Continua il dibattito aperto dall’articolo intitolato Scuola paritaria, non chiamatela privilegio, un percorso di approfondimento per sfatare molti luoghi comuni, comparare la situazione italiana con quella degli altri Stati europei, conoscere un mondo vitale e inclusivo, trovare soluzioni per dare vita a un sistema scolastico integrato e plurale


Quando si parla di scuole paritarie in Italia, si tende a confonderle - talvolta intenzionalmente, spesso superficialmente - con il più generico e limitante “scuole private”. Ma nel loro nome si cela un significato molto diverso: paritaria è ogni scuola istituita da un soggetto diverso dallo Stato che, facendo parte di un più ampio sistema d’istruzione, è messa sullo stesso piano delle scuole statali, con i medesimi obblighi e le medesime libertà che ne derivano. «Sono scuole che, da un lato, hanno la possibilità di agire secondo il proprio progetto educativo ma, dall’altro, sono parte di un sistema complessivo» spiega Pierpaolo Triani, docente di pedagogia dell’Università Cattolica, inquadrando la questione della coesistenza e dell’equiparazione tra scuola statale e istituti paritari. 

«Il principio base della vita democratica è permettere a tutti di avere i propri valori e la propria libertà di espressione e, insieme, di avere una base comune in cui riconoscersi». È l’idea sottesa a un sistema scolastico plurale e integrato

Un modello, quello vigente in Italia secondo quanto disposto dalla legge 62 del 10 marzo 2000, che prevede la sinergia tra statale e paritario. L’obiettivo di un sistema così congegnato è quello di unire nella diversità, permettere agli istituti d’avere uguale dignità e il medesimo riconoscimento nonostante i margini d’autonomia necessariamente garantiti per consentire a statale e non statale di coesistere e offrire un unico, ma pluralistico, servizio pubblico. 

Le alternative a questo tipo di modello sarebbero il monopolio statale dell’istruzione o, all’estremo opposto, la totale frammentazione. «Un modello centralistico che non riconoscesse ad altri soggetti di esercitare la propria libertà educativa sarebbe anticostituzionale, proprio perché essa è prevista dalla Costituzione» afferma Triani. «D’altra parte, un sistema frammentato e senza nessuna regia, non favorirebbe la coesione sociale e il confronto, e quindi neppure la vita democratica. I due estremi porterebbero portare al rischio del totalitarismo o, all’opposto, a quello del più sfrenato individualismo».

In Italia, sulla carta, l’equiparazione tra statale e paritario esiste, ed è un elemento garantito e incentivato da ogni gradino della legislazione italiana, a partire dalla Carta costituzionale. Tuttavia l’implementazione di questo principio presenta ancora delle zone d’ombra e la mancanza di finanziamenti stabili alle paritarie ne rappresenta solo una parte. 

Secondo il professor Triani, uno dei problemi è la mancanza di coordinamento tra pubblico e privato nel territorio: «Nel momento in cui pensiamo, nello spirito della legge 62, a un sistema nazionale d’istruzione, costituito sia dalle scuole statali che dalle paritarie, diventerebbe importante che anche in ogni singolo territorio si ragionasse secondo la stessa logica, definendo i bisogni di istituzione di realtà formative in virtù dell’esistenza non solo della realtà statale, ma anche di quella paritaria, e viceversa. Per esempio, se una paritaria volesse ampliare la propria offerta formativa è suo diritto farlo ma è importante che si chieda quanto questa nuova proposta arricchisca o meno il territorio, o se invece non sia opportuno andare a coprire un altro bisogno formativo. Questo vale anche a parti invertite, ovviamente, proprio per integrare bene le parti e non agire unicamente in una logica di sovrapposizione».

Un altro aspetto su cui occorrerebbe investire maggiori risorse e attenzioni è quello dei progetti di cooperazione e lavoro comune tra scuole paritarie e statali: «Il sistema scolastico italiano dovrà accrescere i momenti di lavoro e incontro tra i due tipi di scuole. Se nella scuola dell’infanzia c’è già una buona comunicazione, più si cresce nell’ordine e grado, meno i momenti di interazione e di lavoro comune sono frequenti. Da un punto di vista pedagogico, invece, il sistema può consolidarsi soltanto se si comunica e si lavora insieme, se si sta sugli stessi tavoli a confrontarsi, se si iniziano a fare progetti comuni tra paritarie e statali».

Un obiettivo, quello di un sistema didattico integrato, che ha ancora bisogno di risorse, mentali ancora prima che economiche, al di là del sostegno legato alla crisi causata dalla pandemia.


Sesto di una serie di articoli dedicati al sistema delle scuole paritarie in Italia