In Cattolica una presenza internazionale 
di Alessandra Poli 
Iscritta al secondo anno del corso di laurea magistrale in Politiche europee e internazionali, facoltà di Scienze politiche e sociali

Alcuni dei miei ricordi più felici in Università Cattolica sono legati alle giornate di accoglienza nei confronti degli studenti stranieri. Ogni anno l’ufficio relazioni internazionali cerca volontari che passino la giornata a gestire le attività di accoglienza per gli studenti internazionali che arrivano in Cattolica. Credo di aver cominciato a parteciparvi fin dal mio primo anno di triennale, alla sessione di settembre. Da quel primo giorno da student ambassador poi non ho più smesso. 
Le amicizie strette in quel primo anno sono arrivate fino ad oggi, all’ultimo anno di magistrale. La bellezza di queste giornate è di trovarsi con persone che hanno voglia di scoprire il mondo anche attraverso gli occhi degli altri. Durante queste giornate si prova a parlare un po’ tutte le lingue del mondo, e allo stesso tempo si riscopre l’amore per il proprio Paese, la propria cultura e persino per Milano (ormai seconda casa per tanti studenti). Questo ritrovato “amore di patria” lo si vuole condividere con chi ha preso un aereo per poter passare un semestre o addirittura un anno in Cattolica. 
Per chi ha trascorso un periodo all’estero è possibile ritrovare la vivace atmosfera di un ambiente internazionale, mentre per chi non è ancora partito è possibile vivere un pezzettino del mondo qui in Università. Molti legami che si creano tra studenti italiani e internazionali poi superano confini e oceani, e creano un network che resiste al tempo e alle differenze culturali. Insomma, una presenza nella vita di molti, sia in Italia che all’estero.

La mia presenza in Cattolica, un ricordo indelebile
di Chiara Rossini
Alumna, corso di laurea in Relazioni internazionali, facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, laureata nel 2016

Mi sembra ieri, quella grigia giornata un po’ piovosa, il primo giorno di lezioni, il mio primo giorno da universitaria, eppure sono già passati sei anni da quel lunedì 7 ottobre 2013.
Ricordo l’emozione nello scartabellare l’orario delle lezioni, i nomi dei professori, le aule. Cercare sulla cartina come se stessi organizzando un viaggio on the road in America. Leggere i programmi, le modalità d’esame... La felicità di iniziare un nuovo percorso, studiare, crescere, mettere le basi per il futuro. Entrare nel mondo universitario: gioie e dolori.
Quel primo giorno al primo piano della sede di via Morozzo è iniziata la mia avventura, con l’ansia di non trovare l’aula e di arrivare in ritardo per poi trovarmi con una marea di gente, tutte matricole come me, con le mie stesse preoccupazioni e gli occhi scintillanti!
Corro in largo Gemelli per la lezione di Storia e culture delle civiltà politiche che, chi l’avrebbe detto?, si rivela essere la materia della mia discussione di laurea, tre anni dopo.
La vita universitaria in Cattolica per me è stata un mettersi in gioco, scoprire sempre cose nuove, non solo negli studi ma anche nell’affrontare la vita.
Ho conosciuto persone provenienti da tutti i continenti, condiviso momenti di studio con le ragazze nel meraviglioso Giardino delle Vergini che ci ha visto sorridere, gioire dei nostri successi, piangere tutte insieme con tanti libri, quaderni, penne e fogli svolazzanti nonché con cibo a volontà: mai studiare a stomaco vuoto!
La Cattolica, luogo antico e bellissimo, ex monastero di Sant’Ambrogio con i suoi portici progettati dal Bramante, le statue, lo scalone d’onore... Luogo pieno di storia e di storie, di incontri e scambi, imbevuto di cultura e sapienza; luogo pieno di presenze di prestigio e di fama: quanto ho desiderato arrivarci!
Sono felice di esserci stata, di aver studiato, partecipato, saltato la siepe per festeggiare il traguardo tanto agognato durante quell’incredibilmente soleggiato 1 dicembre.
L’aula Pio XI avrà ancora davanti a sé un solco marcato dal mio avanti e indietro prima di presentarmi alla commissione di laurea!
La mia presenza quasi sicuramente non ha lasciato tracce evidenti, ma il ricordo di questo luogo, delle esperienze vissute, dello scambio culturale e delle amicizie rimarrà sempre in me.

Tante presenze indispensabili per i miei studi
di Eleonora Cappa
Quarto anno del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, facoltà di Scienze della formazione

Era la prima volta che mettevo piede in Università e, complice un treno guasto, ero piuttosto nervosa: arrivare in ritardo il giorno del welcome day della mia facoltà non era esattamente tra i miei piani. 
Varcata la soglia dell’entrata principale, già mi si palesava di fronte la prima difficoltà da universitaria: trovare l’aula nell’immensa sede centrale di Gemelli. “Qua per orientarsi ci vuole una laurea!” avevo pensato rendendomi conto di quanto ironica potesse risultare l’affermazione.
Fortunatamente giunse in mio soccorso un gentile custode (è proprio il caso di dirlo: una “presenza” salvifica che mi indicò la retta via da seguire per giungere a destinazione). 
Trafelata dalla corsa e agitata per l’insolita situazione che stavo vivendo, mi sono accomodata sulla prima sedia libera che ho trovato. Fortunatamente nessuno dei professori responsabili dell’accoglienza aveva ancora parlato e così ho avuto la possibilità di guardarmi intorno e accorgermi di chi mi stava accanto. Ho sorriso alla mia vicina e abbiamo cominciato a chiacchierare. Mai avrei immaginato che quella ragazza sarebbe diventata la “presenza” fissa delle mie giornate con cui affrontare lezioni, cambi d’aula improvvisi, esami e molto altro con tante risate e avventure in questo frenetico e sconvolgente mondo che è l’università.
Lo stesso mondo che mi ha dato la possibilità di conoscere e circondarmi di molte altre presenze indispensabili per il mio percorso accademico e, soprattutto, umano.

Cattolica: la «mia» Università
di Francesca Raimondi
Laureata nel 2015 con lode nella facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, profilo Esperto linguistico d’impresa. Dal 2015 lavora presso l’azienda Exide Technologies nel ruolo di amministratrice vendite/back office commerciale

«La Cattolica sarà la mia università». Questa è la frase che pronunciai non appena entrata nel primo chiostro di Largo Gemelli. Al primo sguardo venni subito pervasa dall’atmosfera unica che si respira lì: accogliente, familiare ma allo stesso tempo cosmopolita ed esclusiva. Gli anni trascorsi in Cattolica sono stati tra i più belli della mia vita.
Ho incontrato gente che veniva da ogni parte del mondo e instaurato molte amicizie. La prima settimana di lezioni ho conosciuto una ragazza che oggi è (a distanza di otto anni) una delle mie migliori amiche e grazie alla quale ho incontrato quello che a giugno diventerà mio marito. Ho imparato davvero a parlare le lingue, grazie agli eccellenti professori madrelingua e al Cap (Centro per l’Autoapprendimento), una risorsa fondamentale per chiunque volesse migliorare le proprie capacità linguistiche. 
Il tempo è volato senza che io me ne rendessi conto e in un attimo mi sono ritrovata a discutere la tesi. Il giorno della laurea mi sentivo leggera ma allo stesso tempo vuota, consapevole del fatto che un capitolo speciale della mia vita si stava concludendo. Ripenso spesso al bel periodo trascorso e mi tengo aggiornata su quanto accade in Cattolica. Mi piace pensare di poter in qualche modo esserne ancora parte e quando si presentano occasioni per farlo, ad esempio poter scrivere un articolo su “Presenza”, le colgo al volo.   Ancora oggi, infatti, la Cattolica è la mia Università. 

La mia presenza nel mondo
di Angelica Giallorenzo 
Terzo anno del corso magistrale a ciclo unico in Scienze della formazione primaria, facoltà di Scienze della formazione  

Ottobre, primo giorno in Cattolica senza conoscere nessuno. Mi guardavo intorno disorientata, piena di interrogativi e senza sapere cosa ne sarebbe stato di me da lì in poi. L’aula indicata per la lezione si trovava al primo piano, salgo gradino dopo gradino poggiando la mano sul freddo marmo che accompagna la scalinata. Entro, scelgo quel posto in seconda fila dove non c’è ancora nessuno, saluto con voce timida e finalmente... mi siedo. Dopo pochi minuti entra il professore con un maglione verde, un paio di occhiali dalla montatura arancione e un sorriso che ricordo ancora adesso. Uno di quei sorrisi che fanno l’80% della lezione, perché si sa... “l’entusiasmo fa scuola!”. “Buongiorno ragazze, per me è la prima volta qui. Cominciamo insieme questo percorso...”. Incrocio il suo sguardo e un po’ mi riconosco. La lezione inizia e fra le tante riflessioni fatte dal professore, quella che ricordo più volentieri è la seguente: “Ragazzi, insegnare è un mestiere del cuore. Se non lo sentite lì dentro è meglio che vi alziate da quel banco”. E un po’ pareva commosso, vi assicuro. In quel momento ho capito di aver trovato il mio posto nel mondo, ho capito che non avrei voluto essere da nessun’altra parte e che la mia decisione di iscrivermi a questa facoltà, nonostante le mille difficoltà, sia stata la scelta più giusta, coraggiosa e coerente della mia vita. Certi posti e certi incontri ti cambiano il metabolismo. E la vita. 

Sono seduta al mio posto
di Mariaelena Alberti 
Terzo anno del corso di laurea in Psicologia, facoltà di Psicologia

Sono seduta al mio posto, in università. Come si fa a descrivere una vita intera che cambia tra quei banchi? Sono seduta al mio posto, è il primo giorno, accanto a me la mia prima compagna d’avventura. E il giorno dopo già mi sento a casa, pensando che in quell’immensa folla l’avrei ritrovata. Sono seduta al mio posto, e le amicizie si moltiplicano, siamo un gruppo ormai. Mi sembra assurdo, come devo comportarmi? E se non mi accettassero perché sto sempre zitta, perché il silenzio mi tiene da tempo prigioniera? Ma, proprio in loro compagnia, incomincio a sciogliere i suoi lacci. Sono seduta al mio posto, la professoressa sta parlando dei miei argomenti preferiti! Avevo così tanta paura che la psicologia non mi piacesse e, invece, più l’ascolto e più me ne convinco: voglio diventare una psicoanalista. E continuano a ripeterlo: “Tutti dicono così, poi cambiano idea”. Ma io continuo a vedere questa fiamma dentro di me, il tempo non la spegne. Sono seduta al mio posto, aspetto che chiamino il mio nome a questo esame. Mi danno forza quegli sconosciuti che, in un attimo, sono diventati degli amici. Che meraviglia quando dico: “Non sono d’accordo con Lacan” alla mia professoressa lacaniana. Sono seduta al mio posto, e non ho più paura. Mi sento a casa, circondata dagli amici e da quei professori talvolta noiosi, talvolta interessanti. Non lo nota mai nessuno, ma lascio sempre un posto vuoto accanto al mio, aspetto che una persona speciale venga a sedersi accanto a me. 

Le mie presenze e i miei titoli
di Marinella Mola
Alumna della facoltà di Giurisprudenza, 1994
Scuola di Specializzazione in Comunicazioni Sociali, 1999

La mia lunga esperienza e presenza in Università Cattolica si compone di una laurea in Giurisprudenza (Tesi in Storia del diritto romano con il professor G. Luraschi, presso la cui Facoltà sono rimasta in qualità di cultrice della materia per un paio d’anni) seguita da un diploma post-laurea, con lode, alla (allora) Scuola di Specializzazione in Comunicazioni Sociali a indirizzo Spettacolo, diretta dal professor G. Bettetini. Mi sono specializzata alla Sscs (oggi Almed) con una Tesi in Teoria e tecnica degli audiovisivi con il professor A. Negri. Nel 2000 ho avuto l’onore del Premio Agostino Gemelli come miglior diplomata alla Sscs del mio corso/indirizzo. Durante il post laurea ho svolto vari stage (parte del programma della Scuola di Specializzazione), e ho cominciato a lavorare pochi mesi dopo averlo terminato. Sono subito entrata nel campo dei contenuti web dell’allora nascente Internet, lavorando per un’azienda di primaria importanza del settore. Ho fatto esperienza nel marketing, per poi passare a lavorare nella redazione interna di uno dei principali portali italiani. In quel periodo ho preso il tesserino da Giornalista Pubblicista con iscrizione al relativo albo. Successivamente sono passata a occuparmi di comunicazione Corporate e oggi sono capo ufficio stampa di una delle maggiori internet company italiane. 

Alla presenza di Achille ed Ettore
di Massimiliano Filippi
Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di laurea triennale in Lettere, indirizzo storico, II anno 

Quella volta in cui Marco Rainini, docente di Storia della Chiesa, fece riflettere noi studenti sul significato profondo delle discipline umanistiche con le seguenti parole: «Chi di voi avrà la ventura di insegnare alle medie avrà tutto il mio rispetto. Insegnare ai ragazzini chi è Achille e chi è Ettore significa insegnare due modi di porsi nei confronti della famiglia e della patria che avranno poi esiti importanti per tutta la loro vita. Insistere in modo asettico con l’educazione civica senza un esempio pratico potrebbe non essere sufficiente: se si continua a dire a un ragazzino di trattare bene il suo prossimo, rispettare la famiglia, ecc… lo farà e non lo farà; ma se gli si racconta di Enea che porta sulle spalle il padre mentre fugge da Troia, il senso della famiglia lo capisce, lo apprende quasi senza accorgersene». Le parole del professore mi sono rimaste impresse nell’anima e mi hanno svelato il significato profondo delle discipline umanistiche come modello, come esempio, per rendere le persone migliori. Proprio per questo bisogna combattere per salvaguardare queste discipline: per non commettere l’errore di perdere quello che abbiamo guadagnato a fatica con secoli di conquiste in campo di civiltà. Per questo e per altri spunti di riflessione, non smetterò mai di ringraziarlo. 

Da nord a sud, le presenze che non ti aspetti
di Raffaella Lamacchia Acito
Iscritta al secondo anno del corso di laurea in Comunicazione e Società, facoltà di Scienze politiche e sociali

Quando vivi nel Sud Italia e decidi di trasferirti al Nord per studiare, sono molti i dubbi e le preoccupazioni che ti assalgono, ancor di più se scegli di intraprendere il tuo percorso in una grande città come Milano. Sali sul treno carico di valigie e aspettative ma, più ti allontani da casa, più ti senti piccolo, insicuro. Non sai se sarai in grado di affrontare le tante sfide di ogni giorno, non sai come sarà la tua vita lontano da casa, non sai se ritroverai il calore e l’affetto dei tuoi vecchi insegnanti e dei tuoi ex compagni di liceo. E poi, invece, tutto ciò che accade supera le tue aspettative: i chiostri dell’Università Cattolica lasciano intravedere il cielo azzurro della tua nuova vita, cammini per i corridoi e li trovi pieni di ragazzi che, proprio come te, ogni giorno sono in cerca della loro strada, nelle aule si respira aria di libertà, la libertà di star facendo quello che hai sempre sognato, i professori sono pronti a prenderti per mano e aprire davanti a te nuovi orizzonti, partecipi a incontri, iniziative, conferenze, ti arricchisci ogni giorno sempre di più; non c’è tempo per sentirsi soli. Ed ecco che improvvisamente ti senti grande, ed ecco che l’Università Cattolica è piena di presenze, il tuo cuore è pieno di presenze, tutte le presenze che hai conosciuto e che stanno rendendo il tuo cammino più piacevole e vantaggioso che mai. 

Una presenza stimolante: quella volta che le parole di un professore mi hanno fatto davvero riflettere
di Stefano Guarrera
Terzo anno del corso di laurea in filosofia, facoltà di Lettere e filosofia

Durante il primo semestre dello scorso anno accademico, in una normalissima lezione, il nostro professore di Estetica trattando di Tommaso d’Aquino ci disse: «Sapete ragazzi, quando io e i miei coetanei eravamo matricole, il primo giorno di Università entrò la professoressa Vanni Rovighi, prese la Summa Contra Gentiles di Tommaso, la aprì, la pose sulla cattedra e disse: “Ragazzi, noi oggi, cerchiamo la verità”».
Questo aneddoto raccontatoci mi colpì moltissimo. Che cosa voleva dire la professoressa con quella frase così chiara: “Ragazzi, noi oggi, cerchiamo la verità”? Ci ho riflettuto per settimane e sono forse arrivato a una conclusione: chi ha la fortuna di studiare cosa hanno scritto uomini come Tommaso si trova, a parer mio, all’interno di un grande disegno, di una grande storia che ci accoglie e ci chiede di fare parte di un’unica voce. Una voce che tramanda conoscenze secolari o anche millenarie e che parla attraverso semi di verità depositati in ognuna delle persone che hanno contribuito a essa e che ci hanno lasciato i loro scritti per renderci partecipi delle loro riflessioni. 
È un onore essere testimone di una così preziosa tensione, ricerca: quella della verità, il traguardo più alto a cui l’uomo può giungere. 

La mia presenza di ragazza sognatrice
di Virginia Leonardi
III anno di Linguaggi dei Media, facoltà di Lettere e filosofia

Ecco la mia “presenza”: l’Università Cattolica è per me formazione, condivisione, conoscenza, incontro, maturità. 
Sempre mi ricorderò la sensazione prima degli esami, la sveglia al mattino presto, il profumo di erba appena tagliata che ti avvolge tra i chiostri, la voglia di mettersi in gioco e la paura di sbagliare. Il timore c’è, quello di non rispecchiare le aspettative, di rimanere delusi da un voto inaspettato e tanto altro. Eppure, la semplice camminata tra le mura dell’Università sempre mi ha dato serenità. Quello della Cattolica sembra quasi un giardino dell’Eden, un mondo bucolico, un’oasi. Si respira un’atmosfera di storia, di sapere che ti avvolge, ti rilassa e fa sognare tutti o perlomeno me. Quando, finito il liceo, dovevo scegliere il mio percorso di studi, entrando all’Università Cattolica capii che avrei dovuto fare un corso di lettere e filosofia, ispirata dal clima appena descritto, perfetto per la mia anima riflessiva, umanistica. Sono ancora entusiasta dopo due anni di studio della tranquillità che ti trasmette questo angolo verde in una città industriale come Milano, una piccola dimensione altra che mi è entrata nel cuore al punto di dire, con convinzione, di voler un giorno lavorarci tutta la vita e perché no, proprio come professoressa di lettere e filosofia. È questa la mia presenza all’Università, una presenza totalizzante per una ragazza sognatrice.