di monsignor Claudio Giuliodori *

La verità che rende liberi non è una teoria ben strutturata e convincente, ma la partecipazione alla relazione di Gesù con il Padre. Emerge in modo chiaro, quindi, che la verità non è un prontuario di concetti, ma l’incontro reale, concreto e vivificante con la persona di Gesù che ci rivela il volto misericordioso del Padre e ci fa dono dello Spirito Santo. Per non imboccare percorsi fuorvianti occorre tener presente che l’espressione “la verità vi farà liberi” [tratta dal Vangelo letto nella liturgia odierna] è il culmine di un percorso tracciato da Gesù: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 

Ci sono quattro aspetti che sono tra loro inseparabili: l’ascolto della parola di Gesù, la sequela, la conoscenza della verità e l’esperienza della libertà. Ma tutto ruota attorno alla persona di Gesù e all’incontro con lui. La verità non può essere ridotta a un principio o ad un idea per quanto geniali e in grado di aprire la mente o di dare risposte ad istanze anche rilevanti della vita umana e sociale. Si finisce inesorabilmente per scivolare in una delle tante ideologie che hanno segnato, anche tragicamente, la storia dell’umanità, soprattutto dall’illuminismo ai nostri giorni. Un approccio distorto alla questione della verità finisce, al di là di ogni legittima ricerca filosofica e teologica, in quello smarrimento che ha sperimentato anche Pilato quando domanda - senza riconoscere che ciò che cerca gli sta di fronte -: “che cos’è la verità?” (Gv 18,38).

Le considerazioni che abbiamo fatto, a partire dall’espressione “la verità vi farà liberi”, sono particolarmente rilevanti per una Università cattolica, che è un luogo tradizionalmente e sostanzialmente deputato alla ricerca e all’approfondimento della verità, come afferma chiaramente l’Ex corde ecclesiae. Il documento si apre infatti ricordando che se da una parte condividiamo «con tutte le altre Università quel “gaudium de veritate”, tanto caro a sant'Agostino, cioè la gioia di ricercare la verità, di scoprirla e di comunicarla (Confessioni, X, XXIII, 33)», dall’altra «l'Università cattolica si distingue per la sua libera ricerca di tutta la verità intorno alla natura, all'uomo e a Dio. La nostra epoca, infatti, ha urgente bisogno di questa forma di servizio disinteressato, che è quello di proclamare il senso della verità, valore fondamentale senza il quale si estinguono la libertà, la giustizia e la dignità dell'uomo» (cfr. nn. 1-4).

Se la verità è il risultato solo di studi sempre più raffinati, tutto si risolve nell’elaborazione del sapere e nella capacità di accumulare e trasferire conoscenze. Ma se cercare la verità significa entrare nel mistero del disegno salvifico di Dio e quindi conoscere la multiforme sapienza con cui il Padre attraverso il Figlio ci chiama in ogni tempo alla pienezza della vita, allora la ricerca della verità nel contesto di una Università cattolica non può ridursi al semplice progresso delle conoscenze e a una buona organizzazione degli studi. Oltre alla qualità e all’efficienza del sua organizzazione, deve implicare la capacità di declinare e sviluppare, integralmente e in modo armonico, i percorsi intellettuali con quelli esistenziali, le conoscenze scientifiche con le domande di senso, i diversi saperi con le grandi sfide del nostro tempo a servizio del bene comune e con una particolare attenzione alle povertà e agli ultimi.

In una parola, la verità rende liberi solo e in quanto diventa conoscenza e rappresentazione reale dell’amore con cui Padre si prende cura della sue creature e le rigenera nel Figlio, morto e risorto. A ben vedere potremmo quindi tradurre l’espressione “la verità vi farà liberi” con “la Pasqua vi farà liberi”. Siamo qui appunto per celebrare assieme la morte e risurrezione del Signore e in questo modo facciamo sì che la verità risplenda sulla vita del nostro Ateneo. Questa nostra celebrazione, pertanto, non è un doveroso omaggio all’etichetta cattolica o una pausa nello scorrere vorticoso delle attività accademiche, è piuttosto un fecondo evento di grazia attraverso cui ascoltando la sua parola, rinnovando la sequela e riconoscendo la verità sconvolgente del dono eucaristico, siamo introdotti nella verità e diventiamo davvero liberi.

* Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica. Stralci dell'omelia pronunciata nella sede di Milano dell’Ateneo nella messa in preparazione alla Pasqua (5 aprile 2017)leggi testo integrale