Parte da Brescia e il suo territorio, tra i luoghi simbolo alla lotta al Covid-19 il progetto Com_Pact4Future, ideato e pensato all’interno dell’Osservatorio per il Territorio (OpTer) della sede bresciana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Un esperimento di co-costruzione del futuro della comunità bresciana con l'obiettivo di rendere il territorio e le sue istituzioni creatori di innovazione sostenibile. Un’alleanza vera tra giovani, mondo economico e istituzioni per trovare un nuovo terreno di crescita» come ha spiegato il prorettore Mario Taccolini nell’introduzione dell’incontro “Giovani, Imprese e istituzioni: da Brescia un’alleanza per il futuro”, mercoledì 9 settembre.

 

 

Può essere quella glocale la risposta più appropriata delle istituzioni a una crisi così profonda come quella da Covid che ha una dimensione sanitaria, una ecologica e una sociale, chiede ai relatori Daniele Bellasio, direttore della Comunicazione dell’università Cattolica.

Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono ricorda con un video che Brescia ha pagato un prezzo fortissimo, con numero di morti triplicati nei mesi del Covid e migliaia di uomini ammalati, molti dei quali sono ancora debilitati. «A Brescia la diffusione del virus è stata potente e quando sento i negazionisti li invito a venire nella nostra terra e parlare con la nostra gente. La parte da salvare di questa pandemia è sicuramente la solidarietà dimostrata dalla popolazione. Ora il compito delle istituzioni è quello di sostenere tutta la rete del volontariato, dello sport e della scuola. Io sono ottimista e penso a una città che si rende corresponsabile del rischio, ho fiducia nella mia comunità, nella mia città. La maggioranza silenziosa sa cosa si deve fare e come si deve comportare. Il mio contributo è quello di testimoniare nella quotidianità il senso della comunità».

Ferruccio de Bortoli, editorialista del Corriere della Sera, sollecita una riflessione sul ruolo delle istituzioni. «In primavera ci sono stati molti scontri, molti scambi di responsabilità, fra locale e nazionale. Poi si è capito che non ci si poteva salvare da soli e così, alla fine, è emersa una collaborazione fra le parti. Fortunatamente la risposta della comunità è stata estremamente positiva; il Paese ha un ricco tessuto di volontariato e un capitale sociale estremamente alto. Abbiamo dimostrato che nessuno si è salvato da solo, e ora possiamo riprenderci tutti insieme e non dobbiamo cedere al corporativismo dimenticando i deboli. Chi può pagare le tasse, le deve pagare perché servono a sostenere il sistema sanitario, delle strade, della scuola. Il pericolo maggiore ora è quello di dimenticarci troppo in fretta il portato positivo di questa pandemia. Assistiamo a un indebolimento delle democrazie rappresentative e solo la qualità della cittadinanza attiva potrà assicurare il rispetto delle regole. Dobbiamo ricostruire un nuovo “rinascimento”».

Il Covid ci ha insegnato che il “glocale” è una strada obbligata e che dobbiamo rafforzare la fiducia fra le istituzioni. «Una pandemia globale con una ricaduta su un territorio locale spinge a una corresponsabilità del tutto, del problema in termini di gestione, ma dobbiamo assumerci anche l’onere dell’azione» afferma Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia, in prima linea nei mesi del Covid nella raccolta fondi AiutiAMObrescia con la Fondazione Comunità Bresciana. «Siamo corresponsabili del tutto, Brescia lo ha dimostrato con termini concreti, sul piano della solidarietà, annullando la dicotomia fra pubblico e privato. È stata costruita un’alleanza che ha consentito di affrontare l’emergenza con una raccolta fondi di 18 milioni di euro».

«Cosa si può fare ora?» si chiede il direttore del giornale locale. «Invito l’Osservatorio Opter a fare un “Brescia recovery plan” dove l’intera comunità bresciana partecipa a una nuova rinascita. Può Brescia costruire un modello di rinascita? L’abbiamo fatto nel momento più cruciale dell’emergenza, possiamo farlo anche ora, tutti insieme; fare un patto con i giovani, i cittadini del domani, diventa fondamentale».

Per Barbara Boschetti, docente di Diritto amministrativo, siamo tutti alla ricerca di parole magiche. «Il sistema mondo ci sradica dalle comunità locali. La sfida glocale, dei sistemi glocali deve essere quella di ricostruire i sistemi territoriali e di dare un nuovo senso. Abbiamo bisogno di snodi, di nuovi collanti, di beni, di un riequilibrio delle relazioni. Un nuovo sistema di governance che riveda il funzionamento delle varie componenti. Un patto di comunità per il futuro, una sfida per costruire insieme le alleanze».

Per ricostruire servono oggi politiche nuove maggiormente improntate all’investimento in capitale umano, alla formazione. Lo aveva ricordato Draghi nel suo discorso al Meeting di Rimini: per ripartire servono impegno etico e la costruzione di un sentire comune, un’alleanza tra tutti i soggetti delle società. “Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri.”

De Bortoli invita a riflettere sui fondi europei Next Generation, il piano comunemente detto di Recovery Fund. «I diritti dei giovani dobbiamo salvaguardarli noi, dobbiamo parlare di più di capitale umano, si parla molto su dove metterlo, ma non come farlo crescere. Secondo l’Istat i più danneggiati oggi sono i giovani, per esempio “quota 100” graverà sulle generazioni del futuro. Dobbiamo essere un po’ meno egoisti, ci deve essere un maggior impegno dei privati verso le università, la scuola».

«Come hanno fatto nel periodo dell’emergenza, lo potrebbero fare ancora in altri ambiti quali per esempio la scuola» aggiunge la Vallini. «Draghi ha invocato una forma di giustizia generazionale. Servono progetti integrati che diano il senso delle cose. La distribuzione delle risorse andrà concertata con tutte le parti in gioco. Abbiamo la responsabilità di agire e di guardare al futuro. Sulle ceneri del Covid dobbiamo trovare la forza per rinascere». E invita l’Osservatorio a farsi interprete di questo rinascimento, sapendo che può contare su una provincia che lo ha già sperimentato.