Meno 2% di residenti stranieri nella nostra provincia (156mila nel 2018 pari al 12,4% della popolazione, rispetto al 12,6% pari a 158.585 del 2017), aumenta l’occupazione con ventimila posti in più, cala la disoccupazione, crescono le imprese straniere - che sono l’11% del totale iscritto alla camera di commercio - e con esse le rimesse di denaro inviate nei paesi d’origine che ammontano a 159 milioni (+25% in un decennio).

Il MigraREport del Cirmib – il Centro di iniziative e ricerche sulle Migrazioni compie vent’anni, e festeggia l’importante traguardo con la consueta pubblicazioni dei dati rilevati, quest’anno disponibili gratuitamente anche in versione elettronica scaricabile dal sito (edizioni Vita&Pensiero).

“Le migrazioni sono diventate un tema principale per la politica nazionale e internazionale poiché, come pare quasi assodato in Europa, chi promette di respingerne i flussi ha buona probabilità di riscuotere consensi alla elezioni – ha osservato la direttrice del Cirmib Maddalena Colombo. – L’impegno di un centro di ricerca locale sugli impatti del fenomeno migratorio diviene pertanto ancora più importante affinché venga divulgata un’informazione corretta e affinata, che tenga conto non solo dei numeri ma anche dei fattori sociali”.

Già perché, in tempi di luoghi comuni e di allarmismo costante e spesso infondato, la risposta a molte domande sui flussi migratori e sulle relative conseguenze la si può trovare nella conoscenza approfondita e documentata e nella capacità di inquadrare efficacemente i cosiddetti “effetti di aggregazione”.

Dopo Milano, ormai vicina al mezzo milione di presenza, Brescia è infatti la provincia lombarda con più residenti stranieri: ben 156mila, seppur in calo dello 0,2% rispetto all’anno scorso, e dello 0,5% rispetto al 2016. Un trend al ribasso principalmente dovuto a due fattori: l’acquisizione della cittadinanza (tra il 2013 e il 2017 ben 6.200 immigrati hanno prestato giuramento come cittadini italiani) e al trasferimento di residenza.

Lavoro. A Brescia, da quattro anni a questa parte, le femmine superano numericamente i maschi - complice il proliferare del fenomeno della badanti - il 63% dei residenti vive in affitto, un immigrato su quattro vive in una casa di proprietà e, unitamente al tasso di occupazione che sale, quello della disoccupazione scenda dall’8,2 al 6,2. Certo, in genere gli stranieri rivestono ruoli di basso profilo nei campi, nelle stalle, nel settore della logistica, dei trasporti o dell’assistenza domiciliare, ma appare in crescita anche il numero degli imprenditori (+1,8%) concentrati nei settori del commercio, della ristorazione, o nelle costruzioni.

Scuola e Università. Il sistema scolastico si conferma territorio d’osservazione privilegiato. In questo ambito non si riscontrano variazioni significative. Il 67% degli studenti è nato in Italia, nelle scuole per l’infanzia sono il 91%, solo il 18% sceglie il liceo mentre oltre il 40% si indirizza verso istituti tecnici o professionali (il doppio rispetto agli italiani). Gli studenti stranieri sono il 7,1% all’Università Statale e il 4,5% in Cattolica (con un’incidenza del 6,6% che supera quella nazionale), ma il dato è in aumento (+19,5% rispetto all’anno scorso) e ben l’80% è in possesso di un diploma conseguito in Italia, il doppio rispetto a dieci anni fa.

Famiglia. Interessante, infine, è l’analisi dei permessi di soggiorno che sono nella quasi totalità dei casi ottenuti mediante ricongiungimenti familiari e lavoro. Solo 1,3% infatti deriva da richiedenti asilo, (le domande sono state respinte al 70% nel 2016 e al 54% nel 2017).

“Si sta sollevando un polverone inutile a fronte di un fetta di torta irrilevante – ha sottolineato infatti Colombo – Il problema semmai è nella clandestinità che può derivare dal rifiuto delle domande. Nel 2017 il tasso d’irregolarità era stimato all’8%, circa 12mila persone, sul totale della presenza straniera. Un dato in leggero aumento sull’anno precedente a causa del rigetto delle domande, ma in fortissimo calo rispetto a quel 2002 in cui si registrò il 25%” conclude Colombo.

Altro luogo comune da sfatare è quello per cui nell’immaginario collettivo nazionale il migrante arriva su una barca dall’Africa. Ipotesi smentita da quel sonoro 46% - quasi la metà del totale – proveniente da paesi dell’Unione Europea (in testa la Romania col 16%, seguita a livello nazionale da Albania, Marocco, India, Pakistan e Ucraina). In particolare, a Brescia la Romania è seguita da Pakistan, Ucraina, Moldavia, Cina e Albania.