva”, invece, il 36% degli intervistati ha deciso di non pubblicare qualcosa per paura che potesse danneggiare la sua immagine, il 27% ha pubblicato messaggi in codice che solo alcuni amici potessero capire e il 24% ha migliorato il proprio aspetto in una foto con qualche software. Ancora una volta, le ragazze e i preadolescenti si dimostrano più prudenti dei maschi e degli adolescenti.

Anche rispetto ai rischi dei social media i ragazzi lombardi risultano preparati. Quelli più diffusi sono il bullismo, sia offline che online (29%), seguito dal sexting (23%) e dall’abuso dei dati personali, con percentuali variabili a seconda delle sue diverse forme (da un massimo di 25% a un minimo di 3%). Il bullismo offline è ancora più diffuso di quello online; il cosiddetto cyberbulling è però diffuso su tutte le piattaforme di SNS: il 36% delle vittime lo ha sperimentato su Facebook, il 27% su WhatsApp e il 19% tramite chiamate e SMS sul proprio cellulare.

Per quanto riguarda il sexting, le piattaforme più pericolose sono Facebook (53% delle vittime) e WhatsApp (35%). La forma di abuso dei dati personali più diffusa è il tagging indesiderato su foto rese pubbliche da altri utenti (25%) e, a scalare, la pubblicazione indesiderata di proprie immagini fotografiche (12%), l’uso o la diffusione di informazioni personali da parte di altri (rispettivamente 9% e 6%), il furto di identità (6% su smartphone, 4% su SNS).

Gli episodi di bullismo sono più frequenti fra i maschi (32% contro il 25% delle femmine) e fra i preadolescenti (33% contro il 24% degli adolescenti); il rischio sexting è più diffuso tra i maschi (29%) che tra le femmine (17%), e tra gli adolescenti (26%) che tra i preadolescenti (20%). Il bullismo continua a essere il rischio più dannoso: i due terzi delle vittime si dicono ‘abbastanza’ o ‘molto’ turbati da quest’esperienza, e queste percentuali sono particolarmente rilevanti tra i preadolescenti.