La ricetta per una fake news perfetta? Non è più un segreto. Gli ingredienti sono stati infatti svelati durante il convegno “Non beviamoci le bufale! Se le conosci le eviti: le false informazioni nell’agro-alimentare” promosso da Cremona Food Lab lo scorso 24 novembre nell’ambito della Festa del Torrone di Cremona.

La platea della Camera di commercio di Cremona per il convegno sulle bufale nell'alimentareAl convegno hanno partecipato gli studenti di alcune scuole superiori della città, i rappresentanti di aziende agro-alimentari del territorio e gli studenti del primo anno del corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie alimentari (nella foto in alto con il professor Pier Sandro Cocconcelli): un’occasione preziosa quindi per unire nella stessa sala chi già lavora nel settore agro-alimentare e corre il rischio di diventare la “vittima” di qualche bufala e chi grazie allo studio e alle conoscenze apprese ha proprio il ruolo di riconoscerla e “smontarla”.

A sottolineare l’importanza strategica dell’evento sono intervenuti il presidente della Camera di Commercio di Cremona, Gian Domenico Auricchio, e il vice sindaco di Cremona Maura Ruggeri, che hanno ricordato l’urgenza e l’attualità dell’argomento.

La frizzante gestione dell’evento è stata affidata a Nicoletta Carbone, conduttrice delle trasmissioni di Radio 24 “La bufala nel piatto” e “Obiettivo salute”, che ha guidato il viaggio nel mondo delle fake news stuzzicando gli interventi precisi e mirati dei relatori “acchiappa bufale”: il professor Lorenzo Morelli, direttore Distas, Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari per una filiera agroalimentare sostenibile dell’Università Cattolica, Andrea Fontana, sociologo della comunicazione e i professori dell’Ateneo di largo Gemelli Fausto Colombo, docente di Teoria e tecniche dei media alla facoltà di Scienze politiche e sociali, e Guendalina Graffigna, docente della facoltà di Psicologia.

«Le bufale forniscono informazioni rapide, che colpiscono, e che sono molto più facili da capire dell'informazione scientifica. E poi si oppongono alle istituzioni. Per questo hanno presa» afferma il professor Colombo nello svelare almeno in parte i meccanismi che stanno alla base della credibilità di una bufala. Gli fa eco Fontana che ha sottolineato come enfasi, problem solving e semplificazione del problema siano i tre elementi capaci di dare credibilità alla bufala.

Del resto, come ha ricordato la professoressa Graffigna «la nostra mente è fatta per credere alle bufale. Siamo portati a selezionare le informazioni che confermano ciò in cui crediamo». Ovvero: nella giungla di informazioni in cui ci troviamo immersi, l’uomo sceglie di pancia. Siamo programmati così. Del resto, prosegue Graffigna: «Ogni giorno prendiamo in media 10.000 decisioni. E Il 95% le prendiamo d'impulso. È faticosissimo fare scelte razionali. Per questo il nostro cervello funziona per scorciatoie».

Nel corso del convegno sono stati quindi identificati alcuni ingredienti essenziali delle “bufale”, quali l’enfasi, il loro apparente “magico” potere di problem solving e la proposta di teorie alternative e estremamente semplificate. Oltre ai “raw materials” le fake news possono anche contare su un packaging funzionale e confezionato ad arte, quali una comunicazione accattivante ed enfatica che attacca e mina la fiducia che il consumatore pone nei confronti di due entità: le istituzioni e la scienza.

E per spiegare meglio i concetti espressi, gli esempi di fake news del professor Morelli hanno reso immediato il passaggio dalla teoria alla pratica. «Il caso olio di palma è fortemente esplicativo. Ma anche, più in generale, la convinzione che il “senza” (senza glutine, senza zuccheri, senza burro, senza uova ,ecc) sia meglio, più salutare. Niente di più fuorviante».

Fausto Colombo ha infine richiamato il consumatore a non abbassare la guardia. «Google modella le ricerche che facciamo sulla base delle nostre ricerche precedenti. Siamo padroni del nostro destino di conoscenza. Per questo per raccogliere le informazioni che ci servono dobbiamo affidarci solo a siti attendibili». E in merito ai social: «Ogni volta che metto mi piace o che condivido una notizia, le do maggior peso. Quindi attenzione! Non siamo solo utenti ma produttori di informazioni, anche se non le creiamo noi. Siamo corresponsabili delle informazioni che circolano. Ma, sia chiaro, io non voglio tornare al passato. Però voglio poter scegliere. Avere strumenti che mi permettano di farlo».

La “parola” è poi passata agli studenti di Sciente e tecnologie alimentari, sfidati a produrre video che rappresentassero il loro modo di intendere le fake news nell’agroalimentare: cacciatori di bufale crescono!