Dal 13 al 22 novembre i visitatori del Policlinico A. Gemelli sono stati accolti dalle esperienze artistiche di numerosi pittori (tra i quali Rembrandt, Chagall, Matisse e Van Gogh). Gli studenti e i neolaureati in Medicina e chirurgia del gruppo studentesco “Ateneo Studenti”, in collaborazione con il Centro di Ateneo per la Vita dell’Università Cattolica, hanno infatti scelto di proporre ai propri compagni di corso, ai docenti, ai pazienti e a tutto il personale del Policlinico e della Facoltà di Medicina e chirurgia il percorso "Curare e Guarire, occhio Artistico e occhio Clinico" che, raccogliendo le riproduzioni di oltre 150 opere pittoriche, offre interessanti domande sull' assistenza al sofferente.

In particolare questo itinerario mette al centro un metodo, quello dell'arte, troppo spesso accantonato a favore del, pur imprescindibile, metodo scientifico. È stata l’occasione per scoprire come gli artisti hanno raccontato l’esperienza della malattia e di riflettere come dentro al mistero della sofferenza possa nascere l’opportunità di un rapporto umano pieno.

Attraverso le opere d’arte si comprende meglio come la risposta agli occhi lucidi di una bambina malata sia necessariamente più grande dei soli farmaci antitubercolari, si comprende come insieme al bisogno di guarire sia insito nel sofferente un più ampio bisogno di cura. Proprio per questo i dipinti celebrativi del medico non sono incentrati in primis sul perfezionismo della sua tecnica o sulla portata delle nuove scoperte scientifiche: l’arte coglie piuttosto come vero valore la vicinanza al malato anche laddove non si riesca a vincere la malattia, come ritrae il notissimo dipinto The Doctor di sir Luke Fields.

Nel corso dell’incontro inaugurale della mostra gli studenti hanno avuto modo di conoscere meglio l’esperienza di Gemelli Art (Advanced Radiation Therapy) grazie alla testimonianza di Vincenzo Valentini, docente di Radioterapia. La realtà del reparto di radioterapia del Gemelli, che ospita un mosaico realizzato da padre Marko Ivan Rupnik e numerose riproduzioni e affreschi dei luoghi più belli di Roma, ci mostra come le più alte tecnologie e competenze possano essere accompagnate dalla bellezza dell’arte come strumento terapeutico, perché capace di trasfigurare il dolore.

Durante l’inaugurazione Giorgio Bordin, curatore della mostra, ha offerto la chiave di lettura che lega queste opere: l’occhio artistico è la possibilità di uno sguardo che abbraccia la totalità della persona.