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JFK, vita e miti del presidente americano in un podcast

Ateneo JFK, vita e miti del presidente americano in un podcast Voce e testi di Paolo Colombo , storico della Cattolica, in otto puntate per un podcast prodotto dal Sole 24 Ore in collaborazione con Unicatt. La voce che darà corpo alla figura di John Fitzgerald Kennedy, primo presidente cattolico degli Stati Uniti, e ai miti americani è quella del professor Paolo Colombo , docente di Storia nella facoltà di Scienze politiche e sociali . Fino al 20 gennaio, giorno dell’insediamento alla casa Bianca del secondo presidente cattolico degli Stati Uniti, il democratico Joe Biden, lo storico dell’Università Cattolica si addentrerà nella storia dell’epoca cercando di ricostruire il contesto che portò dalla “nuova frontiera” all’uccisione di Kennedy. Da alcuni anni con la collega Chiara Continisio , docente in Cattolica di Storia del pensiero politico, ha creato un format di historytelling che si chiama “Storia e Narrazione” . Il volume raccoglie sei lezioni sperimentali di ‘storia narrata’ che trattano argomenti disparati, dalla distruzione di Varsavia durante la Seconda Guerra Mondiale all’ultrasecolare sfruttamento del Congo, da Adriano Olivetti e a John Fitzgerald Kennedy , “capitani coraggiosi”, fino al mondo della musica ribelle. La storia così raccontata «non è [più] una successione di fatti forte della propria inequivocabile certezza, ma una ricostruzione di senso che si produce attraverso le soggettività messe in gioco». Per questo è necessario fornire loro un ‘motore di ricerca’ mentale in grado di assemblare con un qualche senso le più disparate informazioni che hanno incamerato nel corso degli anni: «Possiamo decidere che non sia opportuno farlo.

 

Il premio Cimitile a Francesca Stroppa

Ricerca Il premio Cimitile a Francesca Stroppa La ricercatrice del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell’Università Cattolica è vincitrice del premio giunto alla venticinquesima edizione. Una rassegna letteraria in collaborazione con il Centro Studi Longobardi dell’Ateneo by Agostino Picicco | 14 settembre 2020 Alla venticinquesima edizione della rassegna letteraria nazionale Premio Cimitile , in programma dal 12 al 19 settembre, nell’omonimo paese della Campania, collabora anche quest’anno il Centro Studi Longobardi dell’Università Cattolica. Nell’ambito della manifestazione Francesca Stroppa , afferente al Dipartimento di Storia moderna e contemporanea, riceverà il Premio Cimitile per la migliore opera edita di archeologia e cultura artistica in età paleocristiana e altomedievale con la pubblicazione del Centro Studi Longobardi “ Desiderio. Il premio consiste nel “Campanile d’argento” che raffigura il primo campanile della cristianità, quello delle basiliche paleocristiane di Cimitile. Nel corso degli anni il Premio Cimitile è stato conferito a prestigiose firme del giornalismo e della letteratura italiana e ha contribuito a dare lustro a nuovi scrittori proponendoli all’attenzione del panorama nazionale. Questa venticinquesima edizione è stata insignita dalla medaglia di grande formato del Presidente della Repubblica. Per l’occasione, la rassegna sarà arricchita dalla mostra d’arte “ Raffaello nel segno della bellezza nel cinquecentesimo della sua morte ” e dallo svolgimento del convegno “ Venticinque anni di promozione culturale e valorizzazione del territorio all’ombra delle basiliche paleocristiane ”.

 

Coronavirus, la tentazione del capro espiatorio

Milano Coronavirus, la tentazione del capro espiatorio Attribuire a persone o a intere categorie sociali le colpe per le proprie disgrazie è una delle tecniche più ricorrenti escogitate dall’umanità per compensare la mancanza di conoscenza sull’origine di ciò che le accade. L’intervento del prof Gabrio Forti 10 marzo 2020 Alcuni stralci di un articolo del professor Gabrio Forti apparso sull’edizione digitale del “Sole 24 Ore” di lunedì 9 marzo. Di Gabrio Forti * C'è un pensiero di Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura nel 1981, che dovrebbe essere stampato e affisso in tutti gli uffici pubblici, luoghi istituzionali e magari anche in ogni casa. Nulla l’uomo teme di più che essere toccato dall’ignoto. Tra esse, una delle più ricorrenti e pericolose consiste nell'andare alla ricerca di “capri espiatori”. Il “capro espiatorio” è chiamato a svolgere dunque una illusoria funzione cognitiva, prima ancora di quella, classicamente illustrata da filosofi, antropologi e psicanalisti, di liberazione da sensi di colpa collettivi attraverso la loro proiezione sui malcapitati di turno. leggi sul sole24ore.com il testo integrale ] * Ordinario di Diritto penale nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’ Alta Scuola “Federico Stella” sulla Giustizia penale #coronavirus #letteratura #storia Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Archivi a confronto

Archivio per la Storia dell'Educazione in Italia Archivi a confronto Tesi di laurea a confronto nella 2^ tappa del ciclo "Come trovare ciò che si cerca in archivio". Dopo la breve introduzione di Rolando Anni dell'Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’età contemporanea, la parola è passata agli studenti. L’attenzione si è focalizzata sulla Fondazione Gaetano Bonoris, primo esempio di fondazione bresciana con un proprio patrimonio separato da quello dell’ente che lo gestisce. L’istituzione nasce nel 1928 grazie al lascito testamentario del conte Bonoris, che nomina la Congrega della Carità Apostolica erede universale delle sue ricchezze, destinate a bambini privi del sostegno famigliare nei territori bresciani e mantovani. Con la tesi "Gli archivi come memoria della comunità: la prima contesa tra S. Apollonio e S. Sebastiano in Lumezzane (1642-1645)" Davide Pellegrini (facoltà di Lettere e Filosofia) ha sottolineato quanto sia importante l’archivio per conservare la memoria di una comunità. Mary Shelley, Kazuo Ishiguro e una biblioteca non solo scientifica" ha preso avvio da un documento della raccolta di autografi sette-ottocenteschi conservata nella Biblioteca di Storia delle Scienze “Carlo Viganò”: si tratta della lettera dello scienziato bolognese Giovanni Aldini, nipote di Luigi Galvani e autore di studi sull’elettricismo. Grazie ai suoi esperimenti tesi alla rivitalizzazione dei corpi umani mediante scosse elettriche, Aldini viene considerato una delle fonti del Frankenstein di Mary Shelley: dall’analisi del celebre romanzo ottocentesco Alice ha spostato poi la sua attenzione sul testo contemporaneo Never Let me go di Kazuo Ishiguro.

 

Il diritto? Un’opera d’arte

MILANO Il diritto? Un’opera d’arte La storia giuridica di Roma antica e la storia dell’arte, dal Medioevo ai nostri giorni, narrate specularmente in una sequenza di capolavori pittorici. Lunedì 16 gennaio a Milano la presentazione di un volume curato dalla professoressa Lauretta Maganzani 13 gennaio 2017 Per molti è solo un insieme di norme, leggi e regolamenti. A testimoniarlo un’interessante e originale iniziativa editoriale raccolta nel volume dal titolo L’arte racconta il diritto e la storia di Roma (Pacini Editore, 2016), curata dalla professoressa Lauretta Maganzani , docente di Diritto romano nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’autrice per la prima volta mette insieme la storia giuridica di Roma antica e la storia dell’arte, dal Medioevo ai nostri giorni, narrate specularmente in una sequenza di capolavori pittorici. Così il lettore è accompagnato in un itinerario storico, giuridico e artistico appassionante e coinvolgente, capace di svelare le radici più profonde della cultura occidentale, ma anche delle sue più perverse degenerazioni. Le conclusioni del dibattito, moderato da Stefano Solimano , direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche , sono affidate all’autrice del volume. Alla realizzazione del libro hanno collaborato: Virginia Maria de Capitani , Edoardo Caglio , Davide Canzano , Stefano Didoni , Andrea Fogliani , Lucia Frattini , Maria Sofia Gasperini , Gabriele Giovannetti , Luigi Regazzoni , Irene Zappa .

 

I giovani bresciani nel ventennio fascista

BRESCIA I giovani bresciani nel ventennio fascista I ricercatori dell’Archivio storico della resistenza hanno concluso l’attività di formazione al liceo delle Scienze umane De Andrè. giugno 2017 Non è vero che i giovani non amano la storia. Rolando Anni e Maria Paola Pasini, ricercatori dell’Archivio storico della Resistenza e dell’Età contemporanea dell’Università Cattolica sono intervenuti al liceo delle Scienze umane De Andrè, e hanno guidato la conclusione dei lavori del progetto “Archivio Storico” dell’Istituto. Quest’anno l’argomento di ricerca e approfondimento è stato: “I giovani bresciani del ventennio fascista”, nel quale gli studenti-ricercatori hanno dato corpo alla ricostruzione delle ideologie di formazione dei giovani sia nell’ambito scolastico che in quello pomeridiano di ritrovo e disimpegno degli anni ‘20 e ‘30. I ricercatori dell’Archivio partecipano regolarmente, su invito, a manifestazioni e iniziative promosse dalla società civile. Va sottolineato che i documenti conservati all’interno sono messi a disposizione di vari ricercatori italiani e stranieri. L’attività di informazione e divulgazione nelle scuole mirano a far conoscere e ad approfondire i temi legati alla resistenza, al fascismo e all’antifascismo con particolare riferimento alla storia bresciana.

 

Meeting, gli incontri del 20 agosto

La cattolica al meeting Meeting, gli incontri del 20 agosto Gli interventi del professor Guido Merzoni su Václav Havel, del professor Agostino Giovagnoli sul 1989 e del professor Wael Farouq su cultura, pace e inclusione. agosto 2019 Anche oggi, martedì 20 agosto , l’Università Cattolica è protagonista al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli . Nel pomeriggio, la prima delle tre iniziative che coinvolgeranno il pubblico della kermesse riminese nello stand della Cattolica (Padiglione Internazionale A3). Interrogatorio a distanza con Václav Havel ” con gli interventi di Guido Merzoni , preside della facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica, e Ubaldo Casotto , giornalista e curatore dell’esposizione. Altri docenti sono ospiti degli incontri presso l’ Arena internazionale del Padiglione 3 sulle grandi questioni relative alla cooperazione e alla solidarietà internazionale. Sempre oggi alle ore 17, Agostino Giovagnoli , docente di Storia contemporanea in Cattolica, Giovanni De Luna , docente di Storia alla Scuola di Studi Superiori, Ferdinando Rossi dell'Università degli Studi di Torino, si occuperanno di “ Diritti e doveri. Presiederà l’incontro Massimo Bernardini , conduttore televisivo e presentatore del programma di Rai 3 TV Talk.

 

Che bella la storia se la racconti

MILANO Che bella la storia se la racconti Registi come Gabriele Vacis , divulgatori come Daniele Biacchessi, fumettisti e storici a confronto lunedì 13 febbraio nel workshop “Dire, fare, raccontare” . febbraio 2017 Com’è che quando va in televisione o a teatro la storia sfonda ma sui banchi non appassiona? È la domanda che si porranno da approcci diversi accademici, giornalisti, fumettisti e registi protagonisti del workshop nazionale sulla narrazione della storia “ Dire, fare, raccontare ”. Tra loro Gabriele Vacis e Daniele Biacchessi , per fare due nomi conosciuti al grande pubblico, ospiti dell’iniziativa promossa per la seconda volta dalla facoltà di Scienze politiche e sociali e dal dipartimento di Scienze politiche , con il coordinamento dei professori Paolo Colombo e Chiara Continisio . Oppure operazioni teatrali come quelle realizzate da Gabriele Vacis, coautore con Marco Paolini di Vajont, o le tournée sulla storia promosse in giro per l’Italia dall’editore Laterza con sale gremite di pubblico eterogeneo. Il workshop organizzato nella sede milanese di via Nirone lunedì 13 febbraio dalle 11 alle 18 favorirà uno scambio di competenze ed esperienze tra le persone invitate, con l’unico obiettivo di rendere la storia più avvincente nei diversi ambiti di riferimento. Per i professori Colombo e Continisio, l’iniziativa si colloca nella decennale attività di “ Storia e narrazione ”, “un vero e proprio laboratorio di creazione di storie”, come lo definiscono loro, in programma al teatro Ariberto di Milano, con il coinvolgimento degli studenti universitari ma anche alla cittadinanza. “Un esperimento che si conclude ogni volta con la partecipazione del pubblico, chiamato ad assistere a una storia coinvolgente e affascinante, come quella che i nostri nonni e i nostri genitori ci raccontavano prima di andare a dormire”.

 

La modernità della fabbrica costruì l’Italia

IL CONTRIBUTO La modernità della fabbrica costruì l’Italia Non sapremmo più riconoscerci come popolo se dimenticassimo che appena 50 anni fa eravamo un Paese in grado di compiere un miracolo non solo economico ma anche culturale e antropologico. Sul Sole 24 Ore il viaggio nell’Italia industriale di Giuseppe Lupo 09 luglio 2019 di Giuseppe Lupo * Narrare un mondo non implica constatarne la dismissione o manifestarne il rimpianto, piuttosto obbedisce al progetto che fa della memoria la religione necessaria al nostro tempo. Non sapremmo più riconoscerci, come nazione, come popolo, se dimenticassimo che appena cinquant’anni fa eravamo un Paese in grado di compiere quel miracolo che non fu soltanto economico, ma un salto storico, culturale, antropologico. Chiamiamo in tanti modi il periodo del boom - esplosione tecnologica, società di massa, miracolo economico - ma non ci sono dubbi sugli effetti unificanti che ha provocato non solo nei caratteri e nei comportamenti, ma nella formazione di una lingua nazionale. Domandarsi se il passaggio alla civiltà industriale sia stato il vero collante di un’Italia che invece per tradizione era abituata a mantenere viva la logica dei separatismo e delle particolarità è un esercizio privo di senso. Sarebbe come cadere nella trappola in cui finirono molti intellettuali che dissentirono nei confronti dei fenomeni di massa e si ritrovarono in un’anomala posizione di antimodernità. continua a leggere su Il Sole 24 Ore] * scrittore e docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea, facoltà di Lettere e filosofia , campus di Brescia #industria #economia #storia #letteratura Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Historytelling, la storia che piacere

MILANO Historytelling, la storia che piacere I professori Paolo Colombo e Chiara Continisio hanno creato un format per divulgare la storia che riempie i teatri di tutta Italia. È il format che hanno creato dieci anni fa due professori rispettivamente delle facoltà di Scienze politiche e sociali e Scienze della formazione , Paolo Colombo e Chiara Continisio . Le mie lezioni hanno sempre avuto un tono che esulava dalla tradizione accademica - racconta Paolo Colombo - e, parlandone con la mia collega, è nata l’idea di realizzare un prodotto da proiettare al di fuori delle aule universitarie». Il progetto dell’historytelling, che porta la storia a teatro, è partito inizialmente da una collaborazione con i monaci della chiesa di Santa Maria delle Grazie, raccontando fatti storici con forme narrative innovative: storie diverse richiedono trattamenti differenti e rendono unico ogni appuntamento. Una riscoperta della storia narrata «un po’ come quando da piccoli si chiede ai più grandi di raccontare dei fatti passati», anche se questo non può sostituirsi, nel caso degli studenti, allo studio delle nozioni. L’historytelling è una formula che incontra un pubblico molto ampio e lo zoccolo duro è probabilmente quello degli spettatori adulti: «I giovanissimi probabilmente non comprenderebbero una parte di sfumature, battute o riferimenti ma dai 18 anni in su si hanno gli strumenti per poter appassionarsi». Un mix perfetto già portato nei teatri di diverse città d’Italia - l’appuntamento più recente al Carcano di Milano - e di cui se n’è potuto avere un assaggio nella lezione aperta su Martin Luther King, tenutasi in largo Gemelli il 28 novembre scorso, in onore dei 50 anni dalla sua morte.

 

Stragi Brescia Milano, per non dimenticare

L'anniversario Stragi Brescia Milano, per non dimenticare In Cattolica la parola a Manlio Milani e Carlo Arnoldi, testimoni d’eccezione degli attentati terroristici. Esperienze che, oggi, dopo un percorso lungo mezzo secolo, i testimoni di quei fatti sono stati capaci di rendere generative, per ribadire con fermezza la necessità di una convivenza sociale e democratica che sia da monito per le generazioni di giovani attuali e future. Già, ma come si fa a fare in modo che la rabbia non prevalga, reagendo agli atti terroristici con una risposta che sia democratica? Introdotti dalle docenti Livia Cadei e Caterina Gozzoli , lo hanno spiegato Arnoldi e Milani. “Fare memoria, portare avanti e tramandare la verità storica delle stragi (in attesa dell’avvento di quella giudiziaria) è indiscutibilmente un peso. Spesso ragazzi e studenti ci hanno chiesto se avessimo ancora fiducia nella giustizia, ammetto che all’inizio non è stato semplice. La risposta è nel fatto che noi non vogliamo vendetta, noi pretendiamo la verità” confessa Arnoldi. Ma la memoria di un fatto pubblico deve andare oltre il mero e semplice ricordo personale, ed essere perpetuata pubblicamente e nel tempo, proprio “perché questa coinvolge l’insieme della società e il nostro modo di stare insieme.

 

Grozio, un filosofo contro la guerra

Brescia Grozio, un filosofo contro la guerra Nel 1625 il filosofo denunciava la guerra come antinaturale e attribuiva ai trattati il compito di regolare i rapporti tra gli Stati, gettando le basi per diritto naturale e laicità. Eppure visse cinque secoli fa. Ci troviamo a cavallo tra il periodo tardo-rinascimentale e il periodo barocco: l’Europa è devastata da epidemie e guerre e in particolare dall’anno 1618 con l’inizio della guerra dei trent’anni. Nel 1625 pubblicò la sua opera più importante, “De juri belli ac pacis”, di cui ha parlato lo scorso uno marzo il professore fra’ Fausto Arici nella conferenza “Diritto della pace e della guerra”, promossa nella sede di Brescia della facoltà di Scienze politiche e sociali. Nel trattato del 1625 Grozio denuncia la guerra come un fattore antinaturale poiché può essere considerata giusta solo se è vista come ultima opzione o se serve a punire lo Stato che abbia violato i patti, fallito ogni tentativo di conciliazione. Grazie ai patti e alla costruzione di una società basata su regole gli uomini stabiliscono di creare una società basata sulla politica che si sottomette alle autorità. Per il Giusnaturalismo non esistono solo le leggi di chi comanda ma esistono le leggi naturali non scritte che sono superiori alle leggi di un sovrano. Le leggi di un’autorità non dovrebbero mai contrastare con il diritto naturale ovvero quello che i greci un tempo chiamavano “agrafoi nomoi” (leggi non scritte).

 

Professore, raccontami una Storia

milano Professore, raccontami una Storia Registi come Gabriele Vacis , divulgatori come Daniele Biacchessi , insieme a fumettisti e storici, protagonisti del workshop “ Dire, fare, raccontare” . febbraio 2017 Com’è che quando va in televisione o a teatro la storia sfonda ma sui banchi non appassiona? È la domanda che si sono posti da approcci diversi accademici, giornalisti, fumettisti e registi protagonisti del workshop nazionale sulla narrazione della storia “ Dire, fare, raccontare ”. Tra loro Gabriele Vacis e Daniele Biacchessi , per fare due nomi conosciuti al grande pubblico, ospiti dell’iniziativa promossa per la seconda volta dalla facoltà di Scienze politiche e sociali e dal dipartimento di Scienze politiche , con il coordinamento dei professori Paolo Colombo e Chiara Continisio . Oppure operazioni teatrali come quelle realizzate da Gabriele Vacis, coautore con Marco Paolini di Vajont, o le tournée sulla storia promosse in giro per l’Italia dall’editore Laterza con sale gremite di pubblico eterogeneo. Per il professor Paolo Colombo per sconfiggere l'immagine di un insegnamento noioso della storia tra i giovani, bisogna «portarli indietro e portarli in avanti: tornare alla fase infantile in cui era piacevole farsi raccontare delle storie e, insieme, trovare modi nuovi per intercettare generazioni abituate a "surfare" in rete». Daniele Biacchessi, scrittore e giornalista che porta in giro per l'Italia la storia, spiega che, per comunicarla anche alle giovani generazioni, bisogna sperimentare, cioè «fare memoria storica». “Un esperimento che si conclude ogni volta con la partecipazione del pubblico, chiamato ad assistere a una storia coinvolgente e affascinante, come quella che i nostri nonni e i nostri genitori ci raccontavano prima di andare a dormire”.

 

Archivi editoriali, patrimoni da preservare

Brescia Archivi editoriali, patrimoni da preservare Un seminario, promosso dal professor Luciano Pazzaglia , ha analizzato il ruolo cruciale degli archivi nel processo di ricostruzione di vicende storiche ed educative dei territori. ottobre 2017 “L’archivio è un luogo affascinante, dove non si trova la storia ma fonti da interrogare per collegare il passato con il futuro; è dunque un luogo che richiede una formazione specifica e una certa sensibilità”. Due editrici dunque ben distinte sul piano editoriale, ma vicine per consonanza ideale, da sempre impegnate nel campo educativo-culturale di ispirazione cattolica. Per lungo tempo le carte di ambedue le editrici sono state lasciate a se stesse ma da qualche anno esse sono state fatte oggetto di un primo riordino e oggi sono in buona parte accessibili agli studiosi. Le carte del fondo della Morcelliana sono state presentate da Sara Lombardi , collaboratrice del ASE, che ha sottolineato la ricchezza del materiale documentario, il cui studio permette di ricostruire non solo la storia dell’editrice, bensì svariati aspetti della società bresciana del Novecento. Sulla curiosa vicenda dell’archivio della casa editrice Manfrini di Rovereto (nata intorno al 1920) ha parlato il prof. Baldi : specializzata in guide turistiche (commissionate da enti pubblici), l’editrice ebbe molta fortuna ma, una volta chiusa, il suo archivio (e con esso il patrimonio delle macchine) rischiava di andare distrutto. archivi #libri #documenti #storia #editoria #patrimonio Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Idee contro la desertificazione

Nonostante le differenze di impostazione culturale, convinzioni e discipline professate, tutti loro hanno messo a disposizione le proprie competenze (con diverse tipologie di impegno e di continuità) di uno stesso ministro. Pochi anni dopo, a Milano e in differente contesto, un sindacalista dei metalmeccanici ( Pierre Carniti ) fondava la rivista « Dibattito sindacale », palestra di sociologi e giuristi di una generazione più giovane: Gian Primo Cella, Bruno Manghi, Mario Napoli, Tiziano Treu . Si tratta solo di due esempi, tra i meno noti, della casistica ben più ampia di una stagione di vivaci dibattiti mossi, in fondo, dalla comune volontà di contribuire al consolidamento democratico, culturale ed economico della giovane Repubblica. L’intesa tra policy maker e intellettuali era alimentata dalla condivisione di mondi vitali omogenei e da un ordine di valori che, per i primi, ridimensionava le smanie personali del potere e, per i secondi, dava respiro alle ambizioni accademiche individuali e alle rispettive autoreferenzialità disciplinari. Il punto d’attacco era quello che Pastore chiamava la «desertificazione» civile e sociale di metà anni Venti quando, spinto dal disagio economico, lo «spirito della reazione» alterava ogni prospettiva, tanto che «ciò che ieri si vedeva come un incubo, oggi si vede come una liberazione». Oggi di non cedere imbelli a quel che sta già accadendo in un capitalismo sempre più sorvegliato da gotici metadati capaci di manipolare cinicamente il nostro libero arbitrio (come denuncia Shoshanna Zuboff) e di mettere in croce il pluralismo sociale, fiducioso luogo umano di buona convivenza. docente di Storia economica e direttore dell' Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia “Mario Romani” dell’Università Cattolica, campus di Milano Ottavo contributo di una serie di articoli dedicati al ruolo degli intellettuali #intellettuali #cutura #storia #italia Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Giovagnoli, la fede che sgretolò il regime

La Cattolica al meeting Giovagnoli, la fede che sgretolò il regime Lo storico dell’Università Cattolica ha ricostruito al Meeting di Rimini il ruolo che Giovanni Paolo II giocò nella fine pacifica delle dittature dell’Est Europa. agosto 2019 La rivoluzione senza violenza fu un inedito nella storia europea. Così nel suo intervento al Meeting di Rimini – nell’ambito dell’incontro Diritti e doveri. speranze e delusioni , con Giovanni De Luna e Massimo Bernardini – il professor Agostino Giovagnoli , docente di Storia contemporanea alla facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica, ha rievocato la caduta dei regimi dell’Europa Orientale nel 1989. Lo storico della Cattolica, in particolare, ha ricostruito il ruolo fondamentale che giocò il pontificato di Giovanni Paolo II nella caduta del regime polacco e degli altri regimi dell’Est. Una transizione che non fu condotta facendo discorsi politici perché era convinto che sarebbero implosi se si fosse ricostruita la coscienza religiosa e civile del popolo. meeting #storia #politica #comunismo Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Sulle tracce dei documenti papali

Brescia Sulle tracce dei documenti papali Un gruppo di studentesse di Storia del Cristianesimo contemporaneo, accompagnate dalla professoressa Raffaella Perin, ha visitato le sale dell'Archivio in cui si trova conservato il patrimonio di documenti privati papali più eterogeneo del mondo. Prima di allora, l’immane patrimonio era conservato nei sotterranei di Castel Sant’Angelo, la residenza papale dove nessuno avrebbe potuto accedere ai documenti custoditi, poiché erano in pochissimi a conoscere il camminamento nascosto che conduceva nelle sale. Lo scorso 7 maggio, un gruppo di studentesse della sede bresciana, accompagnate dalla docente di Storia del Cristianesimo contemporaneo Raffaella Perin , ha avuto l’onore di attraversare le sale in cui si trova conservato il patrimonio di documenti più eterogeneo del mondo. Superate la sala degli indici e la sala lettura - dove lavorano incessantemente i ricercatori - si percorre un corridoio alle spalle del banco distribuzione che conduce a due rampe di scale che portano al bunker: è qui che 85 km di scaffalature girevoli custodiscono i documenti dell’Archivio segreto vaticano. Gli armadi recanti lo stemma di papa Gregorio XIII , oggi sono vuoti ma per molti anni hanno conservato documenti unici quali le lettere di Lucrezia Borgia e Giulia Farnese a Papa Alessandro VI, nonché parte del testo che riporta l’abiura pronunciata da Galileo Galilei durante il processo. Inoltre, ha spiegato in che cosa è consistita la riforma, mirata a un rinnovamento dei media e del modo di lavorare nel segno di una collaborazione tra mezzi di comunicazione differenti e di un adattamento del Vaticano al mondo contemporaneo e alla comunicazione di oggi, in continua trasformazione. Un incontro, quello tra la Chiesa cattolica e i mezzi di comunicazione, che si è trasformato nel corso del tempo e che oggi più che mai si sta evolvendo per adattarsi alle esigenze della società contemporanea.

 

Attraverso la Storia con la Fisica

Parmigiani si iscrive al corso di laurea in fisica dell'università di Milano nel 1968-1969, si la laurea nel 1973. A questi anni risale l'incontro con Piero Caldirola , fautore della teoria quantistica della misura della "Scuola di Milano", e con Giuseppe “Beppo” Occhialini, t ra i fondatori dell'astrofisica delle alte energie, colui che svilppò la tecnica di rivelazione tramite emulsioni fotografiche e scoprì il pione, nel 1947 . Alla laurea seguirono anni confusi, dove Parmigiani mosse i suoi primi passi nel mondo della ricerca al Cise di Milano, iniziando a studiare i laser e l’interazione della luce coerente con la materia. Negli anni successivi, parte per gli Stati Uniti dove approda al centro di ricerca IBM di San Josè, in California, per studiare le proprietà ottiche di particelle nanometriche…gli albori di quella che comunemente oggi viene chiamata plasmonica. In questi anni le sue ricerche si concentrano sullo sviluppo di spettroscopie ultraveloci per studiare le dinamiche elettroniche in materiali con interessanti proprietà, come, per esempio, i superconduttori ad alta temperatura a base di ossidi di rame. “Ho pensato che rivedere insieme questi miei anni di studio e di docenza potrebbe aiutare i giovani e interessare i meno giovani – ha dichiarato a fine incontro Parmigiani. Ora so anche che solo ciò che ho dato ai miei studenti resterà, almeno in parte, negli anni a venire; mentre una riflessione, che mi insegue da quando ho l'età della ragione, nell'ora che si fa tarda mi ammonisce sottovoce”.

 

Montessori, l'attualità di un metodo

Educazione Montessori, l'attualità di un metodo Presentata l’edizione 2018 degli «Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche» che ha per protagonista la nota pedagogista e le reti di relazioni da lei intessute. "Insieme a Don Bosco e Don Milani, Montessori è certamente una delle figure più note in Italia e all'estero in fatto educazione. Il metodo Montessori insegna ai bambini l'ordine, la concetrazione, la libertà non fine a sè stessa bensì finalizzata all'autocontrollo. Un fatto, quest’ultimo, che in una società come la nostra, estremamente bisognosa di integrare correttamente le diversità, può costituire una risposta concreta”. Del resto si trattò di un rivoluzione pedagogica e culturale: molte regole che apparivano consolidate in ambito educativo cambiarono radicalmente. Perché l'adulto che richiede l'obbedienza al bambino - sosteneva Montessori - trascura quasi sempre la reale volontà di quest’ultimo. educazione #storia #mariamontessori #montessori #metodo Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Dai monasteri benedettini all’economia di Papa Francesco

La Cattolica al Meeting Dai monasteri benedettini all’economia di Papa Francesco La testimonianza di due giovani ricercatori dell’Università Cattolica al Meeting di Rimini 22 agosto 2019 Dai monasteri benedettini all’economia di Papa Francesco, fino alla nuova finanza tra Africa ed Europa. Sono gli ambiti di ricerca di due giovani ricercatori dell’Università Cattolica che sono intervenuti ad alcuni incontri in programma al Meeting di Rimini . Analizzare l’effetto della governance dei monasteri benedettini sui territori che amministravano nell’Inghilterra dell’anno Mille, spiegando i vantaggi economici di questo tipo di amministrazione. È quanto ha dimostrato la ricerca condotta da Domenico Rossignoli (qui sotto) , ricercatore della facoltà di Scienze politiche e sociali , insieme a Federico Trombetta , e presentata al Meeting di Rimini. Un contributo che riteniamo utile per l’economia in generale perché mostra come quel modello di governance, al di là del suo aspetto religioso, abbia prodotto risultati economici». Al Meeting ha parlato di imprese sociali nei Paesi africani e del ruolo dell’università nella formazione degli imprenditori locali. Ciambotti fa parte anche della task force voluta da Papa Francesco e composta da economisti e imprenditori per ragionare su un modello di sviluppo economico attento alla persona e all’ambiente nella linea dell’enciclica Laudato si’ .

 

Le Scienze religiose al cambio d’epoca

milano Le Scienze religiose al cambio d’epoca Cinquant’anni fa, come esito del Concilio Vaticano II, nasceva in Cattolica l’omonimo Dipartimento. A distanza di cinquant’anni, se l’intuizione della forma dipartimentale si è rivelata lungimirante, essendo questa struttura diventata propria di tutta l’università italiana, profondamente mutato appare il contesto in cui si svolge al presente la ricerca in ambito religioso. Se dunque stiamo vivendo non semplicemente un’epoca di passaggio, ma un vero e proprio passaggio d’epoca, come Papa Francesco ha affermato, anche la ricerca religiosa si trova di fronte a sfide nuove, come del resto la stessa Chiesa cattolica. docente di Letteratura cristiana antica, facoltà di Lettere e filosofia , campus di Brescia. Direttore del Dipartimento di Scienze religiose #scienze religiose #concilio vaticano ii #storia Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Nuovi mondi e nuova scienza

brescia Nuovi mondi e nuova scienza È il tema della conferenza dello storico della scienza portoghese Henrique Leitão nell’ambito del ciclo “Viganò Lectures”, le lezioni promosse dalla Biblioteca di Storia delle Scienze “Carlo Viganò. marzo 2019 « New Worlds and a New Science: Sixteenth century maritime voyages and European science » è il tema della conferenza dello storico della scienza Henrique Leitão inserita nel ciclo delle “ Viganò Lectures ”, che ha avuto luogo il 5 marzo alla sede di Brescia dell’Università Cattolica. L’attenzione del professore si è rivolta anzitutto all’esposizione dei viaggi marittimi compiuti dalle flotte spagnole e portoghesi nel XV e XVI secolo; ci si è soffermati sul viaggio di Ferdinando Magellano, colui che per primo compì la circumnavigazione del globo terrestre. Fu fortuna o follia riuscire a compiere al primo tentativo l’epica traversata? Probabilmente l’una e l’altra, ma quel che è certo è che il progetto sarebbe fallito se a monte non vi fosse stata una scrupolosa preparazione logistica e tecnica durata ben due anni. Si cominciarono ad utilizzare strumenti di misurazione del tempo e dello spazio più efficienti per poter affrontare una navigazione che – per la vastità degli spazi – era completamente diversa da quella che per secoli si era effettuata nel Mediterraneo, un mare chiuso ove le coste sono quasi ovunque visibili. Indispensabile fu l’impiego dell’astrolabio nautico che, connesso a una dimensione visiva risultava più semplice ed immediato rispetto all’astrolabio arabo e quindi più facilmente utilizzabile da equipaggi composti per lo più da marinai spesso analfabeti. Da rilevare infine come tutte queste esplorazioni di mondi fino ad allora sconosciuti vennero diffuse da cronisti – spesso italiani – che compirono accurati resoconti di viaggio, il più celebre dei quali fu senz’altro “La relazione del primo viaggio attorno al mondo” del vicentino Antonio Pigafetta.

 

Merzoni al Meeting: la storia e la manipolazione della realtà

Il professor Guido Merzoni , preside della facoltà di Scienze politiche e sociali ha tracciato un parallelo tra gli anni della guerra fredda e i nostri giorni nel corso dell’incontro con Ubaldo Casotto , curatore della mostra “ Il potere dei senza potere. Interrogatorio a distanza con Václav Havel ” al Meeting di Rimini. Del pensiero di Havel il professor Merzoni ha ricordato soprattutto il rapporto tra l’io e il potere. Allora il regime operò un processo di spersonalizzazione che annullò l’identità delle persone e la capacità di creare organizzazioni politiche. Oggi, fatte le debite proporzioni, la spersonalizzazione avviene soprattutto a livello economico, dove l’individualità della persona è sacrificata sull’altare della massimizzazione dei profitti. meeting #politica #havel #storia Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Il Medioevo delle libertà

brescia Il Medioevo delle libertà Potrebbe suonare quasi provocatorio il tema della prima Scuola di Studi medievali promossa dal Cesime nella chiesa romanica del monastero di San Salvatore in Valle Camonica. luglio 2017 È un tema molto particolare quello individuato per la prima Scuola di Studi medievali , promossa dal Centro studi sugli Insediamenti monastici europei della sede di Brescia dell'Università Cattolica. La scelta tematica della libertà nel medioevo – spiega il direttore del corso Nicolangelo D’Acunto – potrebbe suonare quasi provocatoria, tanto la cultura corrente è abituata a considerare il medioevo come l’epoca della negazione di ogni forma di libertà. Medioevo delle libertà si terrà in Valcamonica e in particolare nel monastero di San Salvatore in Capo di Ponte, di cui resta la splendida chiesa romanica e che fu nel medioevo un importante tassello della presenza cluniacense in Italia. Il corso, di carattere multidisciplinare, prevede lezioni su questioni interpretative di ampio respiro tenute da docenti specialisti come Glauco Maria Cantarella (Università degli Studi di Bologna), Guido Cariboni (Università Cattolica del Sacro Cuore), Nicolangelo D’Acunto (Università Cattolica del Sacro Cuore) e Andrea Zorzi (Università degli Studi di Firenze). Scopo di LabOratorium è quello di valorizzare il monastero di S. Salvatore in Capo di Ponte - già restituito alla comunità da un oneroso restauro - trasformandolo in un centro di formazione, invenzione, cura e divulgazione per i giovani e il territorio della Valle Camonica. Il pomeriggio del 14 luglio l’appuntamento è presso la Pieve di S. Siro a Capo di Ponte per una visita guidata a cura di Gianclaudio Sgabussi di Fondazione Camunitas, che accompagnerà quanti prenderanno parte all’iniziativa, alla scoperta della Pieve Romanica.

 

Muro di Berlino, un punto di non ritorno

Unica eccezione: la Russia, i cui abitanti hanno forti nostalgie del passato (segno delle grandi difficoltà che incontra il governo di Putin e di cui si ha in genere scarsa consapevolezza). Alla luce di questi sondaggi, la caduta del Muro di Berlino appare chiaramente un passaggio definitivo e un punto di non ritorno nella storia contemporanea. Lo conferma anche un altro elemento che emerge implicitamente dalle opinioni di polacchi, ungheresi, slovacchi e tanti altri: l’importanza dell’allargamento dell’unità europea ai loro paesi. La caduta del Muro infatti ha aperto la strada a questo allargamento, decisivo per lo sviluppo economico che rende questi paesi così soddisfatti della loro situazione attuale. Si tratta soprattutto di quello che invece apparve evidente nel 1989: il trionfo dell’Occidente, che fece parlare a qualcuno di fine della storia. Trent’anni dopo appare chiaro che quel trionfo non ci fu. Il Muro non è caduto per lo scontro con l’Occidente, che pure c’è stato, ma per una globalizzazione che ha profondamente sconvolto l’economia e la politica mondiali. muro di berlino #agostino giovagnoli #storia #guerra fredda Facebook Twitter Send by mail Print La caduta del Muro vista dalla ";Generazione Z"; La caduta del muro per loro è un ricordo arrivato soprattutto dai racconti dei nonni e dei genitori ma non per questo meno sentito.

 

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