di Martina Raimondo *

Sveglia alle 7. Colazione, doccia veloce e la giornata inizia. Mai avrei potuto immaginare che una routine del genere sarebbe potuta mancarmi così tanto.

Appena arrivata a Pinsker Street, sede del Centro Santa Rachele, mi sono resa conto di quanto intensi sarebbero stati i 20 giorni che avrei vissuto in Terra Santa: piccole pesti che correvano ovunque, dipingevano, bllavano e giocavano a pallone contemporaneamente! Ma per me è stato amore a prima vista, infatti già dal giorno successivo al mattino non vedevo l’ora di divertirmi insieme a loro. 

Il Centro Santa Rachele è una struttura recentemente ristrutturata e totalmente idonea a ospitare un grande numero di volontari, con ampi spazi comuni e tutti i comfort possibili. Le giornate si svolgevano in un grande spazio esterno dove i bambini, di età compresa fra i 3 e i 10 anni e di nazionalità non israeliana (ad esempio etiopi o filippini), svolgevano varie attività coordinate da noi volontari. 

Le preferite dai filippini erano decisamente quelle che prevedevano capriole e salti, mentre le bimbe africane adoravano acconciare i capelli di noi ragazze volontarie. 

Nella sala interna vi erano molti libri, preferiti dai più piccoli; proprio in quella stanza ricoperta da tappeti morbidi si passava il momento della nanna, non certo facile ma forse il mio preferito in assoluto. Perché vederli riposare come angioletti non aveva prezzo, e quasi quasi dimenticavo che 10 minuti prima li stavo rincorrendo!

Molti bambini non parlavano molto bene la lingua inglese, quindi noi volontari ci siamo arrangiati imparando qualche parola in ebraico, o semplicemente cercando di farci capire con i gesti, ma la lingua non ha mai costituito un vero e proprio ostacolo, considerando anche che alcuni volontari, e la gentilissima e sempre disponibile Suor Claudia, parlavano perfettamente l’ebraico.

Alla fine delle tre settimane mi sono ritrovata a piangere come quando uno dei bambini inciampava e si sbucciava un ginocchio; non potevo credere che fosse arrivato il momento di tornare in Italia. Credo proprio che presto tornerò a fare visita al Centro e ai bambini che spero si ricorderanno di me!

La Terra Santa è un paese meraviglioso quanto misterioso, unico e speciale. Inizialmente avevo un po’ d’ansia al pensiero di dover trascorrere tre settimane in un Paese sempre in conflitto ma appena arrivata ho subito capito che la situazione era completamente diversa da come si possa pensare. Chiaramente, come ben tutti sappiamo, ci sono delle zone in Israele sconsigliate da visitare, ma per il resto la situazione è quella di un evoluto e sicuro Paese moderno. La cosa che forse mi ha colpita di più è stata la cultura ebraica, così lontana dalla nostra e così ricca di piccole sfaccettature. 

Ora che sono tornata a casa devo dire che mi sarebbe piaciuto durasse molto di più. Specialmente perché sono andata via proprio quando i bambini iniziavano a ricordare il mio nome e avevo trovato moltissimi nuovi amici tra gli altri volontari, che spero di poter rivedere presto. 

* 22 anni, di Catania, studentessa del prima anno della laurea magistrale in Politiche Europee e internazionali, facoltà di Scienze politiche e sociali, campus di Milano