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Dsa e integrazione: la Cattolica non lascia indietro nessuno

STUDENTI Dsa e integrazione: la Cattolica non lascia indietro nessuno Negli ultimi cinque anni gli studenti iscritti con disturbi dell’apprendimento sono quasi triplicati. L’ateneo in tutti i campus offre supporto speciale per pratiche amministrative, consulenza pedagogica e aiuto tecnico per le attrezzature informatiche by Francesco Corbisiero | 30 novembre 2020 Offrire supporto, superare le difficoltà, provare a non lasciare indietro nessuno: sarebbe possibile descrivere così, in breve, la missione dei Servizi d’integrazione dell’Università Cattolica. Al webinar – tenutosi lo scorso 25 novembre e moderato da Fabrizio Cappelletti , coordinatore dei Servizi per l’integrazione – la risposta degli studenti in procinto di iniziare il proprio percorso triennale o magistrale è stata partecipe e, più importante ancora, interessata. Alla base della discussione è stata posta la preoccupazione per la crescita – quasi triplicata nel corso degli ultimi cinque anni accademici – del numero di iscritti affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (D.S.A), un allarme di fronte al quale urge non farsi trovare impreparati, mettendo a disposizione strumenti compensativi. Supporto nel disbrigo delle pratiche amministrative, consulenza pedagogica e aiuto tecnico per quanto riguarda la strumentazione informatica: queste le tre linee-guida attorno alle quali l’ufficio svolge il proprio lavoro quotidiano di sostegno in ogni distretto, da Milano a Brescia, da Piacenza a Roma. Sui banchi, in fondo, a tutti può capitare di dover prendere atto delle proprie carenze rispetto alle materie di studio, all’acquisizione di conoscenze e competenze specifiche, addirittura in relazione all’orientamento iniziale verso la facoltà, spesso scelta a scatola chiusa. Entrambi hanno raccontato, nei rispettivi interventi, la propria esperienza, facendo riferimento agli ostacoli incontrati e oltrepassati grazie al soccorso prestato loro dai Servizi d’integrazione, concludendo con un invito al coraggio: occorre essere ambiziosi e puntare in alto, cogliere ogni opportunità, cercare sempre il confronto con colleghi e docenti.

 

Migranti e religione, una ricerca Unicatt in Senato

All’evento, che sarà moderato dal vaticanista Piero Schiavazzi , interverranno il presidente della Conferenza Episcopale, cardinale Gualtiero Bassetti , e il ministro dell’Interno, prefetto Luciana Lamorgese . Inoltre sarà l’occasione per presentare il Progetto FASI: si tratta di un’esperienza concreta e innovativa di formazione, auto-imprenditoria e start-up per 3.000 immigrati regolari delle regioni meridionali, attuata per conto del Ministero dell’Interno nella cornice di un programma europeo, che sarà illustrata da Mario Baccini , presidente dell’Ente Nazionale del Microcredito. Contestualmente il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli esporrà in anteprima i risultati della ricerca “Migranti e appartenenza religiosa” : uno studio inedito e multidisciplinare che l’Ateneo ha condotto nell’arco di tre anni, foriero di nuovi approcci alla governance dei fenomeni migratori. migranti #integrazione #politichemigratorie Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Inclusione, Covid -19 non ferma Universi

eCatt Inclusione, Covid -19 non ferma Universi Una redazione nata con l'idea di raccontare il mondo dell'Università Cattolica con uno sguardo diverso, grazie al coinvolgimento attivo di persone disabili, del territorio e delle istituzioni. Ospitata da Piacenzasera.it non ha mai smesso di comunicare by Sabrina Cliti | 12 maggio 2020 «Un progetto di collaborazione tra più istituzioni, capace di far riflettere sull’accoglienza e di rendere concreta l’inclusione, valorizzando al massimo le risorse di tutti». Questo è Universi secondo il suo coordinatore scientifico, il professor Pier Paolo Triani , pedagogista della facoltà di Scienze della formazione. Ascolta "Inclusione, il Coronavirus non ferma Universi" su Spreaker. Perché passione e inclusione non hanno ostacoli. Le riunioni di redazione plenarie si tengono negli spazi del campus di Piacenza dell’Università Cattolica, ma sono costanti il confronto e l'interazione online con il coordinamento di Fabio Franceschetti e Mauro Ferri di PiacenzaSera.it. universi #inclusione #integrazione #redazione Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Migrazioni, il ruolo della religione

ricerca Migrazioni, il ruolo della religione Presentato al Senato, alla presenza del presidente della Cei Gualtiero Bassetti e del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese , uno studio dell’Ateneo che apre a nuovi approcci nella governance dei fenomeni migratori 22 gennaio 2020 Migrazioni e appartenenza religiosa. È il tema della ricerca che è stata presentata lo scorso 22 gennaio al Senato dal rettore Franco Anelli , alla presenza del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti , e del ministro dell’Interno, prefetto Luciana Lamorgese . From the periphery to the core, for a new humanism ” è uno studio inedito e multidisciplinare che l’Ateneo ha condotto nell’arco di tre anni, foriero di nuovi approcci alla governance dei fenomeni migratori. Lo studio ha confermato le ipotesi iniziali: al di là della sua straordinaria complessità e di investimenti di ricerca ancora insufficienti, vi è un pregiudizio ideologico che impedisce di cogliere adeguatamente il ruolo della religione nei processi migratori e di integrazione. L’identità religiosa è una fonte di resistenza e resilienza, ma è anche ciò che conferisce significato alla decisione di migrare, specie per chi ha sperimentato solo dopo la migrazione un contesto di libertà religiosa. Tuttavia, l’identità religiosa dei migranti deve spesso scontrarsi con le visioni stereotipate che aleggiano nell’opinione pubblica, sia nel caso dei migranti musulmani, sia in quello dei migranti cristiani, che sperimentano con sofferenza e amarezza la scarsa familiarità degli italiani nei riguardi di tradizioni religiose diverse da quella romano cattolica. Ciò chiama in causa sia l’esigenza di alfabetizzazione religiosa, ma anche quella di riacquistare un legame con la sua dimensione trascendente, con la religione “vissuta” e non meramente ridotta alla sua dimensione culturale, facendo dell’immigrazione una sfida profetica per una società che afferma di fondarsi su radici cristiane.

 

Integrare? Impresa (sociale) riuscita

cattolicapost Integrare? Impresa (sociale) riuscita Quattro fondatori under 30, 6 mesi di corso per 12 tra richiedenti asilo e rifugiati per renderli autonomi: sono gli ingredienti del successo imprenditoriale di Officina Casona. Durante la triennale in Scienze linguistiche per le Relazioni internazionali in Università Cattolica Francesca ha partecipato a un progetto Overseas negli Stati Uniti e ha vissuto un’esperienza di volontariato internazionale grazie al Charity Work Program dell’Ateneo. L’idea è nata da un gruppo di giovani, tutti laureati da un paio di anni e uniti da un’esperienza di volontariato in una fondazione locale: Michele , architetto, Gloria , laureata in gestione d’impresa, Andrea , copywriter (nelal foto in alto con Francesca) . Per questo ha intrapreso un nuovo percorso, l’ Executive master in Social Entrepreneurship (EMSE) dell’ Alta Scuola Impresa e Società (Altis) , vincendo una borsa di studio totale di Ubi Banca: «È stata la chiave di volta che ci ha fatto fare il salto dall’idea alla realtà. Dopo sei mesi di attività di aggregazione, i quattro ragazzi hanno bussato alla porta di Fondazione Somaschi e Intrecci, due cooperative sociali che gestiscono centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, con la proposta di dare vita a laboratori di manualità basati sul recupero. La grande sfida che hanno vinto è stata quella di riuscire a portare nel centro persone del territorio che non hanno familiarità con il mondo del volontariato e dell’accoglienza, per far vivere loro un’esperienza di incontro e condivisione con i rifugiati. Ne sono scaturiti i primi tre laboratori, di legatoria, serigrafia e cucina, avviando inoltre corsi di formazione al lavoro, alla lingua e alla socialità per 12 richiedenti asilo e rifugiati under 35, a cui si sono aggiunti quelli di pelletteria con stampa serigrafica, di ciclomeccanica, di falegnameria, e di ceramica.

 

Migranti, dall’emergenza all’integrazione

ateneo Migranti, dall’emergenza all’integrazione L’interculturalità naturale dell’Europa, nata come progetto di unione fra diversità culturali, è sfidata dalla necessità di sviluppare un approccio interculturale verso nuovi cittadini e nuovi arrivati. Dopo l’accoglienza e l’educazione, l’integrazione e l’intercultura All’intercultura è totalmente dedicato un nuovo progetto didattico sperimentale, il Modulo Jean Monnet Ideal (Interculltural Dialogue in Europe and Active Policies ), iniziato nel 2017 per ripetersi in due edizioni nel 2018 e 2019. “Emergenza profughi” e “integrazione” Se è vero che l’intercultura provoca sentimenti dissonanti, dall’entusiasmo alla paura, è vero anche che chi risiede nelle aree del mondo che promuovono la pace e la coesistenza tra diversi, ha l’onere dell’impegno verso il mantenimento di questo modello sociale. Ciò che l’Ateneo si propone di formare nei giovani è la corretta “postura” di fronte all’Alterità, che porta a non negare né se stessi né l’Altro, in nome di una fratellanza che si costruisce giorno per giorno, fatta di gesti, testimonianze e dialogo continuo. Si tratta infatti di un’area-pilota, in Italia, tra le prime mete di approdo dei migranti negli anni 80-90 e tuttora interessata da flussi migratori e dalla decrescita demografica in seguito alla crisi economica. Direttrice del Cirmib - Centro di Iniziative e ricerche sulle migrazioni di Brescia #intercultura #integrazione #accoglienza #immigrazione Facebook Twitter Send by mail Print PROPOSTE FORMATIVE Insieme al master in Competenze interculturali. Corsi per la Scuola e Formazione per gli insegnanti : Misurare la Sensibilità Interculturale per insegnare in classi multietniche La cultura arabo-islamica oltre gli stereotipi La Summer School: “ Mobilità Umana e Giustizia Globale ” Il Corso di Alta Formazione in Sviluppare competenze interculturali nell'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati.

 

All-in, l'inclusione che fa rima con successo

Integrazione All-in, l'inclusione che fa rima con successo Il successo formativo e la realizzazione professionale degli studenti immigrati dipendono da dinamiche di inclusione sociale. In che misura questi studenti sono in grado di trasformare lo svantaggio dell’immigrazione in un vantaggio educativo? Come questi giovani superano gli ostacoli e colgono le opportunità formative e sociali presenti nei contesti in cui vivono? SUccesso nei PERcorsi formativi degli studenti di origine immigrata che riguarda proprio i percorsi di quegli alunni di origine straniera che ottengono ottimi risultati scolastici. “Quello dell’inclusione è uno dei temi cruciali in un’ottica futura - ha fatto sapere il prorettore Mario Taccoli ni - Le dinamiche inclusive adottate dall’Ateneo sono testimonianza dell’innesto qualificato ed adeguato che l’Università deve avere nei confronti del territorio, un innesto che riguarda i settori sociale, professionale, ed educativo”. Talvolta frutto di una scelta, ha commentato il Preside della facoltà di Scienze della Formazione Luigi Pati: “Evoluzione delle telecomunicazioni e dei flussi migratori sono alla base del cambiamento della nostra società. Durante il convegno non sono mancate le testimonianze di quei ragazzi - studenti, laureati e neolaurandi - che queste dinamiche di integrazione le hanno vissute sulle propria pelle, ed oggi, al termine dei loro studi in Scienze della formazione usano la proprio esperienza umana quale bagaglio esperienziale in più. Le sorelle di origine marocchina Nora e Laila Khammich , Jurgen Lleshj , di origine albanese, e Sandra Aba Darko , nata in Ghana e giunta in Italia all’età di 6 mesi, raccontano: “l’incontro di culture diverse? È un arricchimento.

 

L'integrazione si gioca anche a scuola

Brescia L'integrazione si gioca anche a scuola Una ricerca-azione della facoltà di Scienze della formazione ha indagato il livello di partecipazione scuola-famiglia in alcuni istituti della Provincia di Brescia con alunni stranieri. by Antonella Olivari | 31 ottobre 2017 La Lombardia è la regione con il numero più elevato di alunni con cittadinanza non italiana (191.526 allievi, il 24,3% della popolazione scolastica con cittadinanza non italiana), seguita dal Veneto (91.867, l’11,7%), dall’Emilia Romagna (90.286,l’11,5%). Partendo da questi dati i pedagogisti della facoltà di Scienze della Formazione sono convinti che si debba elaborare un modello educativo interculturale per la piena integrazione di tutte le diversità. Proprio nelle scuole si deve costruire una reale esperienza di apprendimento e di inclusione sociale e lo si può fare grazie alla collaborazione di tutti i soggetti educativi del territorio. Una ricerca-azione biennale, condotta da un gruppo di ricercatori della Cattolica coordinati dal preside della facoltà di Scienze della formazione Luigi Pati , che ha indagato il livello di partecipazione scuola-famiglia in 8 scuole di ordini e gradi differenti della Provincia di Brescia con alunni stranieri. Tutto questo perché il dialogo tra scuola e famiglia porta a una corresponsabilità tra le parti che diventa il risultato della capacità personale e di gruppo di inserirsi con creatività nell’ideazione di nuovi modelli di sviluppo e di azione. Le ragioni sono quelle di stabilire tra scuola e famiglia "un vero e proprio patto educativo per favorire una migliore formazione degli studenti, sia in termini di inclusione sociale, che di rinnovamento necessario in aue dove spesso la maggioranza ha provenienze diverse da quella locale" ha concluso Pati.

 

L’Europa è la soluzione, non il problema

POLITICA L’Europa è la soluzione, non il problema Pensare di risolvere le sfide che preoccupano i cittadini dell’Unione abbandonando il progetto europeo è un errore. by Andrea Siravo | 30 marzo 2017 «Per affrontare i problemi dell’immigrazione, della disoccupazione e dell’instabilità internazionale serve una maggiore presa di coscienza e un coinvolgimento dei cittadini dimostrando che l’Europa è la soluzione e non il problema». A pochi giorni dalle celebrazione per i 60 anni della firma dei Trattati di Roma, Riccardo Ribera d’Alcalà (nella foto) , direttore della Direzione generale delle politiche interne al Parlamento europeo, è convinto che l’Europa abbia tutti i mezzi per superare le sfide che preoccupano i cittadini dei 27 stati membri dell’Unione. Nel suo intervento il direttore generale ha sottolineato il ruolo fondamentale che ha avuto l’assemblea di Strasburgo nel processo d’integrazione europea a partire dalla firma dei Trattati di Roma nel 1957. L’Europa dovrebbe cogliere l’occasione di questo anniversario per poter ripercorrere le fasi della Costituzione dell’Europa e poter prendere atto dei progressi compiuti e delle acquisizioni in 60 anni di integrazione europea, anche per poter guardare con onestà e con chiarezza a tutto ciò che ha funzionato». Al termine, la consegna delle borse di studio agli studenti meritevoli [IL PROGRAMMA] GIOVAGNOLI, GLI EUROPEI AL BIVIO A 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma , che posero le basi del Mercato comune, lo storico della facoltà di Lettere e filosofia Agostino Giovagnoli ripercorre la storia dell’Unione europea. Anche oggi, dai problemi dell’integrazione europea si esce solo non con meno ma con più integrazione [LEGGI L’ARTICOLO] GENERAZIONE ERASMUS, L’EUROPA SIAMO NOI Per i ragazzi dello storico progetto di scambio studentesco, l’Unione europea ha tutt’altro che un significato astratto .

 

Migranti, i ponti dell’integrazione

milano Migranti, i ponti dell’integrazione Presentato in Cattolica a Milano il Rapporto mondiale di monitoraggio dell’educazione 2019 dell’Unesco “ Migrazioni, spostamenti forzati ed educazione ”: sono 1,5 miliardi i giorni di scuola che dal 2016 i ragazzi rifugiati hanno perso nel mondo. E dal 2016 i ragazzi rifugiati in altri Paesi hanno perso complessivamente 1,5 miliardi di giorni di scuola per via della loro condizione. Si calcola che nei prossimi anni, nel solo Venezuela si sposteranno circa 3 milioni di persone, perché nel loro Paese non si riesce ad offrire delle strutture adeguate, senza dimenticare tutte le problematiche legate alla politica e ai problemi sociali. “Serve dare una risposta concreta e globale ai bisogni educativi dei rifugiati, per garantire loro il diritto all’istruzione”: è sulla base di queste parole che si fonda il Rapporto mondiale di monitoraggio dell’educazione 20 19 dell’Unesco “Migrazioni, spostamenti forzati ed educazione” . Promosso dal Centro di ricerca sulle relazioni interculturali dell’ateneo, insieme alla facoltà di Scienze della formazione, l’evento è stato aperto dal rettore Franco Anelli , e dal preside della facoltà di Scienze della formazione Luigi Pati. Uno dei dati presentati riguarda appunto il tasso di abbandono scolastico dei migranti, che si attesta al 19%: quasi il doppio rispetto agli studenti nati in Europa (10%). Milano - conclude Stefania Giannini - è un modello citato dall’Unesco per l’inserimento nella scuola dell’infanzia e l’attenzione all’integrazione dei bambini di cittadinanza non italiana nella scuola dell’obbligo.

 

Dopo le elezioni, le sfide per l’Europa

Parlano i professori Alessandro Rosina, Andrea Boitani e Rony Hamaui by Simone Gervasio | 04 giugno 2019 Stiamo vivendo un punto di svolta in cui populisti ed euroscettici ottengono consensi e risultati difficilmente immaginabili pochi anni fa. Le recenti elezioni europee ne sono una prova evidente. Secondo il demografo dell’Università Cattolica Alessandro Rosina le spiegazioni dell’ascesa del populismo sono da ricercare nei cambiamenti demografici, nell’invecchiamento dell’Europa, che va di pari passo però con l’innovazione tecnologica e con la sempre più centrale attenzione che si dà al fenomeno dell’immigrazione. Un’Europa che è sempre più vecchia ha un rapporto complicato con le nuove generazioni: migliorarlo è condizione imprescindibile per un futuro in cui l’Italia possa giocare un ruolo diverso, più attivo, nelle sorti europee». Analizzando i dati del Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo si intuisce come gran parte di loro riconosca nell’Unione Europea un’istituzione forte che negli anni ha saputo tenere fede al suo compito principale, ossia quello di non avere più i conflitti del secolo scorso. Il sentimento europeo, che è forte nei giovani, inizia però ad attecchire meno in una parte di essi che fa fatica a vedere nell’Europa unita una soluzione, anzi prova sfiducia nelle sue effettive possibilità. Come sottolinea Boitani, «i populisti hanno bisogno di nemici da combattere, spesso infatti trovano terreno fertile negli errori delle classi dirigenziali che li hanno preceduti, e sfruttano spesso delle percezioni sbagliate, l’elemento paura che costantemente alimentano, per creare consensi. Di questo fenomeno si è parlato in Libreria Vita e Pensiero con Andrea Boitani , docente di economia politica dell’Università Cattolica di Milano, e Rony Hamaui , presidente di Intesa San Paolo ForValue e professore di Economia monetaria, autori del libro “ Scusi prof, cos’è il populismo ?” (Vita e Pensiero).

 

Migrazione e bullismo, presentati i dati Unesco

Brescia Migrazione e bullismo, presentati i dati Unesco Nella seconda edizione del congresso "World Anti-Bullying Forum", finanziato dall'Unesco, è emerso come i giovani migranti o appartenenti a gruppi etnici minoritari abbiano maggiore probabilità rispetto ai coetanei di subire bullismo e cyber-bullismo. I dati non lasciano dubbi: dal report emerge infatti come, nei diversi Stati, giovani migranti o appartenenti a gruppi etnici minoritari abbiano una maggiore probabilità rispetto ai loro coetanei di subire bullismo. Questo accade nel 33% dei casi in Nord-America e Europa, dove il 26% dei nativi è vittima di bullismo tradizionale, mentre sul fronte cyberbullismo le stime parlano del 14% dei migranti, contro il 9% degli autoctoni. I risultati degli studi scientifici evidenziano inoltre come, nei casi di bullismo etnico, ad avere un ruolo cruciale sono meccanismi e processi psicologici diversi da quelli alla base del bullismo tradizionale. In queste ultime, infatti, solitamente il giovane prepotente prevarica per ottenere l'approvazione dai coetanei e un ruolo di leader nel gruppo. Nel caso del bullismo etnico, invece, a generare le azioni sarebbe il pregiudizio verso chi appartiene a una diversa minoranza o è immigrato, e non le dinamiche di gruppo. Per questo motivo i dati raccolti dal report scientifico saranno tradotti dall’UNESCO in documenti di indicazione di linee politiche da sviluppare in corretti interventi contro di questa allarmante forma di bullismo, il cui contrasto è considerato una priorità dalla stessa UNESCO.

 

Disabilità, quanto resta da fare

Il bisogno di aiuto di cui necessitano emerge già dal fatto che oltre un terzo di queste persone vive da solo, tra gli ultrasessantacinquenni la quota sale al 42,4%. Si tratta di dati molto preoccupanti poiché palesano una diffusa condizione di vulnerabilità che coinvolge un numero elevato di persone, che non possono contare sull’aiuto di un familiare. I dati raccolti evidenziano che il livello di istruzione per questo gruppo di popolazione è mediamente basso, nella classe di età 45-64 anni la percentuale di persone che hanno al più la licenza media si attesta a circa il 70%, senza significative differenze di genere. Questi numeri testimoniano il forte divario che c’è tra le persone con disabilità e il resto della popolazione, dove la quota di persone con titolo di studio basso nella classe di età 45-64 anni è di circa il 50%. Un altro diritto in parte disatteso è quello al lavoro, nella classe di età 45-64 anni la percentuale di persone in condizione di disabilità occupata è il 18%, nel resto della popolazione 58,7%, con rilevanti differenze di genere. Permane, dunque, la carenza di servizi e assistenza formale da parte del sistema sociale, che costringe le famiglie a continuare a svolgere e a farsi carico della maggior parte delle attività di cura e di aiuto ai loro componenti in condizione di disabilità. Il processo di integrazione delle persone con disabilità ha raggiunto in Italia un livello assai elevato» afferma Luigi D’Alonzo , docente di Pedagogia speciale dell’Università Cattolica e incaricato del rettore per l’integrazione degli studenti con disabilità o dislessia di tutte le sedi dell’Ateneo.

 

Rifugiati, un pass per il lavoro

milano Rifugiati, un pass per il lavoro Espar è un documento che, alla fine di un percorso, certifica le competenze dei migranti per facilitare l’integrazione e l’ingresso nel mondo del lavoro. by Maria Francesca Moro | 15 febbraio 2018 Molto più importante di un passaporto o di qualsiasi altro documento che descrive le generalità di una persona. Il documento è pensato per certificare le competenze dei rifugiati, perché solo diventando consapevoli di quel che si è in grado di fare è possibile trovare un lavoro adatto a sé. L’incontro è stato introdotto dal professor Alessandro Antonietti , direttore del Centro di ricerca sull’orientamento e lo sviluppo socio-professionale dell’Università Cattolica (Cross), e da Maria Assunta Rosa del Ministero dell’Interno, che ha definito Espar «la prova che migliorare l’accoglienza è possibile». Cristina Pugnal , dell’Istituto Oikos Onlus, e Martina Vitalone, della Coperativa Lotta contro l’emarginazione hanno raccontato il progetto in qualità di operatrici in centri di accoglienza, portando alla luce storie di integrazione e speranza. Con loro, alcuni dei protagonisti di queste storie: tre giovani arrivati da poco in Italia che, con sincerità e un pizzico di imbarazzo, hanno raccontato di come Espar abbia dato loro un concreto progetto per il futuro. Diego Boerchi , ricercatore del Dipartimento di Psicologia, ha presentato i dati sull’occupazione dei rifugiati nel territorio italiano, prima di lasciare spazio a una tavola rotonda moderata da Paolo Foschini del Corriere della Sera.

 

Omenea: egiziana, anzi italiana

Teatro Omenea: egiziana, anzi italiana La studentessa di Economia della Cattolica ha dialogato al Piccolo Teatro Melato con Giacomo Poretti nello spettacolo Ambrogio e Agostino, conoscersi per riconoscersi. E racconta la sua storia di integrazione riuscita a Milano 10 dicembre 2019 di Marianna Mancini e Lorenzo Cultrera Ambrogio e Agostino, conoscersi per riconoscersi . Il monologo dell’attore Giacomo Poretti , andato in scena il 9 dicembre al Piccolo Teatro Melato di Milano, mette a confronto due santi che gettarono le basi della prima chiesa cristiana e che si incontrarono realmente, l’uno proveniente da Occidente, l’altro da Oriente. E non a caso è intervenuta nello spettacolo una studentessa di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Omenea Zaid , che ha raccontato la sua storia, ulteriore esempio di come la città di Milano sappia accogliere e integrare chi vi arriva. Riconoscendo all’Italia una grande capacità di accoglienza, Omenea non dimentica tuttavia di aver subito episodi di razzismo, dei quali ora parla senza timore. Consapevole di aver ricevuto tanto dall’Italia («l’istruzione come prima cosa») desidera aiutare il Paese di cui è cittadina da quando ha 14 anni. Una cosa che mia madre mi ha sempre insegnato è che se una persona ti dà qualcosa tu devi restituirle sempre il doppio».

 

Migrazione e cittadinanza

Ecco i dati del MigraREport 2019 elaborati dal CIRMiB by Bianca Martinelli | 27 novembre 2019 Il quadro statistico vede un’inversione di tendenza: con 157.463 residenti stranieri (pari ad una incidenza del 12,4%), per la prima volta dopo 6 anni la provincia di Brescia assiste ad un incremento, seppur modesto, di popolazione non autoctona. Fra i motivi, la maggiore stabilità occupazionale, le molteplici azioni pro-immigrati, svolte negli anni, e la capacità del territorio di farsi carico di bisogni hanno permesso alla popolazione immigrata di radicarsi maggiormente e di superare i momenti più difficili. A Brescia l’incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva (rimasta invariata dallo scorso anno) supera quella lombarda (11,7%) e italiana (8,7%) e in Lombardia la provincia di Brescia è scivolata di una posizione: da seconda è diventata terza, dopo Milano (14,5%) e Mantova (12,9%). Rispetto al genere, la componente femminile rappresenta il 51% del totale degli stranieri residenti (valore stabile); disequilibri di genere sono sempre presenti all’interno di alcune nazionalità, come Ucraina e Moldova (per due terzi donne) e Senegal ed Egitto (per due terzi uomini). Nella scuola secondaria di secondo grado l’incidenza è del 11,9%, con poco più di 4 giovani stranieri su 10 che si iscrivono all’Istituto tecnico e poco meno 4 su 10 che si iscrivono ad un Istituto professionale. I dati delle prove Invalsi dell’a.s. 2017/18 evidenziano che in provincia di Brescia, gli studenti nativi ottengono punteggi più brillanti di quelli non nativi in tutti i segmenti scolastici e in entrambe le prove di Italiano e Matematica. Gli allievi più svantaggiati nelle performance sono gli stranieri nati all’estero, ma anche, soprattutto, coloro che hanno un basso livello socio-economico della famiglia di origine #migrazione #integrazione #dati #report #flussimigratori #immigrazione Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Il distretto di Ponente: scelte e prospettive per l’integrazione dei servizi

gennaio 2019 Integrare i servizi destinati a minori e disabili e migliorarne l’accessibilità: questo l’obiettivo 2020 del Distretto di Ponente . L’appuntamento, aperto a tutti, è alle 9 in Cattolica Clicca qui per scaricare il programma dell'incontro. integrazione #minori #disabili Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Immigrati, verso una normalizzazione al ribasso

Stranieri integrati ma più poveri, calano i tassi di occupazione, ma aumentano le somme di denaro inviate nei paesi d’origine. by Bianca Martinelli | 17 ottobre 2016 Sempre più integrati e attivi nel mondo del lavoro eppure sempre più poveri: è la fotografia scattata dal Cirmib, il Centro di iniziative e ricerche sulle migrazioni , agli immigrati stranieri presenti o residenti sul territorio di Brescia e provincia. ha illustrato la Direttrice del Cirmib Maddalena Colombo - Ciò vale sia per gli uomini (passati da un tasso di disoccupazione del 2,1% nel 2004 all’9% nel 2015) sia per le donne, il cui tasso di disoccupazione è passato dal 5,6% nel 2004 al 9,7% nel 2015). Mentre a rimanere costante è la scarsa qualità del lavoro svolto dai cittadini immigrati: ovvero principalmente dipendente per ambo i sessi, nelle mansioni di operaio generico e industriale per i maschi e e addetto ai servizi alla persona per le donne. In materia d’integrazione è interessante notare come le donne straniere, al pari delle italiane, facciano sempre meno figli poiché – come fa notare Colombo – «E’ cambiata la percezione dei figli anche da parte degli stranieri, a fronte di un’occupazione in calo la maternità rappresenta un costo». Rimane invece appannaggio di pochi (solo il 5,7%) l’acquisto della proprietà immobiliare, mentre la maggior parte degli stranieri di Brescia a provincia (68,3%) vive in affitto, prevalentemente da privati, con poco accesso all’edilizia pubblica. Sempre in materia di occupazione, infine, emerge la diminuzione dei nuclei che percepiscono meno di 500 euro al mese, mentre sono aumentati i nuclei con più di 1.500 euro.

 

Mettiti nei miei panni, esperienza da fare

MILANO Mettiti nei miei panni, esperienza da fare Successo per l’iniziativa del Servizio integrazione studenti con disabilità, che ha proposto per la prima volta, oltre alle simulazioni di limitazione visiva e motoria, un laboratorio per sperimentare i problemi relativi ai deficit uditivi. “ Mettiti nei miei panni ”, l’iniziativa del Servizio integrazione studenti con disabilità e studenti con Dsa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore giunta alla quinta edizione, continua la propria sfida per sensibilizzare l’intera comunità accademica alle tematiche della disabilità. Martedì 10 maggio 2016 , nella sede di Milano (largo Gemelli 1), dalle 9 alle 16 , con partenza dal Cortile d’Onore, sono state proposte attività di role taking non-stop : simulazione di limitazione visiva e motoria all’interno dei chiostri universitari, con la collaborazione di volontari e studenti con disabilità. L’iniziativa è stata finanziata, per il 2016, utilizzando il fondo per studenti disabili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, costituito con la quota che ogni iscritto dell’Ateneo può versare come forma di solidarietà per sostenere le attività in questo settore. I numeri sempre più in aumento dei ragazzi con disabilità o con disturbo specifico dell'apprendimento (Dsa) che accedono al nostro servizio testimoniano la bontà del nostro intervento educativo e didattico. Per molto tempo si è pensato che fossero sufficienti l’impegno personale dell’operatore, la sua buona volontà nell’aiutare il soggetto con bisogni speciali, la sua delicatezza d’animo per sopportare un evento educativo che a molti, ancora oggi, pare insopportabile» aggiunge il delegato del Rettore al Servizio. Ma le esperienze che in questi anni si sono effettuate e le riflessioni che da esse sono scaturite, ci dicono come emerga preponderante l’esigenza che gli operatori possano mostrare non solo carità, ma anche competenza professionale, essenziale per soddisfare i bisogni particolari di queste persone».

 

Il viaggio di Abdoul

Brescia Il viaggio di Abdoul Il ragazzo, giunto dal Senegal in Italia su un barcone, ha raccontato agli studenti del corso di Pedagogia Interculturale l'esperienza vissuta sulla propria pelle. maggio 2016 Un gruppo di studenti del corso di Pedagogia Interculturale tenuto dalla prof.ssa Monica Amadini , giovedì 5 maggio, ha avuto l'opportunità di incontrare quattro ragazzi africani che hanno vissuto l'esperienza migratoria e che ora si trovano in Italia come richiedenti asilo. L'incontro è stato caratterizzato dalla testimonianza di Abdoul , un giovane ventottenne senegalese che ha raccontato la sua tormentata esperienza ; partito dal Senegal in cerca di lavoro, ha attraversato Mali e Niger per poi giungere in Libia. Attraverso le parole di Abdoul, gli studenti hanno potuto osservare l'esperienza migratoria da un punto di vista diverso: non quello di chi accoglie, bensì dalla prospettiva di chi migra. Nell'immaginario comune italiano - legato soprattutto e spesso quasi unicamente alla prospettiva di chi accoglie – è presente e fortemente impressa l'idea che queste persone migrino verso l'Europa alla ricerca di una vita migliore. In questa fase i migranti si scontrano con un’altra realtà dei fatti: la maggiore offerta di lavoro in Libia è reale, ma la situazione politica e sociale in cui si trova il Paese non permette alle persone di costruirsi una vita migliore e libera. In Libia l'atteggiamento nei confronti dello straniero in cerca di lavoro è di prevaricazione e dominio: essi vengono spesso imprigionati senza alcuna legittima motivazione e la loro libertà viene vincolata al pagamento di un riscatto.

 

La scuola oggi, povera e multiculturale

Brescia La scuola oggi, povera e multiculturale La giornalista Benedetta Tobagi ha presentato il suo ultimo volume “La scuola salvata da bambini”, in cui illustra problematiche e situazioni connesse all’istruzione e all’immigrazione con cui insegnanti e studenti si trovano a dover convivere. Benedetta Tobagi , autrice, giornalista di Repubblica e conduttrice radiofonica, ha presentato in Cattolica la sua ultima fatica letteraria, edita da Rizzoli, in cui affronta i temi strettamente connessi tra loro - delicati e attualissimi - dell’immigrazione e dell’istruzione. Ad introdurre e dialogare con l’autrice, nell’aula Magna dell’Università, sono intervenuti il Preside della Facoltà di Scienze delle Formazione Luigi Pati , e i docenti Domenico Simeone e Pierluigi Malavasi , quest’ultimo coordinatore della Laurea magistrale in Progettazione pedagogica delle risorse umane. Tra i dati di fatto che accompagnano la contemporaneità del mondo scolastico attuale emerge infatti sempre più prepotentemente la paura e la reticenza dei genitori italiani ad iscrivere i propri figli in scuole con un’alta presenza di studenti stranieri. Da giornalista, ho quindi sentito l’obbligo morale di effettuare un ricerca sul tema: mi sono così ritrovata a compiere un viaggio, prima interiore e poi attraverso le scuole d’Italia, e un’analisi nella mia stessa ipocrisia democratica». Tra i dati di maggior rilievo illustrati da Tobagi: «La fuga di genitori e alunni italiani non è stata conseguente alla presenza di alunni immigrati, bensì è avvenuta in seguito al taglio delle risorse agli istituti. Ne ho ricavato una chiave di lettura della società: molto dei problemi della società odierna hanno alla base un processo di mancata integrazione; occorre capire che la scuola è quel luogo dove realmente, se si agisce correttamente, è possibile incidere sulla società del futuro».

 
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