“Conoscere la storia, capire i fatti e agire per il rinnovamento della società e l’educazione morale e civile delle nuove generazioni”: questo l’alto ideale a cui, per tutta la sua vita, si mantenne fedele Lino Monchieri (1922-2001), straordinaria figura di scrittore, uomo di scuola, acuto intellettuale e cittadino impegnato in ambito educativo. 

A lui l’Archivio per la Storia dell’Educazione in Italia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia ha dedicato un incontro giovedì pomeriggio 4 aprile, in occasione della presentazione del fondo “Lino Monchieri”, costituito da carte e libri donate all’Archivio dalla famiglia e da oggi accessibili a docenti e ricercatori. 

Nel corso del seminario di studio dal titolo "Lino Monchieri tra Resistenza, internamento e ripresa della vita democratica" e coordinato dal prof. Luciano Pazzaglia si sono succeduti diversi interventi, ciascuno dei quali ha messo in luce un peculiare aspetto della vivacissima personalità del maestro bresciano e della sua poliedrica attività.

Le relazioni dei professori Rolando Anni e Daria Gabusi ("Le esperienze del lager: Monchieri e gli altri e Raccontare la guerra: memoria e dovere morale") si sono focalizzate sulla drammatica vicenda dell’internamento militare affrontata da Monchieri nei lager tedeschi e sulla sua ferma volontà di trasmettere quanto vissuto alle giovani generazioni.

A tale proposito così egli annota in un testo del 1982 dal significativo titolo Il bisogno di raccontare: “Come Primo Levi dirò anch’io che il bisogno di raccontare era talmente forte che, con grave rischio della vita, tutto ciò che poi costituì materia per la mia produzione narrativa […] fu scritto, abbozzato, appuntato là, nei baraccamenti tedeschi […], tra l’autunno del 1943 e l’estate del 1945. Appena liberato, una volta rientrato in Italia, mi prese come un furore, tanto quei ricordi mi bruciavano dentro e scrissi di getto […]. Attraverso i ricordi e le memorie del lager che io continuerò a tener vivi finché avrò vita mi propongo di tener desta la tensione per una giustizia nella libertà che miri a costituire nelle giovani generazioni una limpida coscienza […]”. 

La passione educativa di Monchieri è emersa altresì negli interventi della seconda parte del seminario, che hanno soprattutto messo in luce l’impegno da lui profuso da un lato in ambito scolastico (fu maestro e ispettore didattico), dall’altro nella produzione letteraria: per anni Monchieri è stato preziosissimo collaboratore de La Scuola editrice di Brescia, dove diresse numerose riviste e presso la quale pubblicò un numero davvero sterminato di libri di narrativa per ragazzi.

Lino Monchieri maestro è stato presentato dal prof. Pietro Gardani; il prof. Luciano Caimi ha sottolineato il fecondo rapporto tra Lino Monchieri e Vittorino Chizzolini (rilevante figura non solo per la storia dell’editrice bresciana ma per il contesto storico-sociale bresciano del Novecento), mentre la prof.ssa Livia Cadei nella relazione "Lino Monchieri, i giovani e il progetto della speranza" ha posto l’accento sulla sensibilità pedagogica del prolifico autore, capace di affascinare anche i giovanissimi con le sue opere e le sue parole, alimentate da valori e ideali davvero universali. 

La presenza in Sala della Gloria della vedova, sig.ra Lina Tridenti, che con poche ma profondissime parole ha ricordato quale grande valore etico e morale sottende ogni azione educativa, ha contribuito a rendere davvero “speciale” questo incontro.