Azioni di sensibilizzazione e prevenzione per gestire l’emergenza sanitaria da Covid-19. Ma anche attività formative, allestimento di health points itineranti, realizzazione di video e spot informativi, fornitura di dispositivi di protezione per personale sanitario e pazienti. Sono solo alcuni dei principali interventi realizzati in Mozambico dal progetto di cooperazione internazionale Unidos apesar de distantes (Uniti ma distanti), cui partecipa anche l’Università Cattolica attraverso il suo Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (Cesi).  

Il progetto è coordinato e promosso dall’Associazione Universitaria per la Cooperazione Internazionale (Auci), una Ong da sempre impegnata in progetti di rafforzamento dei sistemi sanitari al fine di favorire l’accesso alle cure e il miglioramento dei servizi sanitari, in particolare sulla salute materno-infantile, salute pubblica, malattie infettive e croniche. Finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana nell’ambito delle attività promosse per contrastare la diffusione del coronavirus Sars-Cov-2 nei Paesi in Via di Sviluppo, il progetto ha tra i suoi partner anche l’Arcidiocesi e Caritas di Maputo e la Ong GVC-WeWorld.

Unidos apesar de distantes, che ha preso avvio a giugno e si concluderà alla fine del mese di agosto, si articola in due interventi: uno di tipo sanitario, l’altro di carattere informativo rivolto alla popolazione locale per limitare la diffusione dei contagi. «In Mozambico, oltre alla situazione sanitaria critica, l'emergenza reale è quella economica», racconta Diego Casoni di Auci, che nel paese africano è attiva nel Distretto di Namaacha (provincia di Maputo), con interventi di cooperazione internazionale allo sviluppo e dove nel 2019 ha inaugurato l’Ospedale materno-infantile di Mafuiane, realizzato grazie al contributo della Cei tramite i fondi dell’otto per mille. «Le misure di lockdown ormai in vigore da metà marzo per contenere la diffusione del virus, soprattutto dal Sudafrica, ha comportato un blocco dell’economia mozambicana, che nonostante sia un paese agricolo al 80% è importatrice netta di prodotti agroalimentari dal Sudafrica, e sempre dal Sudafrica transita in Mozambico tutti gli altri beni primari, inclusi quelli di base e sanitari, quindi i beni ormai non ci sono più i prezzi al consumo sono aumentati tanto, il tasso di cambio da 70 è sceso a 85, e le famiglie soffrono molto, soprattutto quelle più povere».

Tuttavia l’allerta nei confronti del virus resta alta. E si muove in questa direzione l’intervento sanitario del progetto realizzato nell’Ospedale materno-infantile di Mafuiane e nell’Ospedale distrettuale di Namaacha. Nello specifico prevede la fornitura di dispositivi di protezione per il personale sanitario e per i pazienti dei due centri sanitari, l’installazione di apparecchiature per l’ossigenoterapia; il progetto promuove inoltre l’utilizzo dell’ecografo per l’esame toracico-polmonare in presenza di pazienti colpiti dal coronavirus.

L’esame ecografico nella diagnosi di patologia polmonare da Covid-19 offre infatti molti vantaggi: ampia versatilità clinica dello strumento, possibilità di esecuzione direttamente al letto del paziente evitando lo spostamento in altri locali o l’esposizione ad esami radiologici, facilità di disinfezione, ripetibilità nel tempo, valutazione fetale e polmonare eseguibili da un’unica figura in maniera contemporanea con conseguente abbattimento dell’esposizione di contatto tra personale clinico e pazienti, nel caso di donne in gravidanza. In particolare, l’ecografia toracica risulta essere un mezzo diagnostico dinamico, senza rischi, ed eseguibile anche a domicilio, se vi è disponibilità del dispositivo portatile, in grado di limitare situazioni di rischio di contagio presenti nel caso di trasporto del paziente in presidi sanitari affollati.

Il secondo progetto, invece, vuole sensibilizzare la popolazione residente nelle aree sia urbane (Maputo e Matola) sia rurali (Distretto di Namaacha, Boane e Moamba) della Diocesi di Maputo in merito ai rischi della pandemia e alle iniziative di prevenzione da intraprendere. Di qui, la messa in campo di attività di tipo informativo e formativo effettuate sia a diretto contatto con la popolazione locale sia da remoto attraverso i social networks e la valorizzazione della consolidata rete di contatti e relazioni della Diocesi e della Caritas mozambicana, con l’intento di coinvolgere anche aree esterne al territorio diocesano di Maputo.

La formazione è rivolta al personale sanitario mozambicano, che svolge un ruolo attivo nella diffusione del piano di prevenzione, diagnosi e trattamento sanitario per i contagiati da coronavirus. Nello specifico il progetto prevede anche la realizzazione di video e spot informativi sulle corrette norme comportamentali da rispettare per evitare il contagio, da trasmettere via social network e sui monitor a circuito chiuso già presenti presso i presidi sanitari, nelle parrocchie e nei locali pubblici.

Tra le altre azioni previste: l’allestimento di health points itineranti nei presidi sanitari, mercati locali, parrocchie e luoghi di frontiera per fornire alla popolazione locale consulenze igienico-sanitarie di base, opuscoli informativi e mascherine realizzate in loco; la produzione di mascherine realizzate dai volontari della Diocesi e della Caritas; incontri di formazione e assistenza tecnica da remoto per il personale sanitario locale realizzati dai professori della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e dai medici del Policlinico Universitario “A. Gemelli”.