«Sono arrivata in Italia nel settembre 2016 senza sapere una parola di italiano e il mese dopo avrei dovuto cominciare a frequentare l’università». È stato un impatto non certo facile con l’Europa quello di Nour, una ragazza siriana arrivata in Italia attraverso un progetto di solidarietà promosso dall’Università Cattolica grazie all’amicizia con la comunità monastica di Deir Mar Musa e in collaborazione con l’Arcidiocesi di Milano.

Insieme ad altri quattro ragazzi suoi connazionali è stata accolta il tempo necessario per completare il percorso di studi nelle sedi di Milano e di Piacenza. E oggi ha raggiunto il traguardo della laurea in Scienze dell’educazione.

Nour, che in Siria frequentava Scienze infermieristiche, quando ha avuto la possibilità della borsa di studio per venire in Italia, ha iniziato a frequentare la facoltà di Scienze della formazione nella sede piacentina dell’Ateneo.

«È stato un periodo molto difficile, anche perché ero lontana dalla famiglia e non conoscevo nessuno. Il primo anno ho frequentato il corso di italiano per due mesi e dopo sei mesi ho cominciato a parlare, anche se non benissimo» racconta. Ma l’aiuto delle amiche, che le hanno passato gli appunti e sono state tanto tempo con lei per permetterle di imparare la lingua, è stato decisivo.

«Mi ricordo il primo giorno di lezione: non capivo niente di quello che si diceva e sono tornata a casa in lacrime. Ma ho tenuto duro e un giorno dopo l’altro, a forza di ascoltare, ho cominciato a capire. Mi hanno aiutato molto le parole del professor Daniele Bruzzone che mi ha detto che nel giro di pochi mesi avrei imparato l’italiano. Più volte nel primo anno ho pensato di non farcela e questa frase mi ha sempre dato la forza di andare avanti. Così come le parole di tutti gli altri professori che mi sono stati vicini».

Nour viene da un Paese in guerra, «una situazione in cui è impossibile vivere normalmente perché il sentimento più forte è la paura». E la sua tesi partiva proprio da lì. «Si intitola “Processi di resilienza tra i cittadini siriani rifugiati in Europa”. Mi sono occupata dei profughi e del loro viaggio in fuga dalla guerra. Una tesi che è stata molto importante per me perché mi sono occupata del mio Paese».

«Questi tre anni sono stati molto difficili ma anche molto importanti. Sono cresciuta molto e non pensavo che sarei riuscita a cavarmela da sola. Mi sono state vicine molte persone, studenti e professori. Da grande vorrei fare l’educatrice, magari nel mio Paese appena finirà la guerra. Il mio futuro, per ora, mi porta lontano da Piacenza: sono in partenza per la Germania. Sono tranquilla e convinta che ce la farò anche ripartendo a studiare una nuova lingua».