Il Covid-19 ha rafforzato una serie di comportamenti come la tendenza al risparmio e ai depositi ovvero la prociclicità negli investimenti, cioè la tendenza a fermarsi quando il mercato è in perdita. «Tutto questo rischia di essere particolarmente dannoso se non ha carattere solo temporaneo. Si rischia una situazione di stallo» ha spiegato in un'intervista al Sole 24 Ore la preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative Elena Beccalli.


Professoressa, le famiglie italiane hanno risparmiato durante questi primi mesi del 2020. Lei dice che è solo l’accentuarsi di un fenomeno già in corso?
«Il Covid ha rafforzato una serie di tendenze e di comportamenti già tipici della situazione italiana: la tendenza al risparmio e ai depositi, che già nel 2019 aveva portato ad avere stock di liquidità elevati; la prociclicità negli investimenti, cioè la tendenza a fermarsi quando il mercato è in perdita, investendo solo nei momenti di crescita. Tutto questo rischia di essere particolarmente dannoso se non ha carattere solo temporaneo».

Altrimenti cosa si rischia?
«Una situazione di stallo. Le famiglie hanno risparmiato perché hanno ridotto l’acquisto di beni e servizi, intimorite dal futuro e dalla possibilità di un calo del reddito. Ma così è calata anche la domanda, e questa flessione si riflette sulle imprese».

Insomma, è uno scenario senza vincitori.
«Sì, se il risparmio è fermo nei depositi e non è investito, non c’è vantaggio né per il depositante né per il sistema economico nel suo complesso».


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