L’impresa a guida femminile registra performance migliori. Lo dicono diversi studi americani che si sono concentrati sul ruolo delle donne ai vertici aziendali a partire dalla crisi economica del 2007. Lo conferma anche l’esperienza italiana, come testimoniato da Maria Claudia Torlasco (nella foto a sinistra) presidente nazionale di Aidda, l’associazione di imprenditrici e donne dirigenti di azienda, che ha aperto, in occasione della festa della donna, un ciclo di incontri nella sede di Piacenza dell’Ateneo dedicati al tema.

«Nel 2014-2016 un gruppo di lavoro, cui ha partecipato anche Aidda, ha condotto un’indagine in sei Paesi europei, Italia compresa, su 200 imprese con più di 250 dipendenti, con una governance passata dal maschile al femminile. Il risultato emerso è che dopo il passaggio di mano le performance economiche sono migliorate».

Ma la legge italiana non favorisce le imprenditrici: «L’Italia è fanalino di coda anche in questo ambito. Ma qualcosa si è mosso» ha aggiunto Maria Claudia Torlasco. «La legge del 2012 sulle quote rosa nei consigli di amministrazione delle Spa, per esempio, ha mosso dei meccanismi consolidati, scardinando abitudini che vedevano gli uomini prevalere. Poi è arrivata la legge sul finanziamento alle imprese femminili. Insomma qualcosa cambia».

Il gap salariale di genere «è uno degli argomenti urgenti che deve essere assolutamente affrontato». Del resto Aidda è nata per consolidare e far crescere lo spirito imprenditoriale femminile, sostenendone le ambizioni e opponendosi alle disuguaglianze.

Gli incontri che parlano di impresa al femminile sono promossi dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica, e proseguono il 21 marzo, con Giovanna Quattrini di Helid srl, e l’11 aprile, con Maria Angela Spezia di Eco Packaging srl.

L’interesse per il tema dell’impresa femminile lo spiega il professor Paolo Rizzi, promotore dell’iniziativa, insieme alla professoressa Franca Cantoni e alla ricercatrice Barbara Barabaschi: «La cosiddetta Womeneconomics può rappresentare oggi, in un momento di profonda revisione delle strutture sociali e dei valori collettivi che fondano la convivenza tra individui ed istituzioni, una forma di economia nuova, più equa e resiliente».