C’è un largo consenso nell’attribuire una maggiore iniziativa legislativa al Parlamento europeo e nell’incrementare la spesa di investimento nazionale per stimolare la crescita economica. Ma non sembra esserci accordo su alcune proposte di riforma dell’eurozona: i parlamentari di Francia e Italia sono favorevoli a nuovi strumenti dell’Unione monetaria europea (UME), come un bilancio unico europeo e gli Eurobond. Contrari, invece, i tedeschi. 

È quanto ha rilevato un team di ricercatori dell’École Polytechnique di Parigi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Università di Mannheim e di ZEW – Leibniz Centre for European Economic Research, che ha condotto un sondaggio tra i membri del Bundestag tedesco, della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica italiana e dell’Assemblea Nazionale e del Senato francese, per un totale di 328 parlamentari intervistati nei tre Paesi nell’autunno del 2018.

Tra Roma, Parigi e Berlino si manifestano, dunque, differenze quando si parla di politica monetaria. Francesi e italiani sostengono il programma di acquisto di attività finanziarie della Banca Centrale Europea mentre per i tedeschi non dovrebbe continuare.

Come pure, emerge un forte sostegno franco-italiano al completamento dell’Unione bancaria attraverso il sistema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS) , rispetto a una sostanziale neutralità dei parlamentari tedeschi.

L’indagine riguarda tre aree di riforma: (i) la divisione delle competenze a livello europeo e nazionale, (ii) le riforme dell’Unione europea monetaria e (iii) il futuro dei meccanismi di finanziamento e del processo decisionale nella UE.

I parlamentari francesi e italiani sono generalmente più favorevoli a spostare le competenze a Bruxelles rispetto ai loro colleghi tedeschi. I dati suggeriscono l’esistenza di un ampio sostegno per una maggiore integrazione in Europa nei campi dell’immigrazione e delle politiche di difesa. Vi è inoltre un’ampia intesa sul conferimento dell’iniziativa legislativa al Parlamento europeo e sull’aumento della spesa per investimenti nazionali per stimolare la crescita economica.

Lo studio, inoltre, fornisce informazioni sulla provenienza partitica dei parlamentari. Ad eccezion fatta degli esponenti dell’Alternativa per la Germania (AfD), un livello più elevato di investimenti nazionali è sostenuto da molti partiti in Europa, compresi i partiti di governo italiani. La situazione è abbastanza simile per quanto riguarda il sostegno alle nuove istituzioni dell’Unione monetaria europea. Se i partiti in tutta Europa sono generalmente favorevoli a implementare questi strumenti, l’AfD tedesco è in forte opposizione. Infine, i dati sottolineano che c’è una profonda divisione tra i movimenti populisti in Germania (AfD) e Italia (Lega, Movimento 5 Stelle). 

Questa ricerca aiuta a fare luce sui prossimi passi del dibattito sull’integrazione europea. «I parlamentari dei tre paesi fondatori dell’Unione Europea concordano sulla necessità di trasferire maggiori responsabilità a livello europeo in materia di immigrazione e difesa», dice Pierre Boyer, professore all’École Polytechnique (CREST) e coautore dello studio.

Massimo Bordignon, professore di Scienza delle finanze all’Università Cattolica e coautore della ricerca, sottolinea che «Italia, Francia e Germania dovrebbero focalizzarsi su ciò che unisce piuttosto che su ciò che li divide. C’è abbastanza consenso tra i Parlamenti per iniziare un processo per aumentare la spesa per investimenti e per dare maggiore potere legislativo al Parlamento europeo. Per l’area Euro, la ricerca suggerisce anche che c’è qualche speranza di chiudere il dossier sull’Unione bancaria».

In conclusione, il sondaggio fornisce una chiara indicazione riguardo al potere di blocco dei movimenti populisti nelle prossime elezioni del Parlamento europeo. «La divisione tra i partiti populisti nell’Europa settentrionale e meridionale indebolirà gravemente il loro impatto politico nel Parlamento europeo dopo le elezioni», conclude il professor Friedrich Heinemann, coautore dello studio e capo del Dipartimento di ricerca ZEW “Research Department Corporation Taxation and Public Finance”.