Di Giuseppe Lupo *

Come sempre, il Ministero sovverte i pronostici e sorprende tutti coloro che, nelle settimane passate, avevano azzardato previsioni. Fra le tracce dell’esame di maturità quest’anno compaiono le leggi razziali, così tanto attese, di cui appunto ricorre l’ottantesimo, affrontate però non in maniera diretta, in chiave epica, piuttosto attraverso lo sguardo di un miope che abbisogna di lenti di ingrandimento, cioè tramite la scelta di un brano tratto dal romanzo di Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini (1962), ispirato alla vicenda di una famiglia ferrarese di origine ebraica, finita nei campi di concentramento. Questa non è l’unica sorpresa.

Tutti aspettavano una traccia sull’assassinio di Aldo Moro, di cui ricorre il quarantennale, e invece il nome dello statista democristiano compare tra gli argomenti indicati ma all’interno di un palinsesto che riguarda la Cooperazione Internazionale, affiancato al nome di un altro statista, Alcide De Gasperi, e dunque in un contesto che, pur essendo di valore politico, poco ha a che fare con il terrorismo e le Brigate Rosse.

C’è poi un terzo esempio di sguardo parziale sulle numerose ricorrenze che cadevano in questo fatidico 2018 ed è quello inerente alla traccia di carattere generale, riguardante il principio di uguaglianza, sancito dall’articolo 3 della Costituzione Italiana. Si allude alla carta costituzionale certo, entrata in vigore il 1° gennaio di settant’anni fa, ma lo si fa osservandola da un punto di vista specifico, non in maniera diretta.

L’impressione è che l’obiettivo delle tracce sia di obbligare gli studenti a entrare nel merito delle questioni, non attraverso la porta principale piuttosto da una finestra o dalla porta di servizio. E ciò induce a pensare a un’occasione mancata. In un momento come quello attuale, in cui non soltanto i giovani vivono la mancanza di futuro come mancanza di visione, credo fosse necessario affrontare in maniera frontale i grandi temi della identità nazionale: siano essi le pulsioni razziste, di cui le cronache di questi ultimi giorni ci riportano ad atteggiamenti mai del tutto spariti, oppure le tappe della storia repubblicana, grandi e tragiche come l’entrata in vigore della Costituzione o il cosiddetto “lungo Sessantotto”, iniziato nell’anno della contestazione e finito con il corpo di un uomo, disteso nel bagagliaio di una Renault 4 rosso amaranto, in Via Caetani, a Roma. I giovani non devono essere incentivati a camminare in strade secondarie, i giovani vanno posti di fronte alla tradizione di cui essi sono eredi.

Un’ultima annotazione di carattere mediatico: nella traccia sulla solitudine, a fronte di brani letterari che portano la firma di Petrarca, Pirandello, Quasimodo, Merini e Dickinson, il nome più indicato dai social e dalle testate giornalistiche è quello di Alda Merini. Può essere anche questo un modo come un altro per favorire il tempo della cronaca a svantaggio del tempo della Storia, un altro segnale insomma di sguardo parziale.

* scrittore e docente di Letteratura moderna e contemporanea, facoltà di Lettere e filosofia, sede di Brescia e Milano