La cultura può diventare strumento di sostegno e di solidarietà anche al tempo del Covid-19. Lo testimoniano due giovani ricercatori freschi di laurea magistrale, che hanno scelto di rimanere in Israele dove avevano iniziato un lavoro di catalogazione.

Rosaria Patanè si è laureata nel 2019 in Filologia moderna con una tesi in Storia del libro e dell’editoria dal titolo “Laura Orvieto (1876-1953): un rapporto innovativo con l’editoria per ragazzi” e dopo soli nove giorni dalla sua laurea, a ottobre si è trasferita a Betlemme per mettere a frutto le competenze di catalogazione dei libri antichi in un luogo unico al mondo per la rarità dei suoi volumi e delle sue riviste, la Biblioteca della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme.

«Durante il periodo dei miei studi specialistici in critica editoriale il professor Edoardo Barbieri con cui mi sono laureata, ha offerto a noi studenti questa opportunità - racconta Rosaria -. Attraverso il progetto "Libri Ponti di Pace", infatti, da anni è in corso un'intensa collaborazione tra il nostro Ateneo e la Custodia di Terra Santa, che consente a piccoli gruppi di studenti di fare un'esperienza sul campo».

Grazie all’Ats Pro Terra Sancta che aveva avviato le selezioni per un'insegnante d'italiano per gli Aspiranti Francescani di Terra Santa e di latino per i Seminaristi del Patriarcato Latino di Beit Jala, Rosaria si è messa a disposizione ed è stata selezionata.  «Ho potuto così realizzare il mio sogno di tornare a Betlemme prima del previsto, carica del mio bagaglio di voglia di fare nella Terra di Gesù. Sono stata così catapultata in un'aula multilingue, dove ero l'unica a parlare italiano, e in due classi di seminaristi arabi, ai quali spiegare il latino in inglese...».

Improvvisamente, però, anche in territorio palestinese è arrivata l'emergenza sanitaria del Coronavirus e Rosaria ha scelto di non rientrare in Italia e continuare a svolgere il suo servizio di insegnante e non solo. «La quotidianità è stravolta - spiega -. Il 5 marzo, insieme ai volontari del servizio civile di ATS vengo trasferita dall'Antonian Charitable Society, dove eravamo ospitati, in una Guest House vicinissima alla Basilica della Natività, Dar Al Majus. Betlemme, già isolata dal muro, diventa una città sempre più blindata. Se per qualche giorno abbiamo potuto proseguire le lezioni in presenza, ben presto il Maestro responsabile della Casa di Accoglienza Vocazionale di Betlemme, padre Javier Jubal, comunica l'esigenza di procedere a fare lezione tramite videochiamata. Quest'ultimo mese è così trascorso velocemente, tra le video lezioni agli studenti d'italiano e di latino, l'invio di esercizi e materiale di studio e la correzione dei compiti». 

Ma Rosaria ha fatto di più. Tanti volontari erano andati via e le viene chiesto di dare una mano all'Antonian, che, oltre ad ospitare i volontari di ATS, svolge l'attività primaria di cura degli anziani. «Così mi capita di tornare spesso in quella struttura, per dare una mano a Suor Lisi in cucina o in lavanderia. Ironia della sorte, proprio io che fino a ieri non avevo nessuna dimestichezza con i fornelli, sto imparando i segreti della cucina italiana proprio qui a Betlemme. Per giunta da una suora indiana!».

Anche Pierfilippo Saviotti si è laureato in Filologia Moderna con il professor Barbieri nel novembre 2018. Dopo aver svolto un semestre di ricerca post laurea ad Anversa, dove ha studiato la storia della stampa in Europa tra XVII e XIX secolo, in attesa di partecipare ai bandi per il dottorato di ricerca, sta svolgendo un progetto di Servizio Civile Universale promosso dall'ufficio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e realizzato grazie alla collaborazione tra l'Università di Bari e l'associazione Ats Pro Terra Sancta. 

«Sono arrivato a Gerusalemme all’inizio di febbraio 2020 dove, se tutto va bene, resterò un anno. Presto servizio presso la Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa, la più antica d'Israele, che conserva più di 50.000 volumi, compresi gli importanti e consistenti fondi di manoscritti e libri a stampa antichi» racconta Pierfilippo.

Il giovane ricercatore spiega che a Gerusalemme nonostante ci siano circa 6mila casi su una popolazione di poco più di 8 milioni di persone, la situazione sembra essere sotto controllo e le misure di restrizione, seppur rigide, sono state adottate più che altro per prevenire una eventuale massiccia diffusione del virus. Tutto è cambiato in un attimo, anche i metodi del lavoro: «La biblioteca è chiusa non solo al pubblico, ma anche al personale. Grazie ai frequenti contatti con il direttore della Biblioteca, padre Lionel Goh, e il personale di Ats Pro Terra Sancta, siamo riusciti a fare un piano di lavoro anche da casa, restando quindi operativi al 100%».

Come per tutti gli italiani all’estero anche in Israele è stata offerta la possibilità di rimpatriare con un volo organizzato dall'Ambasciata italiana che ha lasciato a ciascun cittadino la libertà di decidere. 

Pierfilippo, come Rosaria, ha fatto la sua scelta coraggiosa e altruista. «Nonostante un po' di preoccupazione per la lontananza dalla famiglia e dagli affetti che stanno vivendo questa situazione nei luoghi maggiormente in crisi, da un punto di vista più razionale, rimanere qui penso sia stata la scelta più giusta».