di Luisa Boniotti Pop ed Elisa Gazzo *

È proprio vero che Bahia è terra da alegria. Appena arrivate in Brasile siamo state travolte da un’atmosfera di gioia, dalla musica che risuonava alta in ogni angolo delle strade, dai colori accesi dei paesaggi e dall’accoglienza e dalla vivacità delle persone.

Per tre settimane siamo state volontarie al Giardino degli angeli, una scuola materna di Canavieiras (Bahia) gestita da Regina e Alessandro. Da 13 anni donano speranza ai bambini più bisognosi, trasmettendo loro importanti valori quali l’amore, l’amicizia, il rispetto, l’importanza dello studio e infondendo loro la consapevolezza di poter aspirare a un futuro migliore.

Il nostro ingresso all’asilo è stato accompagnato dalle voci dei bambini che in coro urlavano “bem-vindas tias!”. Già dal primo giorno ci siamo sentite parte di una grande famiglia, quella del Giardino degli angeli, una comunità fondata non su legami di sangue, ma sull’amore e l’affetto reciproco. Per questo è chiamata “famiglia del cuore”.

Le nostre giornate iniziavano con le travolgenti grida, i baci e gli abbracci dei bambini della creche (dai 3 ai 6 anni), che accompagnavamo nelle attività quotidiane: disegnare, colorare, scrivere e contare; giocare in giardino; fare il bagnetto e il riposino pomeridiano. La parte sicuramente più divertente per loro era quella del gioco: tutti facevano la fila per essere presi in braccio, per fare cavalluccio e per giocare a rincorrersi.

I bambini dell’asilo si accontentavano di giocare con qualsiasi cosa: tappi di bottiglia, pezzi di palloncini scoppiati, corde per saltare. Questi bambini chiedono amore e affetto, non beni materiali. Invece, nei nostri Paesi economicamente più sviluppati, i ragazzi tendono a dare un’importanza eccessiva alle cose materiali, dimenticando spesso l’importanza dei valori morali.

La nostra giornata proseguiva nel rinforzo scolastico, tra gli abbracci e i baci dei bambini più grandi (dai 7 agli 11 anni). Qui abbiamo aiutato i ragazzini con i compiti di matematica, inglese e portoghese (in quest’ultima materia erano in realtà loro ad aiutare noi) e abbiamo partecipato a numerose attività sportive proposte dalla scuola, dalla capoeira al judo.

Giorno dopo giorno abbiamo imparato a capire meglio le esigenze dei ragazzi e a conoscere le storie di ognuno di loro: dietro i volti sorridenti e bisognosi d’amore di questi bambini si celavano dure e tristi realtà di vita, che abbiamo potuto constatare direttamente facendo visita alle famiglie con Regina. Abbiamo capito che l’asilo era il confine tra la parte più ricca della città e le favelas, le zone segnate da drammatici problemi sociali, economici e igienici. Abbiamo conosciuto famiglie allargate, ragazze, nostre coetanee, già madri di più figli, sorelle che devono prendersi cura di molti fratelli, madri e figli abbandonati dai padri, padri morti a causa della droga, una grande piaga di questo Paese.

Abbiamo vissuto il Brasile a 360 gradi: grazie ad Alessandro e Regina, durante i fine settimana non sono mancate gite in barca alla scoperta delle foreste di mangrovie, giornate al mare, momenti di svago alle feste di paese e di condivisione e scambio delle proprie tradizioni culinarie e culturali. Conoscere un paese dall’interno, vivendo la quotidianità del suo popolo, arricchisce sicuramente in maniera profonda.

Grazie a questa esperienza abbiamo acquisito una maggiore consapevolezza delle grandi difficoltà e della povertà in cui vive la maggior parte della popolazione mondiale. Soltanto conoscendo realtà distanti dalle nostre, ci siamo rese conto della grande fortuna che abbiamo. Di certo il Brasile è un Paese che ha tanta strada da percorrere in termini di emancipazione femminile, qualità dell’educazione e condizioni di vita, ma non per quanto riguarda l’ospitalità e l’accoglienza dei suoi cittadini.

Noi ci proponiamo di mantenere viva in noi la vivacità di questa terra e di riuscire a donarla agli altri. Ringraziamo Alessandro e Regina per averci accolte a braccia aperte nella loro grande famiglia, i giovani apprendisti del Giardino degli angeli: Nheryton, Indgridy, Fabricia e Carlos per tutto il tempo trascorso insieme alla scoperta della cultura, delle tradizioni e dei costumi brasiliani e tutti i bambini della creche per tutto l’amore donato.

Il Charity Work Program ci ha permesso di vivere un’esperienza unica. Sarà impossibile dimenticare gli occhi curiosi e i sorrisi splendenti di questi bambini che non hanno nulla ma riescono meravigliosamente a donare tanto. È proprio vero: “quello che dai è tuo per sempre, quello che non dai è perduto per sempre”.

* Luisa Boniotti Pop, 25 anni, di Brescia, laureata in Scienze linguistiche e letterature straniere, facoltà di Scienze linguistiche, campus di Brescia (a destra nella foto in alto); Elisa Gazzo, 23 anni, di Treviso, primo anno  del corso di laurea magistrale in Economia e politiche del settore pubblico, facoltà di Economia