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Le religioni del mondo: “Nessuno si salva da solo”
Roma Le religioni del mondo: “Nessuno si salva da solo” Roma è tornata a essere capitale della Pace con l’incontro che ha riunito al Campidoglio le grandi religioni mondiali. La partecipazione di Papa Francesco, di Bartolomeo I e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella by Federica Mancinelli | 22 ottobre 2020 “No one is saved alone ”: Il mondo guardava ai leader religiosi e politici che guardavano il mondo per proteggerlo, quando Roma è tornata a essere capitale della Pace. Con la partecipazione di papa Francesco e del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha risuonato forte l’appello contro la guerra. Mettere fine alla guerra - ha detto Papa Francesco nel suo discorso prima della lettura dell’Appello di pace - è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che hanno colpito i popoli! C'è bisogno di pace! Più pace!». Le cure e i vaccini che la scienza potrà offrirci devono essere disponibili per tutti, in tutto il mondo» ha detto il presidente Mattarella, sottolineando il ruolo dell’Italia come luogo di dialogo e pace in un periodo così complesso come quello della pandemia. Prima di riunirsi tutti insieme sul colle del Campidoglio i leader religiosi hanno pregato in luoghi diversi: i cristiani nella basilica dell'Ara Coeli, gli ebrei nella Sinagoga, i musulmani nella Sala Rossa del Comune, i buddisti nell'ex chiesa di Santa Rita, Sikh e Indù nel convento dei Francescani.
Premi Nobel, chi sono e perché hanno vinto
Il Nobel nella sua storia ultracentenaria ha premiato le menti più insigni della ricerca scientifica insieme agli spiriti più nobili della costruzione della pace. Oltre che aver consacrato economisti di diversi orientamenti teorici, da Milton Friedman e Friedrich von Hayek ad Amartya Sen e Joseph E. Stiglitz. Sui più importanti riconoscimenti a livello internazionale, attribuiti a personalità che si sono distinte nei diversi ambiti della conoscenza umana e che hanno portato benefici all’umanità con le loro ricerche, pubblichiamo i commenti dei docenti dell’Università Cattolica. Commenta l’assegnazione il professor Roberto Auzzi Le “forbici genetiche” premiate con il Nobel per la Chimica Il riconoscimento è stato assegnato alle studiose Emmanuelle Marie Charpentier e Jennifer Anne Doudna. Il commento del professor Luigi Lucini Al World Food Programme il Nobel per la Pace Il premio attribuito all’Agenzia delle Nazioni Unite per il suo impegno nel combattere la fame e nel promuovere la cooperazione alla pace. Commenta l’assegnazione il professor Raul Caruso Alla poetessa che immagina il difficile il Nobel per la Letteratura Si tratta di Louise Glück scrittrice americana. Il commento del professor Francesco Rognoni Il Nobel per l'Economia ai teorici delle aste Vincono il premio Paul R. Milgrom e Robert B. Wilson.
Al World Food Programme il Nobel per la Pace
Premio Nobel Al World Food Programme il Nobel per la Pace Speciale Premio Nobel 2020 . Oggi il riconoscimento è andato all’Agenzia delle Nazioni Unite per il suo impegno nel combattere la fame e nel promuovere la cooperazione alla pace. Commenta l’assegnazione del premio il professor Raul Caruso 09 ottobre 2020 Nato nel 1901, il Premio Nobel è arrivato alla sua 119° edizione. Sui più importanti riconoscimenti a livello internazionale, attribuiti a personalità che si sono distinte nei diversi ambiti della conoscenza umana e che hanno portato benefici all’umanità con le loro ricerche, Cattolicanews pubblica i commenti dei docenti dell’Ateneo. Commentando a caldo il Premio Raul Caruso ha ribadito il «legame strettissimo tra insicurezza alimentare e conflitto armato soprattutto nei Paesi più fragili» e ha sottolineato due punti in particolare. Il primo è che si tratta di un premio «dato a un’agenzia delle Nazioni Unite e questo ci ricorda che la cooperazione multilaterale tra Paesi è la chiave essenziale per il mantenimento della pace». Molte aree del mondo si stanno desertificando a causa del cambiamento climatico e questa desertificazione ha generato non solo una mancanza di cibo ma anche di pace per molte popolazioni».
Una diplomazia al lavoro della pace
Ringrazio sinceramente per l’invito rivoltomi dal Rettore Magnifico a partecipare a un evento così importante e centrale nella vita di questa Istituzione accademica, stimato strumento nella formazione delle giovani generazioni, con una identità saldamente ancorata alla realtà italiana, che non manca, però, di aprirsi ad una dimensione globale. Questo consentirà anche di fronteggiare e superare le avversità e le sfide che ogni èra propone, evitando così che possano trasformarsi solo in veicoli di insicurezza o di rassegnazione. Considerazioni che ci riportano ad una riflessione di Papa Francesco che chiama il mondo universitario ad operare in modo da incarnare la Parola di Dio per la Chiesa e per l’umanità, arricchendo però tale mandato di un più ampio traguardo. Non si tratta solo di narrare la natura dell’azione diplomatica che da sempre il Vescovo di Roma per mezzo di suoi Rappresentanti esercita, ma di sottolinearne la funzione e l’apporto rispetto alle situazioni contemporanee e alla capacità di incidere sui problemi concreti. Una posizione chiara e collocata nella scia di quegli elementi già sottolineati dallo stesso Pontefice riguardo alle doti e ai comportamenti personali di coloro che, come i diplomatici, sono chiamati ad essere operatori di pace. Un’indicazione da cui si ricava la diretta correlazione tra la pace e l’azione diplomatica nella quale è evidente che gli atteggiamenti personali sono essenziali veicoli di pace, anche quelli in apparenza di minor rilievo. Certo, nel caso della diplomazia pontificia va sempre ricordato che essa costituisce strumento essenziale per la vita interna della Chiesa, e cioè per la realtà di una comunità di credenti con il suo assetto spirituale e societario tra di loro uniti da un vincolo inscindibile.
A Gerusalemme per un ospedale di pace
ateneo A Gerusalemme per un ospedale di pace Gemelli Medical Center e Università Cattolica sostengono il reparto maternità del Saint Joseph Hospital , un ospedale diventato luogo d’incontro tra palestinesi ed ebrei. La targa testimonia il sostegno finanziario di GMC - Università Cattolica per la realizzazione di nuove stanze dell’ospedale di cui alcune del reparto maternità. Il Saint Joseph, ubicato a Gerusalemme Est, è un ospedale letteralmente “in mezzo” tra mondo ebraico e mondo palestinese, nato come Ospedale per pazienti palestinesi e con personale palestinese. Il reparto maternità, in cui Suor Valentina svolge la sua attività assistenziale, è divenuto di riconosciuta eccellenza professionale anche da parte del Ministero israeliano della salute. E in questo reparto vengono a partorire sempre più spesso mamme israeliane di fede ebrea, superando resistenze proprie anche del personale ospedaliero, palestinese. Così, questo reparto è divenuto esso stesso “operatore di pace” tra palestinesi ed ebrei: che hanno un luogo e un momento di così alta intensità emotiva per riconoscersi reciprocamente, abbattendo barriere psicologiche prima ancora che intellettuali e ideologiche. GMC e l’Università Cattolica da tempo seguono il Saint Joseph, propiziando iniziative di formazione del personale, in collaborazione con l’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo.
Un’oasi di dialogo in Siria
Milano Un’oasi di dialogo in Siria È quella del Monastero di Deir Mar Musa vicino a Nabak dove gli sfollati siriani, cristiani e musulmani della zona, convivono in pace. maggio 2017 Un luogo di tregua, un’oasi di pace dove cristiani e musulmani possono vivere alcuni momenti insieme senza avere paura. A distanza di otto mesi dal loro arrivo questi giovani si sono integrati bene in università, hanno stretto nuove amicizie e stanno imparando l’italiano che inizialmente ha forse rappresentato l’ostacolo principale. Una di loro, Ola , con una laurea in ingegneria informatica si era iscritta a Linguaggi dei media ma ha preferito cambiare in corsa e passare alla facoltà di Economia con il corso “Economics and management” interamente in inglese. Poi c’è Kenan che sta proseguendo con il corso della facoltà di Scienze politiche (profilo in inglese in “International relations and global affairs”). Mentre Fadi sta terminando gli esami del corso triennale in “Scienze motorie e dello sport” (di cui aveva già un bachelor in Siria) per poi accedere alla laurea magistrale, e si è inserito come portiere in una squadra di calcio in città. Infine nella sede di Piacenza Nour sta frequentando Scienze dell’educazione e della formazione e Toufik Scienze e tecnologie agrarie.
Meeting, gli incontri del 20 agosto
La cattolica al meeting Meeting, gli incontri del 20 agosto Gli interventi del professor Guido Merzoni su Václav Havel, del professor Agostino Giovagnoli sul 1989 e del professor Wael Farouq su cultura, pace e inclusione. agosto 2019 Anche oggi, martedì 20 agosto , l’Università Cattolica è protagonista al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli . Nel pomeriggio, la prima delle tre iniziative che coinvolgeranno il pubblico della kermesse riminese nello stand della Cattolica (Padiglione Internazionale A3). Interrogatorio a distanza con Václav Havel ” con gli interventi di Guido Merzoni , preside della facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica, e Ubaldo Casotto , giornalista e curatore dell’esposizione. Altri docenti sono ospiti degli incontri presso l’ Arena internazionale del Padiglione 3 sulle grandi questioni relative alla cooperazione e alla solidarietà internazionale. Sempre oggi alle ore 17, Agostino Giovagnoli , docente di Storia contemporanea in Cattolica, Giovanni De Luna , docente di Storia alla Scuola di Studi Superiori, Ferdinando Rossi dell'Università degli Studi di Torino, si occuperanno di “ Diritti e doveri. Presiederà l’incontro Massimo Bernardini , conduttore televisivo e presentatore del programma di Rai 3 TV Talk.
Targa per la pace all’Ateneo
milano Targa per la pace all’Ateneo L’Associazione nazionale delle famiglie dei caduti e dispersi in guerra, che ha celebrato il proprio centenario al Teatro Dal Verme di Milano, ha assegnato all’Università Cattolica il riconoscimento per la sua attività di formazione. novembre 2017 C’è anche l’Università Cattolica tra i premiati dall’Associazione nazionale delle famiglie dei caduti e dispersi in guerra, che ha celebrato il proprio centenario il 26 novembre al teatro Dal Verme di Milano. pace #premio Facebook Twitter Send by mail Print.
Papa Roncalli, cappellano tra i soldati
milano Papa Roncalli, cappellano tra i soldati Presentato il libro che documenta l’esperienza di Giovanni XXIII durante la Grande Guerra. by Agostino Picicco | 21 febbraio 2019 C’è un filo rosso che durante la prima guerra mondiale unisce don Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII , e padre Agostino Gemelli, futuro fondatore dell’Università Cattolica. Don Angelo dal maggio 1915 al marzo 1916 fu prima sergente di sanità, poi cappellano militare fino al termine del conflitto; padre Gemelli fu capitano medico e direttore del laboratorio di psicofisiologia presso il Comando Supremo. Entrambi, nei rispettivi ruoli, si impegnarono per la consacrazione dell’Esercito Italiano al Sacro Cuore di Gesù, avvenuta il 5 gennaio, primo venerdì dell’anno, con il fattivo supporto di Armida Barelli , futura cassiera dell’Università Cattolica. All’incontro, introdotto dai saluti del rettore Franco Anelli e dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini e moderato dal docente di Storia medievale Gabriele Archetti , sono intervenuti Emanuele Contu , dell’Ufficio Scolastico Regionale, ed Ezio Bolis , direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII. Il richiamo al valore della pace, in un mondo dominato dalla guerra fredda e diviso tra capitalismo e socialismo, sancito dall’enciclica Pacem in terris (11 aprile 1963), tra i documenti pontifici che hanno segnato un’epoca, trova la sua definizione embrionale in quei terribili anni di guerra. Don Roncalli, ora patrono delle Forze Armate, ha servito la pace amando l’Italia, ha servito l’Italia amando la pace, e ha dimostrato una capacità di amore totalizzante per la terra e per il popolo», ha affermato nel suo intervento l’arcivescovo Santo Marcianò , ordinario militare d’Italia.
Un'economia per la pace
novembre 2017 di Raul Caruso* L’economia della pace è una branca dell’economia che ci aiuta a capire le cause e le determinanti dei conflitti armati, oltre che di altre forme di violenza, ma anche a individuare le misure di politica economica finalizzate alla rimozione delle cause dei conflitti violenti. Obiettivo finale per l’economista della pace, infatti, è spiegare in maniera compiuta le politiche per garantire una prosperità economica che duri nel tempo . Secondo l’economia della pace, lo sviluppo economico nel lungo periodo, è legato all’espansione della pace . Anche la Germania nazista aveva un’economia estremamente fragile e Adolf Hitler e i gerarchi nazisti avevano, infatti, la necessità di giustificare e coprire i fallimenti in ambito economico insistendo sulla retorica razzista e militarista che pervadeva la vita della società tedesca. Tra gli esempi storici di successo della pace e del conseguente sviluppo vi è quello dell’integrazione europea successivo alla Seconda Guerra Mondiale . A dispetto delle difficoltà e delle fasi di stallo che hanno caratterizzato e che ancora caratterizzano il processo di integrazione europea, l ’obiettivo della pacificazione tra paesi è stato raggiunto e l’Unione europea è attualmente una delle aree di maggiore benessere nel mondo. In termini concreti, infatti, l’economista della pace invita i policy-maker a considerare la costruzione della pace oltre alle tradizionali variabili economiche di riferimento come il Pil. L’economia della pace è quindi la base da cui partire per favorire la prosperità e il benessere delle società.
Il card. Parolin e la diplomazia per la pace
Parolin e la diplomazia per la pace L’Università Cattolica inaugura l’anno accademico con la prolusione del Segretario di Stato Vaticano. L'evento sarà trasmesso in DIRETTA STREAMING 07 novembre 2019 Giovedì 28 novembre nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (largo Gemelli, 1 - Milano) si aprirà l’anno accademico 2019/2020. Sarà il cardinal Pietro Parolin , Segretario di Stato di Sua Santità, a pronunciare la prolusione dal titolo: “ Una diplomazia al lavoro per la pace ”. Dopo il saluto di monsignor Mario Delpini , in qualità di presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, interverrà il cardinal Pietro Parolin. Il cardinal Pietro Parolin , Segretario di Stato Vaticano, è stato ordinato sacerdote il 27 aprile 1980 e incardinato a Vicenza. Nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1° luglio 1986, presta la propria opera dapprima nelle rappresentanze pontificie in Nigeria, fino al 1989, e in Messico, dal 1989 al 1992, e poi nella sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, dove lavora fino al 2002. Il 30 novembre 2002 Giovanni Paolo II lo nomina sotto-segretario della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, incarico che svolge per quasi sette anni.
Università, un network per la pace
milano Università, un network per la pace Si è riunita per la prima volta la rete promossa dalla Crui che promuove le iniziative dei singoli atenei 15 ottobre 2019 Anche l’Università Cattolica aderisce al Network “Università per la Pace” promosso dalla Crui. La rete riunisce gli atenei che hanno tra i loro obiettivi la costruzione della pace a livello nazionale e internazionale attraverso attività di ricerca, formazione e terza missione. Gli obiettivi del network sono quelli di contribuire alla cultura e alla scienza della pace in Italia e di mettere in rete e promuovere le iniziative esistenti nelle singole università. Il 13 settembre scorso si è tenuta la prima riunione del Network, cui ha partecipato su delega del rettore Franco Anelli, Raul Caruso , titolare dell'insegnamento di Economia della pace nella facoltà di Scienze linguistiche e Letterature straniere. La prossima riunione del Network si terrà il 29 novembre all’Università di Roma III. #pace #network #universita' #rete Facebook Twitter Send by mail Print.
Rondine, un modello che ha preso il volo
Lo studio Rondine, un modello che ha preso il volo Il metodo di accoglienza e soluzione dei conflitti, applicato nel piccolo borgo toscano per costruire la pace tra i diversi, sarà studiato scientificamente dal Centro d’Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia. Rondine Cittadella della pace , è un piccolo borgo della Toscana in cui da vent’anni si sperimentano i valori dell’ospitalità e del dialogo ispirandosi a Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani. Ora proseguiranno attraverso una valutazione di contesto, di processo e di risultato, lungo il tempo del progetto di formazione che svilupperà con 12 giovani provenienti da quattro diverse aree del Mediterraneo (Balcani, Penisola Turca, Medio-Oriente, Nord Africa). Per la nostra équipe del Centro d’Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia il legame con gli amici di Rondine, professionisti di alto profilo e valore, è da sempre una grande ricchezza dal punto di vista scientifico ed umano - ha dichiarato Raffaella Iafrate , docente di Psicologia sociale -. Il fatto veramente nuovo che emerge dalla collaborazione tra Rondine e l’Università Cattolica è quello di un percorso di formazione che accetta di mettersi in gioco per essere osservato dall'accademia partendo da una comune base di valori condivisi» afferma il presidente di Rondine Cittadella della Pace, Franco Vaccari . Rondine nasce come laboratorio oltre venti anni fa e oggi, riconoscendo nel lavoro svolto un forte potenziale innovativo, sente la necessità di validare il Metodo per metterlo a disposizione di ogni altra esperienza formativa globale. La sfida enorme che invece riconosciamo da parte del team di ricerca è quella di mettersi a sua volta in gioco per forgiare strumenti - che ancora non esistono - per decifrare processi assolutamente nuovi che generano talvolta risultati inaspettati».
L’Africa con gli occhi degli africani
settembre 2019 di Agostino Giovagnoli * Il viaggio in Mozambico, appena concluso, conferma che l’Africa è importante per papa Francesco. Non è neanche andato in Mozambico per denunciare le colpe del mondo verso questo continente e le molte ingiustizie di cui è vittima, anche se i suoi discorsi mostrano che ha ben presente tutto questo. Ma non si tratta solo di questo: è decisivo che gli africani guardino con speranza al futuro e che si impegnino per costruirlo insieme. Pace «è molto di più che ignorare la persona che ci ha danneggiato o fare in modo che le nostre vite non si incrocino: è un mandato che mira a una benevolenza attiva, disinteressata e straordinaria verso coloro che ci hanno ferito”. Non per masochismo, ma anzitutto per consapevolezza realistica che “nessuna famiglia, nessun gruppo di vicini, nessuna etnia e tanto meno un Paese ha futuro, se il motore che li unisce, li raduna e copre le differenze è la vendetta e l’odio». Papa Francesco ha ricordato che il Mozambico «possiede un territorio pieno di ricchezze naturali e culturali, ma paradossalmente con un’enorme quantità di popolazione al di sotto del livello di povertà». Alle autorità ha raccomandato «il percorso che porta al bene comune, […] la cultura dell’incontro […], valori condivisi, […] superamento di interessi settoriali, corporativi o di parte, affinché le ricchezze della vostra nazione siano messe al servizio di tutti, specialmente dei più poveri».
Il Papa in Africa: «Avete diritto alla pace»
attualità Il Papa in Africa: «Avete diritto alla pace» Cinquant’anni dopo Paolo VI, Francesco nel suo quarto viaggio nel continente africano visita Mozambico, Madagascar e Maurizio. settembre 2019 «I nostri popoli hanno diritto alla pace. E questo è molto di più che ignorare la persona che ci ha danneggiato o fare in modo che le nostre vite non si incrocino: è un mandato che mira a una benevolenza attiva, disinteressata e straordinaria verso coloro che ci hanno ferito. Gesù non è un idealista, che ignora la realtà» ha spiegato il Papa: quando dice “amate i vostri nemici”, sta parlando “del nemico concreto, del nemico reale: “colui che ci odia, ci mette al bando, ci insulta e disprezza il nostro nome come infame». continua a leggere sull’Agenzia Sir ] La foto in alto è tratta da Vatican News #papa #francesco #africa #pace Facebook Twitter Send by mail Print.
Un cristiano all’Onu
milano Un cristiano all’Onu Nell’ambito del corso seminariale di Teologia I volti della pace, il monaco della Comunità ecumenica di Bose Guido Dotti ha illustrato l’impegno per la pace e il servizio alla città di Dag Hammarskjöld segretario generale delle Nazioni Unite dal 1953 al 1961. È il caso di Dag Hammarskjöld (1905-1961), economista e diplomatico luterano svedese, dapprima presidente della Banca di Svezia, poi segretario generale delle Nazioni Unite dal 1953 fino alla sua morte avvenuta nel 1961 in Africa a causa di un incidente aereo durante una missione di pace. Guido Dotti , monaco della comunità di Bose, ha curato il volume Tracce di cammino, il diario umano e spirituale di Dag Hammarskjöld ritrovato dopo la sua morte e contenente brevi pensieri che danno l'idea della sua personalità. Pagine che, per dirla con le parole di Hammarskjöld, sono «...una sorta di libro bianco che narra i miei negoziati con me stesso e con Dio» e ne fa emergere la ricca spiritualità. Fu proprio Hammarskjöld a istituire nella sede Onu di New York una “Stanza del silenzio” da lui così spiegata: «In un palazzo tutto dedicato al lavoro e al dibattito, deve esistere una stanza dedicata al silenzio, nel senso esteriore, e alla quiete, nel senso interiore. Ancora oggi chi ha studiato il diario e il suo incarico di funzionario internazionale a favore della comunità mondiale percepisce l’attualità di un afflato spirituale che ha caratterizzato chi ha svolto compiti istituzionali a favore della pace nel mondo . Nel suo impegno soleva affermare che «l’Onu non è a servizio delle superpotenze bensì dei Paesi più piccoli», che «merita il potere solo chi ogni giorno lo rende giusto», che «l’uomo privato deve scomparire e deve emergere il funzionario internazionale».
Gerusalemme, libri ponti di pace
MILANO Gerusalemme, libri ponti di pace Manoscritti che parlano di culture che si sono intrecciate nella storia. Nel progetto di catalogazione del patrimonio antico della Custodia di Terrasanta, il contributo di Francescani e Università Cattolica a una convivenza possibile. febbraio 2015 «Quella di “Libri ponti di pace” è una sfida: a chi vuole imporre l’omologazione in Medioriente, i libri antichi della Biblioteca francescana di Gerusalemme parlano di una storia fatta di convivenza delle diversità». Il professor Edoardo Barbieri , direttore del Centro di ricerca europeo Libro Editoria Biblioteca (Creleb) dell’Università Cattolica, spiega con queste parole perché il progetto di catalogazione e valorizzazione del patrimonio librario antico della Custodia di Terrasanta può essere considerato un contributo alla pace e al dialogo. Il seminario di martedì 3 marzo (link), alla presenza del rettore Franco Anelli , presenterà l’iniziativa che ha per protagonisti i francescani di Gerusalemme e vuole costruire in città un luogo di incontro tra culture diverse. La presenza francescana a Gerusalemme data infatti a circa sette secoli fa e contraddistingue l’attività della Custodia di Terra Santa, che ha nella sua biblioteca un punto di particolare interesse. Recentemente si è concluso l’inventario (ora online ) della ricca collezione di manoscritti : oltre mezzo migliaio di pezzi, che partono dall’XI secolo, alcuni dei quali messi in mostra a Gerusalemme .
La pace nasce in biblioteca
MILANO La pace nasce in biblioteca Parlano i protagonisti del progetto di valorizzazione del patrimonio librario antico della Custodia di Terrasanta , che hanno realizzato Opac, catalogazione e inventario online dei manoscritti. Succede se i manoscritti sono quelli della Custodia di Terrasanta a Gerusalemme, luogo di incontro e, purtroppo, anche di scontro tra popoli, lingue, religioni e culture. L’anelito di pace, contenuto nel nome della città, ha trovato una risposta nel progetto condotto da cinque anni a questa parte da circa venticinque studenti dell’Università Cattolica guidati dal professor Edoardo Barbieri nella valorizzazione del patrimonio bibliografico dei Francescani di Terrasanta. Alessandro Tedesco ( nella foto sopra, a sinistra) , laurea magistrale in Lettere e ora dottorato in Scienze bibliografiche all’Università di Udine, alla Biblioteca della Custodia di Terrasanta ha svolto per 12 mesi il servizio civile. Un lavoro che ha significato recuperare tutti gli esemplari manoscritti posseduti dalla Custodia, che nel corso dei secoli si sono anche sparpagliati nei vari conventi di Terra Santa, e redigere per ognuno di essi una breve scheda descrittiva contenente dati fisici, qualche sommaria indicazione sul contenuto e qualche foto. Questa dimensione – spiega – è uno dei cardini del progetto: dimostrare attraverso i libri antichi che la convivenza qui è stata possibile e, nel nome della cultura, lo può essere ancora». A riprova di questa affermazione Marcello racconta un curioso aneddoto che è capitato proprio nel lavoro di schedatura dei manoscritti.
L’appello di Rigoberta Menchú
MILANO L’appello di Rigoberta Menchú Intervista al premio Nobel per la pace 1992, in piena sintonia con la visione di Papa Francesco sulla guerra mondiale “a pezzi”. Davanti a una folla di studenti, la lezione di “una grande persona” sulla cultura Maya e il rispetto dell’ambiente. Rigoberta Menchú esprime la sua preoccupazione per la guerra mondiale “a pezzi”, come l’ha definita il Papa, che affligge diversi paesi: dall’Africa, al Medio Oriente, all’America Latina. Per porre fine a tali violenze è necessario che tutti gli uomini cambino la loro visione della realtà, evitando pratiche di discriminazione e di razzismo. Una grande persona, più che un grande personaggio» l’ha definita Dante Liano , docente di Lingua e Letterature ispano-americane, che ha promosso l’iniziativa con il Dipartimento di Scienze linguistiche e letterature straniere . Siamo riconoscenti all’Università Cattolica di Milano che, tramite il Dipartimento diretto dalla professoressa Marisa Verna , ha messo a disposizione un finanziamento che si tradurrà in 10 borse di studio», ha detto Rigoberta Menchú. Da circa 20 anni la nostra Fondazione opera con diverse attività nell’ambito educativo con l’obiettivo di offrire a studenti volenterosi l’opportunità di andare all’università, terminare la carriera e in questo modo migliorare il sistema socio-politico del nostro Paese».
Rigoberta Menchú, lezione di umanità
MILANO Rigoberta Menchú, lezione di umanità Il premio Nobel per la pace 1992 parlerà di “Cultura Maya y el respeto del medio ambiente”. La testimonianza di una donna che, da ragazzina semianalfabeta, sfidò con la sola forza della parola il regime militare guatemalteco. La persecuzione si estese anche agli appartenenti alle Comunità di Base Cattoliche, di cui la famiglia di Rigoberta faceva parte. Si suole dire che il libro di Rigoberta fece più danno alla dittatura militare guatemalteca di quanto ne fecero tutte le azioni militari della guerriglia. I negoziati di pace si protrassero per diversi anni e Rigoberta ebbe un ruolo fondamentale: non deve essere stato facile discutere e arrivare a un compromesso con i duri militari che avevano organizzato decine di massacri in Guatemala. La sua incessante attività come testimone delle sofferenze dei popoli maya e come portavoce di un futuro di pace, le valsero il Premio Nobel per la Pace nel 1992, oltre a un numero notevole di dottorati honoris causa in diverse università di tutto il mondo. Supportata da una cultura millenaria, come quella dei maya, da un carisma unico che sa arrivare al cuore delle persone, riesce a trasmettere un messaggio di alta spiritualità, di alti valori, di profonda e invincibile umanità.
Pizzaballa, sos Medioriente
febbraio 2015 «Il timore è che l’Occidente non solo non si renda conto del disastro che si consuma, ma non abbia neppure l’interesse di fermarlo, dopo essersi reso responsabile dell’innesco di questi processi». Se si tratta, come sostiene Papa Francesco , di guerra mondiale a puntate, è una guerra del tutto atipica, fluida, nella quale i nemici di ieri divengono gli alleati di domani, in cui manca chiarezza di obiettivi da raggiungere e gli interessi in campo sono spesso non dichiarati - spiega - . Un’operazione di cui è protagonista l’Università Cattolica con “ Libri ponti di pace: un progetto per Gerusalemme ” (di cui parliamo qui a lato) , che ha coinvolto negli ultimi cinque anni circa 25 studenti dell’ateneo, impegnati sul campo a catalogare un tesoro fatto di manoscritti e volumi a partire dall’XI secolo. L’ingente patrimonio librario e documentale, che copre centinaia di anni di storia, è una risorsa immensa, soprattutto se pensiamo che questa è per definizione la Terra della Parola e della Scrittura, cioè della rivelazione che Dio ci ha consegnata ed è stata qui fissata per iscritto. Di questi gesti profetici dobbiamo farci promotori, sapendo che non sempre saranno accolti dalle parti in conflitto, che non sempre saranno compresi da tutti, ma che sono parte di quella dimensione profetica della vita cristiana che ci è irrinunciabile». Però i cristiani sono sempre di meno… «La confusione che regna a causa delle guerre in atto e dell’incertezza politica porta alla fuga di massa dei cristiani, come di altre minoranze, che sono le prime vittime di questi conflitti, perché sono anelli deboli della catena sociale. Agli episodi di violenza e di intolleranza dobbiamo rispondere con gli stessi atteggiamenti di perdono che ha avuto Gesù, ma anche promuovendo la conoscenza reciproca, perché spesso è l’ignoranza che genera violenza».
L’Ateneo accoglie cinque studenti siriani
MILANO L’Ateneo accoglie cinque studenti siriani Nour, Toufik, Ola, Kenan e Fadi frequenteranno corsi di laurea nelle sedi di Milano e Piacenza. Sono gli occhi impressi sui volti di Nour , Toufik , Ola , Kenan e Fadi cinque ragazzi siriani, arrivati a Milano agli inizi di settembre grazie all’amicizia dell’Ateneo con la comunità monastica di Deir Mar Musa. Ola, già laureata in ingegneria informatica, frequenterà Linguaggi dei media; Kenan, volontario nei campi profughi di Aleppo per il Jesuit Refugee Service , seguirà il corso di Relazioni internazionali; Fadi, portiere professionista nella squadra Al Wathba Sport Club di Homs, si iscriverà a Scienze motorie. L’Ateneo, infatti, s’impegna a sostenere i costi di mantenimento dei cinque siriani a un corso di laurea triennale delle facoltà di Lettere, Scienze politiche e sociali, Scienze della formazione e Scienze agrarie, alimentari e ambientali a partire dall’anno accademico 2016/17. I PARTNER DELL’INIZIATIVA Il progetto nato in Università Cattolica del Sacro Cuore e reso possibile dall’impegno e dalla collaborazione di diverse istituzioni cattoliche, si propone di sostenere dal punto di vista umano ed economico i 5 studenti siriani desiderosi e motivati a proseguire i propri studi universitari. Gli studenti saranno esentati dal pagamento delle tasse e contributi universitari per tutta la durata normale dei corsi di studio e ospitati, grazie al contributo della Fondazione Educatt, nei Collegi dell’Ateneo affinché possano condividere con altri studenti il loro percorso formativo. L’Arcidiocesi di Milano attraverso il Coordinamento Diocesano Associazioni, Movimenti e Gruppi offrirà un supporto all’accoglienza degli studenti grazie alla rete di famiglie milanesi che hanno dato disponibilità ad affiancarli nel percorso di inserimento sociale nella realtà italiana coinvolgendo i ragazzi in attività extra accademiche.
Gerusalemme, il dialogo inizia dai libri
Un colloquio internazionale tra diverse realtà culturali presenti in città (mondo ebraico, palestinese, armeno e cattolico) sulla catalogazione di manoscritti e volumi antichi. novembre 2016 Catastrofi naturali, incuria, furti, atti di guerra possono causare la perdita di opere d’arte, siti archeologici, libri e documenti. Prima ancora però di parlare di interventi materiali su libri e manoscritti (come il restauro), quei libri bisogna conoscerli e sapere che ci sono e cosa contengono. Si tratta di un primo incontro tra diverse realtà culturali presenti in città (mondo ebraico, palestinese, armeno e cattolico) per parlare dei vari aspetti della catalogazione di manoscritti, libri antichi, documenti. Sarà una prima occasione per conoscersi e conoscere cosa si sta facendo in proposito nelle diverse istituzioni culturali: un momento di dialogo e condivisione tra personalità interessate a costruire momenti di comprensione e ascolto tra alcune delle molte identità presenti a Gerusalemme. L’evento si pone in continuità coi progetti che dal 2010 l’Università Cattolica ha sviluppato con la Custodia di Terra Santa col titolo di Libri ponti di pace / Books bridges of peace . Si tratta di una serie di iniziative che hanno portato a Gerusalemme circa 30 studenti universitari o neolaureati per periodi più o meno estesi destinati a valorizzare il patrimonio librario più antico e prezioso conservato in loco dai Francescani.