di Rosa Rosnati *

La cronaca di questi giorni ha riportato alla ribalta il tema dell’affido e più in generale il collocamento dei minori fuori famiglia.

È emersa in tutta la sua evidenza la complessità, oltre che la delicatezza, di queste situazioni che richiedono competenze professionali raffinatissime. Gli operatori si trovano infatti a decidere (nel senso etimologico del termine) riguardo a quei legami che sono il fondamento dell’esistenza di tutti, i legami familiari. 

È dunque necessaria una formazione specifica in questo ambito, mentre non di rado i professionisti che sono chiamati ad operare e accompagnare le famiglie nelle diverse fasi di questi tortuosi percorsi possono avvalersi della propria esperienza personale (preziosa, ma non sufficiente), spesso senza aver potuto acquisire quelle competenze scientifiche approfondite, indispensabili per poter intervenire in situazioni così complesse.

La ricerca scientifica, che ha fatto molti passi in avanti, e l’intervento concreto sembrano viaggiare su binari paralleli senza mai incontrarsi e dialogare.  Per esempio le ricerche mostrano in modo inequivocabile un ampio “vantaggio” anche nel lungo periodo dei bambini in affido rispetto ai minori che rimangono in struttura residenziale.

In altri termini, i ragazzi che hanno fatto esperienza dell’affido presentano meno problemi emotivi e comportamentali rispetto ai ragazzi cresciuti in comunità per minori.  Certamente sono più in difficoltà rispetto a coloro che sono sempre vissuti nella propria famiglia, ma in misura decisamente più contenuta rispetto a coloro che restano in comunità. 

E ciò vale a maggior ragione per l’adozione che consente un sorprendente recupero non solo dal punto di vista dello sviluppo cognitivo e del processo di attaccamento, ma anche da quello della crescita psico-fisica, come mostrano alcune ricerche condotte dal Centro di ateneo Studi e ricerche sulla famiglia.

In breve: nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di percorsi che hanno esiti positivi, nonostante gli ineliminabili fattori di rischio, riconducibili prevalentemente alla storia pregressa del minore che non può essere cancellata.

Dunque l’affido, così come l’adozione, costituiscono di fatto una valida alternativa quando l’allontanamento dal nucleo di origine risulta inevitabile (e ciò va ovviamente appurato con molta cura) in quanto garantiscono un contesto adeguato per lo sviluppo e la possibilità di sperimentare legami familiari saldi e continuativi. Parliamo in questi casi di genitorialità sociale ovvero di una genitorialità che si basa sulla capacità di allargare i confini familiari e accogliere in quanto figlio (“a tempo” nell’affido e “per sempre” nell’adozione) un figlio nato da altri. 

Certo non si tratta di percorsi lineari e per questo è necessario il supporto efficace del contesto sociale e in particolare degli operatori dei servizi. E le competenze richieste devono necessariamente spaziare a 360°, dall’ambito giuridico a quello sociale, a quello psicologico e medico (dalla pediatria alle neuroscienze).

Gli operatori in questi casi si trovano a doversi interfacciare con professionisti di ambiti diversi, con cui non sempre è immediato un dialogo, in quanto portatori di saperi assai differenti.

La nostra università da tempo si è attrezzata per cercare di fornire risposte concrete alla necessità di competenze professionali specifiche. Nel piano di studi sia dei futuri psicologi clinici sia degli assistenti sociali sono stati inseriti corsi che trattano nello specifico di queste temi, come è chiaro dal titolo stesso degli insegnamenti.

Ma si è pensato anche ad una formazione di secondo livello per quanti già operano o intendono operare in questo settore mediante la proposta di un master realizzato nell’ottica di implementare la costruzione di una competenza specifica propriamente interdisciplinare nel campo dell’affido, dell’adozione e dell’accoglienza familiare.

L’Università Cattolica, infatti, per iniziativa del Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia, dell’Alta Scuola di Psicologia A. Gemelli, e dell’Istituto degli Innocenti di Firenze con le facoltà di Psicologia, Scienze Politiche e Sociali e Giurisprudenza promuove il Master biennale di II livello (Executive) “Affido, adozione e nuove sfide dell’accoglienza familiare: aspetti clinici, sociali e giuridici”, attualmente alla sua quinta edizione, le cui iscrizioni scadranno il 20 dicembre 2019.

Ai partecipanti viene proposta una metodologia didattica fondata sull’attivazione personale, volta a stimolare la riflessione e tesa a apprendere contenuti attraverso l’esperienza e di mettere pensiero e parola sull’esperienza. Inoltre è prevista la partecipazione alla settima edizione dell'International Conference on Adoption Research che si svolgerà a Milano dal 7 all’11 luglio 2020 presso l’Università Cattolica. 

* direttore del Master “Affido, adozione e nuove sfide dell’accoglienza familiare: aspetti clinici, sociali e giuridici” e membro del Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia