Come riprendere le fila di un discorso interrotto? Come dare voce alla “terza parte”- quella dei figli - in realtà centrale in caso di separazione? Nel quadro sempre più frequente delle tensioni legate ai divorzi, che spesso sfociano nell’incomunicabilità tra i partner, due risorse innovative nel contesto italiano sono i Gruppi di Parola e il “Parental Coordinator”, il Coordinatore Genitoriale. 

Questa figura nasce e ha un ruolo definito in contesti anglosassoni come Stati Uniti, Australia e Canada e si è sviluppata anche grazie all’attività di Lorraine Filion, mediatrice familiare, già direttrice del Service d'expertise et médiation presso la Corte superiore del Québec e presidente e fondatrice di Aifi, che ha ideato i Groupes Confidences per permettere ai figli di mettere parola sull’evento separativo dei genitori.

Il 25 maggio la ricercatrice canadese sarà protagonista del seminario su “La mediazione familiare in Canada: specificità normativa e ricerche. Le risorse per le famiglie in conflitto a seguito della separazione e divorzio: il Coordinatore genitoriale e i Gruppi di parola”, organizzato dal Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia con il Servizio di Psicologia clinica per la coppia e la famiglia all’interno del percorso di formazione per Mediatori familiari incentrato proprio su novità e caratteristiche di questi specifici strumenti di intervento.

Lorraine Filion, a partire dalla sua esperienza nel campo della mediazione familiare e dall’interazione con il Tribunale di Montréal, spiega come sono cambiate le diverse tipologie di intervento a fianco delle famiglie lacerate dal conflitto. «Anche nei casi in cui questo è elevato è possibile intervenire con la mediazione familiare, allorché si riscontrano specifiche condizioni: una posizione chiara da parte del Tribunale o una richiesta esplicita da parte degli avvocati dei genitori (l’incarico ha una durata ragionevole di 3 mesi, rinnovabile su richiesta); la collaborazione degli avvocati delle parti, con pareri legali indispensabili; un minimo di collaborazione tra i genitori, che può anche aumentare grazie alla fiducia verso il mediatore; che il mediatore rediga accuratamente tutti i piccoli accordi presi tra i genitori durante il processo». 

Quali sono i punti di forza dell’intervento del Parental Coordinator? «Nei casi in cui il conflitto diventi troppo severo e i genitori siano incapaci di negoziare faccia a faccia, le disposizioni del giudice non sono rispettate, i genitori coinvolgono i figli nel conflitto, o hanno tentato una mediazione senza successo, può essere “ordinato” l’intervento del Parental Coordinator da parte del Giudice della Famiglia. Affinché ciò possa cambiare qualcosa concretamente nella vita di queste famiglie è necessario che siano rispettate alcune condizioni». 

Possiamo elencarle? «Il Giudice della Famiglia emette un mandato chiaro al Parental Coordinator e fissa precisamente tutti i diritti dei genitori e dei figli; egli rimane il garante del dossier - nessuna nuova procedura può essere avviata dai genitori durante il tempo della Coordinazione Genitoriale. In secondo luogo, i genitori firmano un contratto e si impegnano a lavorare e a cooperare con il Parental Coordinator per un periodo che va dai 12 ai 18 mesi. Gli avvocati, da parte loro, si impegnano a supportare il Parental Coordinator (con pareri legali e non depositando nuovi ricorsi). Il Parental Coordinator redige relazioni periodiche al giudice e può chiedergli di intervenire se uno dei genitori non collabora o se il figlio ha un bisogno particolare al quale i genitori non rispondono». 
 
La collaborazione con i gruppi di ricerca dell’Università Cattolica l’ha portata spesso nel nostro Paese. Che differenze ci sono tra il contesto canadese e l’Italia? «Il mio rapporto con il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia mi permette di affermare che in Canada è piuttosto eccezionale che nei servizi siano messi a disposizione delle famiglie i Gruppi di parola per i figli di separati e che questi siano addirittura l’oggetto di ricerche e di formazione di base e permanente in sede universitaria. Questo assicura una qualità dei servizi per le famiglie che non ritroviamo da noi in questa forma professionale e rigorosa». 
 
Il ruolo di figure “terze” diventa centrale: quali sono le competenze indispensabili per adempire a un compito così delicato? «La capacità di esercitare la propria autorità professionale, uno spirito mediativo, la capacità di giocare un ruolo educativo, la capacità di lavorare con i professionisti del mondo giuridico (avvocati e giudici) e pazienza, pazienza, pazienza».