Una preghiera dedicata a tutti coloro che sono nella sofferenza e nell’isolamento a causa del Covid-19, per i familiari che vivono momenti di profonda amarezza non potendo assistere né portare conforto ai propri cari ricoverati, per quanti ci hanno lasciato, spesso senza neppure un estremo saluto, affinché il Padre celeste li accolga nella sua infinita misericordia.

Giovedì 2 aprile l'Assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica monsignor Claudio Giuliodori ha condotto la preghiera del Rosario dalla Cappella del Policlinico Universitario A. Gemelli, dedicata al santo medico Giuseppe Moscati. La celebrazione è stata trasmessa in diretta su TV2000 e Radio InBlu

Di seguito l'introduzione di monsignor Giuliodori.

"Eleviamo la nostra preghiera al Signore attraverso l’intercessione della Vergine Maria recitando il Santo Rosario e meditando i misteri della luce. Lo facciamo dalla Cappella del Policlinico Universitario Agostino Gemelli dedicata al santo medico Giuseppe Moscati. Da questo presidio sanitario, deve sono ricoverati oltre 400 contagiati da Covid-19, assieme a quanti partecipano da casa, vogliamo pregare per tutti coloro che sono nella sofferenza e nell’isolamento a causa della malattia, per i familiari che vivono momenti di profonda amarezza non potendo assistere né portare conforto ai propri cari ricoverati, per quanti ci hanno lasciato, spesso senza neppure un estremo saluto, affinché il Padre celeste li accolga nella sua infinita misericordia.

In particolare, questa sera, vogliamo elevare la nostra supplica per tutto il personale sanitario impegnato a contrastare sul territorio e negli ospedali gli effetti devastanti della pandemia. Ammiriamo la coraggiosa dedizione e l’instancabile impegno con cui medici, infermieri e personale ausiliario, si prendono cura dei malati, senza risparmiarsi in nulla, mettendo anche a rischio la propria vita. Li ringraziamo per questa testimonianza eroica, nella consapevolezza che esponendosi in prima persona sono essi a pagare uno dei prezzi più alti, con migliaia di contagiati e decine di morti. Sentiamo di dover esprimere loro la nostra più sentita gratitudine e nello stesso tempo desideriamo sostenerli con l’affetto e la preghiera perché nello svolgimento della loro missione si sentano accompagnati e incoraggiati da tutta la comunità ecclesiale e civile.

Rivediamo in loro l’ardore e lo spirito di sacrificio che animò San Giuseppe Moscati quando all’inizio del secolo scorso a Napoli, seguendo l’esempio di Gesù vero medico dei corpi e delle anime, si spendeva senza riserve per tutti i malati, soprattutto i più poveri e i più bisognosi. Per lui il corpo malato era «come il grido di un’anima, a cui un altro fratello, il medico, accorre con l’ardore dell’amore, la carità». Gli operatori sanitari, in questi giorni, ci stanno offrendo un esempio luminoso di che cosa significa spendere la vita per gli altri e prendersi cura di chi è nella prova assumendo fino in fondo lo stile e lo spirito del Buon Samaritano.

In questa inaspettata e sconvolgente situazione tutti siamo chiamati a rivedere i nostri stili di vita e la nostra scala di valori. Ci sentiamo smarriti e molti sono devastati dal dolore. Ma su questa barca dell’umanità sconvolta dalla tempesta della pandemia, non siamo soli. Come ci ha ricordato Papa Francesco nella preghiera di venerdì scorso, il Signore è con noi sulla barca. La sua presenza ci conforta e ci rassicura. E con lui al nostro fianco ci sono tutti coloro che nella sofferenza e nella condivisione con i malati hanno maturato un cammino di santità: da San Giovanni Paolo II a San Giuseppe Moscati a San Francesco alla Santa Bartolomea Capitanio, anche per ricordare il servizio preziosissimo delle religiose e dei religiosi che, come qui al Gemelli e in tante altre strutture sanitarie e assistenziali, stanno vicino ai malati, ai disabili e agli anziani. Concluderemo rivolgendo la nostra supplica a San Giovanni Paolo II nell’anniversario della sua nascita al Cielo. Da questo luogo Egli ha offerto a tutta l’umanità un altissimo magistero fatto di parole e di gesti che hanno illuminato l’esperienza del dolore e della malattia con la luce del Mistero Pasquale".