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«Non abbiate paura dei dati, sono uno stimolo alla creatività»
COMUNICAZIONE «Non abbiate paura dei dati, sono uno stimolo alla creatività» Matteo Starri , Research &; Insight Director di We Are Social Italia è stato il primo ospite del ciclo “Gli scenari e le professioni della comunicazione”. Un appuntamento che si ripete da qualche anno e che permette ai giovani di entrare in contatto diretto con i professionisti del settore, approfondire temi specifici, capire come indirizzare il proprio percorso di stage o orientare le scelte lavorative. Lo ha ricordato Barbara Scifo , docente di Linguaggi e strumenti dei nuovi media, introducendo ai ragazzi l’ospite dell’incontro intitolato Comunicazione di marca e creatività: il ruolo dei dati nella branded digital communication. Proprio questa è l’espressione utilizzata da Starri per spiegare ai ragazzi l’approccio metodologico definito ‘social thinking’: «con il termine social non intendiamo Facebook, Instagram o Tik Tok – precisa – ma i rapporti sociali e le interazioni tra le persone». Abbiamo ‘sfruttato il dato’ – racconta Starri – il trend di visualizzazioni che continuava a crescere, lo abbiamo interpretato, abbiamo cercato di capire che cosa stesse succedendo, costruendoci sopra la nostra creatività». L’obiettivo, secondo Starri, è lavorare perché ci sia uno scambio valoriale forte fra i brand e le persone: «questa è la parte più stimolante, cercare di individuare dove il brand viene percepito come una componente interessante nella vita delle persone e non come la classica interruzione pubblicitaria». Quando siamo bravi – racconta – riusciamo a creare dei progetti che fanno parlare le persone tra di loro e quando lo siamo ancora di più, riusciamo addirittura a modificare alcuni comportamenti, con un impatto ampio sulla cultura».
Un lockdown contro l'algoritmo
GIORNALISMO Un lockdown contro l'algoritmo La decisione del Giornale di Brescia di non aggiornare più la propria pagina Facebook ha innescato un vivace dibattito sul rapporto tra social e giornalismo. Il nostro “ lockdown” è una risposta a un algoritmo che premia gli odiatori seriali e che dovrebbe cambiare». All’annuncio dello scorso 17 novembre è seguito sin da subito un acceso dibattito, che ha fatto così rumore da richiamare l’attenzione anche del colosso di Mark Zuckerberg: « Una rappresentante di Facebook ci ha contattato per capire le nostre ragioni e magari trovare una soluzione. Ora la sfida è recuperare il traffico – afferma Vallini – e intendiamo farlo essendo ancora più puntuali nelle informazioni di servizio, facendo più approfondimento, riutilizzando le risorse giornalistiche che prima moderavano i commenti su F acebook e che ora sono galvanizzate da questa decisione». Per Ruben Razzante , docente di Diritto dell’informazione, si tratta di « un gesto dimostrativo che può avere la sua utilità se aiuta a comprendere che la Rete non può e non deve essere una giungla. Poi prosegue: « Quella del Giornale di Brescia è una provocazione forte che ha evidenziato il problema degli insulti online. Di questo avviso è anche Valerio Bassan , digital strategist esperto di editoria e autore della newsletter Ellissi : « La cosa peggiore che un giornale può fare è rispondere in modo piccato, ma ancora peggio è non rispondere affatto.
Cottarelli conquista i social con #LaLetturaCreaIndipendenza
OSSERVATORIO CPI Cottarelli conquista i social con #LaLetturaCreaIndipendenza Carlo Cottarelli , direttore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici dell'Università Cattolica, ha lanciato una campagna web per sensibilizzare gli italiani a leggere di più. Tanti politici, intellettuali e personaggi pubblici hanno già aderito by redazione | 03 dicembre 2020 Sabato 14 novembre in Italia è appena partito il secondo lockdown. Il prof. Carlo Cottarelli , come altri milioni di italiani, è chiuso in casa e passa la giornata a leggere. Verso sera scrive un tweet in cui condivide l’esperienza e rivolge ai suoi follower il consiglio di comprare libri anziché l’ultimo smartphone: “Nutrite la mente, non solo gli occhi. Carlo Cottarelli (CottarelliCPI) November 14, 2020 E se a dirlo è il direttore dell’ Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica, ex commissario per la revisione della spesa pubblica e dirigente del Fondo Monetario Internazionale, insomma un uomo abituato a vivere di numeri, allora è bene fidarsi. E tantissimi altri personaggi pubblici hanno aderito alla sua iniziativa, sostenuta in modo veramente trasversale da politici, intellettuali, personaggi dello spettacolo e dello sport. Grazie https://t.co/UYxS9356aT Carlo Cottarelli (CottarelliCPI) November 30, 2020 L’indipendenza a cui allude l’hashtag è la libertà di pensiero? «Certo, altrimenti si finisce col ragionare con la pancia e si diventa dipendenti da chi mette in giro messaggi fuorvianti.
L’ecologia dei nuovi media
Talk L’ecologia dei nuovi media La comunicazione è il bene comune più importante della specie umana. Manifesto per una comunicazione gentile , e Luca Sofri , direttore del Post, che ha fatto dell’informazione non strillata, approfondita, verificata, il suo marchio. Il talk sarà moderato da Daniele Bellasio , direttore della comunicazione dell'Ateneo. Il tema del libro - che alimenterà la riflessione tra i due esperti di comunicazione - ruota attorno a un concetto semplice ma rivoluzionario: proviamo a considerare per un attimo tutti i post e i tweet che produciamo ogni giorno distrattamente come bottiglie di plastica lanciate nell'oceano del web. Quanto inquinano le espressioni d'odio o la violenza? Quanto le notizie incomplete o fuorvianti o falsate? Parlare di ecologia non è solo una provocazione, ma la constatazione di una realtà di cui bisognerebbe iniziare a preoccuparsi seriamente. Perché la comunicazione è un bene prezioso così come un’informazione corretta che non insegua click con fake news e allarmismi. La comunicazione, come scrive Colombo, è «il più fondamentale dei beni comuni della nostra specie: salvarla significa salvare l’umano».
Podcasts and Linkedin, Unicatt research speaks to the world
Research Podcasts and Linkedin, Unicatt research speaks to the world We present our new channels of communication to raise awareness of the University’s extensive and thorough scientific production. Content will be available online, on social networks and on audio media services, namely Spreaker and Spotify by Emanuela Gazzotti | 24 settembre 2020 "The Universality of Knowledge and the Centrality of the Person". The second mission of Università Cattolica, that focuses on the person and on knowledge in all disciplinary areas, now has a dedicated place for dissemination: our new website for Research in English , the language used by researchers from all over the world. The news published in English, identical to the ones on the Italian site, recounts the value that the University attaches to the development of knowledge and its affirmation in the social, cultural and scientific reality both nationally and internationally. Moreover, another great feature is the section within PodCatt , the platform that collects the audio contributions promoted by the University, has the same name of #cattolicathinks and tells about the studies carried out through the voice of the teachers. The University's commitment to the implementation of this multifaceted project in English was born out of the need to communicate the huge heritage made up, both in qualitative and quantitative terms, of the scientific content produced by the researchers of the twelve faculties of Università Cattolica. Ascolta "Vita degli studenti universitari al tempo del Covid" su Spreaker.
Il cibo? Sempre più "social"
Brescia Il cibo? Sempre più "social" Dalla figura dei food-blogger agli strumenti che permettono maggiore interattività da parte degli utenti, la comunicazione di tutto ciò che riguarda l’universo del food è tra le più seguite oggi. dicembre 2017 La comunicazione di tutto ciò che riguarda l’universo del food è, come tutti possiamo rilevare, molto seguita nella società contemporanea e, secondo alcune previsioni, lo sarà ancora di più in futuro. Del rapporto che intercorre tra i media e la gastronomia si è parlato durante l’incontro Dieta Mediale, storie e racconti di cibo tra carta stampata, tv e nuovi consumi che si è tenuto, venerdì 15 dicembre presso la sede bresciana dell’Università Cattolica. Nella sala della Gloria sono intervenuti la dottoressa Paola Abbiezzi , docente di Storia della radio e della televisione, all’Università Cattolica; Leonardo Romanelli , critico, giornalista e scrittore enogastronomico di spicco e Iginio Massari , primo Maestro Pasticciere d’Italia ed allenatore della nazionale di pasticceria italiana. Storie di risvegli e vite quotidiane" , ha passato la parola all’autore del libro per una presentazione dello scritto e a Massari per chiedere al mago dei dolci quale leccornia per eccellenza meriti di essere consumata durante il pasto che precede ogni nostra avventura. Il maestro bresciano ha suggerito di mangiare, tra i pochi dolci che ci sono concessi, in quanto non esistono dessert dietetici, a colazione e sempre, quelli che riportano indietro a rivivere un momento piacevole del passato. Questa intermittenza del cuore di proustiana memoria è trattata anche da Romanelli nel suo libro come nel racconto "Tè e Curry" dove il protagonista in viaggio nell’India meridionale avvicinando una tazza di tè alle labbra si ricorda della persona amata e della prima volta che l’avevano bevuto insieme.
Siamo tutti influencers
Piacenza Siamo tutti influencers 02 novembre 2017 Cosa hanno in comune Papa Francesco, Chiara Ferragni e uno studente di Content &; Digital Marketing? Facile, sono tutti influencers. Il focus sulla figura dell’influencer spetta alla Food Blogger Giulia Golino, che descrivendo gli elementi dell’influenza (authority, knowledge, position e relationship) ne riconosce diversi livelli e conclude: “ognuno di noi è un’influencer, perché con le proprie opinioni e scelte esercita un’influenza sui propri followers, indipendentemente da quanti siano.”. Si tratta quindi di scalare i livelli di influenza e conquistarsi fiducia e credibilità, e grazie a queste gli influencers sono la soluzione vincente per garantire all’azienda visibilità e fidelizzazione, rafforzare la visibilità del brand, migliorarne la reputazione o incrementarne lo “human touch”. universita #marketing #influencer #social media Facebook Twitter Send by mail Print.
Con askPinocchio basta fake news
Brescia - Piacenza Con askPinocchio basta fake news Informatici dell'Università Cattolica hanno elaborato un algoritmo di intelligenza artificiale capace di verificare la veridicità di una notizia. Il software , ideato e lanciato da un team di sei ricercatori italiani attivi tra Stati Uniti, Svizzera e Italia, utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per riconoscere le fake news . L’altra faccia della democratizzazione dell’informazione, infatti, è l’aver reso più complicato il processo di verifica dei contenuti condivisi tra cui si celano anche le “fake news”, che trovano nella rete un terreno ideale per propagarsi in maniera incontrollabile. askPinocchio è il risultato di due anni di lavoro in cui abbiamo sviluppato algoritmi innovativi per riconoscere le fake news con l’obiettivo di offrire un servizio accessibile a tutti» spiegano i ricercatori. A poco più di una settimana dal lancio ufficiale del sistema, askPinocchio conta già circa 4.000 test effettuati da utenti mossi dalla volontà di verificare l’attendibilità di quanto letto in rete. Trattandosi di un tema assai delicato abbiamo deciso di inserire una regola che scavalca l’intelligenza artificiale, non fornendo quindi alcun risultato ma bensì rimandando a link informativi sull’argomento» precisa Marco Della Vedova, della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e natural i della sede di Brescia. Oggi il livello di affidabilità dei risultati è ottimo per quanto riguarda le teorie complottiste di varia natura, mentre sul tema salute abbiamo riscontrato una leggera fatica che stiamo cercando di migliorare».
La comunicazione responsabile è il “tu”
festival dela dignità umana La comunicazione responsabile è il “tu” Nell’epoca dei social, dobbiamo indossare non lo strumento per contare i passi, ma quello che conta gli ‘io’ che pronunciamo. Per questo è importante cogliere i problemi legati alla comunicazione, soprattutto in un contesto universitario che stimola e agevola la riflessione sulle parole». È l’appello lanciato da Silvano Petrosino , docente di Filosofia della comunicazione e Filosofia morale nella sua brillante conversazione sul tema “ La mistificazione dei Social. Una lezione aperta, quella del 2 ottobre, che rientrava nell’ambito degli eventi del Festival della Dignità Umana e riguardava un argomento oggi molto sentito, un tema civile che incide nel tessuto sociale, come ha detto il professor Roberto Cicala , docente del laboratorio di editoria, nell’introdurre l’incontro. Per il professor Petrosino, in via preventiva, occorre evitare di cadere nella trappola di considerarsi pro o contro i social, dire se la Rete sia buona o cattiva, se si stava meglio prima (che non è neppure vero). La nostra comunicazione tende ad essere autoreferenziale, a mettere sempre al centro quello che si fa: «Dobbiamo indossare non tanto lo strumento per contare i passi, ma uno strumento che conta gli ‘io’ che pronunciamo. Comunicazione responsabile allora anche tramite le parole: «In definitiva le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste», ha concluso il prof. Petrosino citando R. Carver.
Nel digitale è sempre Carnevale
Il commento del prof. Claudio Bernardi 07 febbraio 2018 di Claudio Bernardi * Come sta il Carnevale, la più grande festa popolare di un tempo? Malissimo. Non c’è mai stato infatti così tanto carnevale fuori dal tempo di Carnevale. Festa della licenza e della sovversione, garantite dall’anonimato delle maschere, il Carnevale ha cominciato a perdere colpi con l’avvento della democrazia dell’opulenza e con il declino dello spirito di sacrificio. In Italia, a parte le fortissime eccezioni di alcune località come Venezia, Ivrea, Viareggio, Acireale, il Carnevale si riduce a festa e sfilata di bambini in maschera. Sapevate che il cuore del Carnevale è la guerra ? Oggi è ridotta a nuvole di coriandoli e innocue stelle filanti, ma un tempo volavano sassi, poi diventati proiettili alimentari. E non è quello che succede nella piazza mediatica dove non si contano le vittime dei proiettili mediatici di immagini, parole, insulti e infamie? Oggi ne uccide di più il web che la spada. Docente di Drammaturgia e di Antropologia della rappresentazione, facoltà di Lettere e Filosofia , campus di Brescia e Milano #carnevale #festa #social #odio Facebook Twitter Send by mail Print.
L’immigrazione non buca la rete
milano L’immigrazione non buca la rete Secondo una ricerca della Cattolica con Fondazione Ismu, il tema immigrati non ha sfondato nei primetime dei tg e nella stampa e neppure nella presenza sui social di candidati e partiti in lizza per le regionali in Lombardia e nel Lazio. Dall’indagine risulta che nel mese di campagna elettorale che ha preceduto l ’election day del 4 marzo 2018 , nella fascia di primetime dei telegiornali delle sette reti nazionali è stato trasmesso un totale di 4.050 notizie, di cui 405 dedicate al tema “immigrazione” (pari al 10%) . Passando invece all'analisi della carta stampata locale in Lombardia, con 56 articoli, la provincia di Brescia risulta essere la più sensibile al tema dell’immigrazione e l’area metropolitana di Milano è in fondo alla classifica con 5 articoli, mentre in Lazio l'argomento appare meno rilevante. In parallelo con la presentazione di questo studio, nell’ambito di Migrations Mediations , si parla di immigrazione e processi di inclusione nel capoluogo lombardo. L’iniziativa presenta in questa occasione un database di tutte le realtà (associazioni, organizzazioni, fondazioni, compagnie teatrali, case di produzione, ecc.) attive sul territorio milanese che si sono impegnate, nell'arco degli ultimi tre anni, in progetti di dialogo interculturale mediante strumenti mediali, artistici, teatrali, culturali. Dall’analisi di un primo campione di 138 realtà, risulta che i soggetti che più sostengono gli interessi istituzionali verso l’inclusione sociale delle comunità straniere sono associazioni culturali (61%), fondazioni (11%), enti pubblici o privati (10%) e cooperative sociali (7%). In secondo luogo, la distribuzione delle iniziative sul territorio mostra un’interessante concentrazione nel centro storico, affiancata però da una intensa presenza di esperienze innovative nelle zone a più alta densità di comunità straniere (San Siro, Loreto-Via Padova, Calvairate, Dergano).
Buone notizie
Guido Marangoni, autore di Anna che sorride alla pioggia , racconta un modo diverso di parlare della persona con disabilità, oltre l’indifferenza e la commiserazione, in modo positivo e con il sorriso. A raccontarlo, all’Università Cattolica di Piacenza, nel corso di un evento promosso dalla Facoltà di Scienze della Formazione in occasione del suo ventennale, è stato Guido Marangoni , ingegnere, scrittore e attore, che ha visto la sua vita cambiare dopo l’arrivo di Anna, bimba con la sindrome di Down. E di come la narrazione, il racconto, che passa anche attraverso i media digitali, possano rivelarsi una risorsa per la famiglia e per la comunità”. La storia di Guido Marangoni, della sua bambina Anna e della sua famiglia, rompe gli stereotipi, liberando dall’imbarazzo per un tema che si è soliti affrontare, anche ipocritamente, con toni e sguardi ammantati di commiserazione. Lo fa prima con una pagina Facebook (con quasi 60.000 followers) e con un libro, Anna che sorride alla pioggia , premio selezione Bancarella 2018, dove scrive di sé e della sua famiglia con l’ironia e la profonda leggerezza che arriva al punto: quella di raccontare la potenza della fragilità. Da quando è arrivata Anna ho sentito l’esigenza di raccontare un punto di vista diverso della disabilità esplicita, che spesso viene confusa con la persona. Ho voluto iniziare questa narrazione con uno stile leggero, per raccontare la nostra storia da un punto di vista semplice e quotidiano», ha spiegato Marangoni.
Giovani lombardi, social ma prudenti
MILANO Giovani lombardi, social ma prudenti Secondo una ricerca condotta da OssCom per Corecom i ragazzi della regione fanno largo uso di Whatsapp, Facebook e Instagram, consapevoli della web reputation e dei rischi che corrono online, come cyberbullismo, sexting e abuso dei dati personali. Abbastanza riservati, consapevoli della web reputation e dei rischi che corrono online (come cyberbullismo, sexting e abuso dei dati personali), i ragazzi si dimostrano preparati ad adottare strategie per far fronte a eventuali situazioni di stress emotivo rivolgendosi a figure adulte come la madre o gli insegnanti. Se WhatsApp è l’applicazione social più utilizzata in assoluto, Facebook risulta molto popolare fra i maschi (44% contro il 33% delle femmine) e gli adolescenti (42% contro il 35% di chi ha meno di 14 anni). Quelli più diffusi sono il bullismo, sia offline che online (29%), seguito dal sexting (23%) e dall’abuso dei dati personali, con percentuali variabili a seconda delle sue diverse forme (da un massimo di 25% a un minimo di 3%). Il bullismo offline è ancora più diffuso di quello online; il cosiddetto cyberbulling è però diffuso su tutte le piattaforme di SNS: il 36% delle vittime lo ha sperimentato su Facebook, il 27% su WhatsApp e il 19% tramite chiamate e SMS sul proprio cellulare. Gli episodi di bullismo sono più frequenti fra i maschi (32% contro il 25% delle femmine) e fra i preadolescenti (33% contro il 24% degli adolescenti); il rischio sexting è più diffuso tra i maschi (29%) che tra le femmine (17%), e tra gli adolescenti (26%) che tra i preadolescenti (20%). giovani #social #cyberbullismo Facebook Twitter Send by mail Print LA RICERCA La ricerca ha adottato una metodologia quantitativa intervistando un campione rappresentativo, dal punto di vista sociodemografico, della popolazione lombarda tra gli 11 e i 18 anni (500 giovani), utente abituale di Internet.
Posto, dunque sono
Brescia Posto, dunque sono Due appuntamenti a Brescia illustrano agli studenti i rischi e la potenzialità connesse alla gestione della propria reputazione online. by Bianca Martinelli | 12 ottobre 2016 Nell’era del digitale, dei social network, delle informazioni virali grazie ai motori di ricerca, e della tecnologia in rapida, rapidissima evoluzione, anche il mondo del lavoro ha aggiornato le proprie modalità di reclutamento del personale. A Brescia l’incontro Think before you post! , titolo che suona come un monito, ha illustrato agli studenti come utilizzare e gestire la propria reputazione digitale e curare al meglio la propria immagine nel grande calderone del web, anche in un’ottica lavorativa. In questo senso la valutazione non è solo sulla presenza, ma anche sull’assenza…essere esclusi dai social network oggi significa essere fuori dal mondo». Occorre tenere privato tutto ciò che è molto personale, come le vacanze o le feste con gli amici, anche perché dai social chiunque può salvare sul proprio pc, a nostra insaputa, le nostre foto. Altra cosa: dare valore alle caratteristiche utili per la professione per cui ci vogliamo candidare… Se ci si vuole candidare come guida turistica, sarà utile mettere in mostra la conoscenza delle lingue, se invece voglio candidarmi come hostess per fiere ed eventi potrebbe essere utile avere una bella presenza». L’iniziativa, gratuita, è stata organizzata dal Comitato Università Mondo del Lavoro in collaborazione con Adecco, ed è rivolta agli studenti e ai laureati dell’Università Cattolica.
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Ivana Pais (nella foto a lato), sociologa della facoltà di Economia dell’Università Cattolica, spiega l’idea chiave di un modello economico, che sarà al centro della quarta edizione di Sharitaly , evento leader nel settore, in programma a Milano il 15 e 16 novembre . Insieme ai suoi allievi del corso di Sociologia economica, la docente dell’Ateneo ha partecipato alla scrittura della voce “ sharing economy ” di Wikipedia Italia (articolo a lato). Ma qual è la specificità di questo nuovo tipo di economia? «Tradizionalmente - afferma la professoressa Pais - esistono tre tipi di scambi. Spaziano da Teatroxcasa , che permette a un privato di organizzare nella propria abitazione degli spettacoli teatrali a cui invitare anche degli sconosciuti, a Gnammo , che consente di organizzare cene a casa di privati invitando chi si desidera. Qui la problematica di natura fiscale si può verificare sia per chi decide di non pagare le tasse, sia per chi invece vorrebbe farlo ma non riesce a districarsi nelle norme burocratiche che possono essere differenti tra regione e comune che vi è situato». Essendo la piattaforma molto più potente di chi vi opera, può accadere che decida unilateralmente un taglio dei compensi dei propri dipendenti, che si trovano a essere non sufficientemente protetti da evenienze di questo tipo». Tra gli obiettivi di queste collaborazioni - conclude Crespi - c'è quello di educare gli studenti alla condivisione libera delle informazioni: ogni persona ha delle conoscenze e può trasmetterle ad altri e Wikipedia è lo strumento perfetto per condividere conoscenza.