Un lavoro di analisi sull’evoluzione delle figure professionali della comunicazione che dura da tempo e porterà alla pubblicazione di un Libro Bianco in materia. Lo presenterà mercoledì 4 maggio a Milano, in aula Pio XI, l’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo (Almed) dell’Università Cattolica, attenta a rinnovare le figure professionali che forma, sempre in accordo con le trasformazioni di questo contesto, anche attraverso una serie di partnership. 

«Dal 2014 si è reso necessario un lavoro sistematico di ricognizione dell’evoluzione delle figure professionali della comunicazione: un bisogno non solo dei formatori, ma anche degli operatori del settore» spiega Nicoletta Vittadini, docente all’Università Cattolica e direttore del master in Digital Communication Specialist di Almed. «La risposta a questo bisogno è stata la produzione di un Libro Bianco che, a partire dal 2016 e successivamente con cadenza biennale, farà il punto sui trend evolutivi. È realizzato in collaborazione con Assolombarda, Assocom, Ferpi e Assorel, realtà che raccolgono i professionisti del settore comunicazione, e con Osscom e Certa, centri di ricerca dell’Ateneo, che stanno realizzando interviste ai responsabili delle Hr di agenzie di comunicazione e aziende».

Tra le evidenze che emergono dalla ricerca: alcune professioni cambiano nome e forma; si sviluppa una sempre maggiore interconnessione tra i ruoli professionali e una conseguente minore frammentazione; nascono nuove professionalità e, senza dubbio, il network diventa decisivo all’interno e all’esterno dal proprio posto di lavoro. I confini tra un “mestiere” e l’altro sfumano e si lavora in project team. 

Alle professioni della comunicazione Almed ha dedicato un ciclo di incontri, l’ultimo dei quali si è focalizzato sulle start-up e sulle dinamiche con cui si sviluppano. «Imprenditorialità, capacità di costruzione di team interdisciplinari, capacità di crescere molto velocemente e di rinnovarsi costantemente nell’ideazione e nella costruzione del proprio progetto, senza affezionarsi troppo all’idea di partenza, ma essendo disponibili a rinnovarla»: sono gli elementi di successo per le nuove imprese, come spiega la professoressa Vittadini, una dei promotori del workshop “Forme innovative di imprenditorialità e start-up”, secondo cui «accanto alle competenze specifiche nel proprio settore, occorre formare all’apprendimento di queste soft-skills».

Per la direttrice del master, «fondamentale per tutte le start-up è l’aspetto della comunicazione, perché le sostiene nelle relazioni con il mondo esterno, con i possibili clienti, con i possibili investitori e partner. E in particolare è cruciale il tema dell’innovazione nella comunicazione, con l’avvento dei media digitali. Pensiamo allo sviluppo delle App per i nostri smartphone oppure all’offerta di nuovi servizi: se da un lato c’è la comunicazione classica (comunicare quello che si fa), dall’altro c’è la comunicazione come infrastruttura (comunicare per poter fare quello che si fa), perché la comunicazione è l’infrastruttura del contesto sociale contemporaneo».

Comunicare per poter fare quello che si fa: è l’esperienza di Matteo Sarzana, tra i relatori al workshop, General Manager di Deliveroo Italy, un servizio legato al food, che di per sé non è strettamente comunicazione, ma si fonda sulle dinamiche comunicative consentite dalla rete, senza cui non esisterebbe. Il suo specifico? Innanzitutto inserirsi in un mercato che ancora non c’è: i ristoranti che non fanno consegne a domicilio, ma che possono essere interessati all’asporto. In secondo luogo prendersi la responsabilità di ciò che consegnano. Infine puntare gran parte della propria qualità sul customer care: prima ancora che un cliente del ristorante, sei un cliente Deliveroo. «Si tratta di una competenza comunicativa che fa la differenza – segnala Nicoletta Vittadini – non solo un servizio concreto, ma la modalità con cui viene gestito dal punto di vista comunicativo».