Tecnologia, studio, impegno, consapevolezza di sé e delle sfide da affrontare: sono gli strumenti in mano alle nuove generazioni per vivere in un mondo in rapida evoluzione. Di giovani e futuro si è parlato a Brescia nel primo dei tre incontri organizzati dall’Ateneo in occasione della 93° Giornata dell’Università Cattolica, in programma domenica 30 aprile. Una tavola rotonda tra docenti, testimoni, esperti e laureati inseriti con successo nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria, per discutere sul tema “Innovazione 4.0. Una sfida per le nuove generazioni e le imprese. Quale ruolo per l’Università?”.

Introdotta e moderata dal vicedirettore del Giornale di Brescia Gabriele Colleoni, la prorettrice Antonella Sciarrone Alibrandi ha spiegato il senso dell’iniziativa: «Il tema della 93° Giornata dell’Università “Studiare il mondo è già cambiarlo” pone volutamente l’accento sull’importanza dello studio per intervenire concretamente sulla realtà. È un invito e, al contempo, una sfida per i giovani d’oggi, spesso sfiduciati: capire la realtà, studiandola, è l’unico modo per provare a cambiarla».

Sul tema delle giovani generazioni di studenti è intervenuta Elena Marta, docente di Psicologia sociale e membro dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo che proprio in tale occasione ha presentato il consueto Rapporto annuale: «Dal nostro ultimo studio emerge una fotografia dei giovani composita: onestà, desiderio di condivisione e volontà di lavorare con gli altri sono le caratteristiche emergenti, affiancate tuttavia da bassa autostima, fragilità e difficoltà nell’individuare la propria strada. In questo contesto la famiglia deve essere il primo baluardo e punto di riferimento, ma anche la scuola e l’università sono determinanti».

Qual è la sfida che l’Università può lanciare al mondo delle imprese e del lavoro? Risponde il direttore del Centro di ricerca sull’educazione e i media, all’informazione e tecnologia (Cremit) Pier Cesare Rivoltella: «Sicuramente una sfida all’innovazione, condotta non in modo superficiale per rispondere alle mode, bensì per capitalizzare le esperienze di ricerca che abbiamo condotto. Ne sono un esempio l’uso del digitale e del social network, oggi fondamentali nel settore della comunicazione delle aziende: i master e i corsi che proponiamo rappresentano un’offerta d’istruzione superiore in grado di aiutare gli studenti a immettersi in un mondo del lavoro che richiede sempre più creatività».

Esempio concreto in tal senso è la testimonianza di Alberto Albertini, ex studente alla Cattolica e oggi docente di comunicazione internazionale d’impresa: «L’innovazione è la caratteristica fondamentale che un’azienda deve avere per sopravvivere. Oggi anche a Brescia gli imprenditori hanno finalmente capito che il rapporto con l’Università e i suoi laureati è necessario per trovare le nuove figure professionali del futuro».

Del ruolo degli ateni si è occupata nel suo intervento l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia Valentina Aprea: «L’università di oggi deve posizionarsi diversamente rispetto al passato, non più sopra i giovani in quanto Istituzione, bensì al loro fianco. C’è un dato, inoltre, su cui il nostro sistema deve riflettere: in Italia investiamo 54 miliardi per l’istruzione fino ai 20 anni, e solo un miliardo in formazione continua. E questo non può reggere».

L’incontro di Brescia è stato l’occasione per lanciare il progetto Alumni dell’ateneo, di cui la professoressa Sciarrone è responsabile. «L’importanza di coltivare il rapporto con i propri laureati era già chiara a padre Gemelli. Sentiamo tuttavia il bisogno di investire di più su di loro rinforzando il legame con chi si è laureato nella aule dell’Ateneo».