Tre fratelli e la grande passione per il pallone che scorre nel loro sangue. È quello che si coglie negli occhi di Demetrio, Alessio e Gabriele Albertini mentre si rivolgono ai giovani studenti dell'Università Cattolica. Un cognome che pesa nella storia del calcio italiano, e non solo. 

Una vita dedicata interamente al calcio, quella di Demetrio. Classe 1971 è stato calciatore professionista del Milan e della Nazionale, vice campione del mondo a Stati Uniti 1994, vice campione d'Europa a Belgio-Paesi Bassi 2000, e oggi Ceo di Dema4 Agency, oltre a essere il presidente del settore Tecnico Figc. 

Alessio, invece, è il fratello maggiore. Ordinato sacerdote nel 1992, ricopre il ruolo di Segretario della Commissione Diocesana dello sport, e dal 2012 è assistente ecclesiastico per il Csi. Infine, il più giovane, Gabriele, presidente della Ssd Pro Sesto. 

Ad aiutarli nel racconto della loro storia, il professore Giorgio Simonelli, nell'intervista a tre. Tema principale, ovviamente, lo sport. Ma non lo sport inteso come mera attività fisica, bensì lo sport che edifica e fortifica, che permette di crescere e migliorare umanamente. La loro esperienza calcistica prende vita sull'erba verde di un campetto di proprietà dell'oratorio della loro città di provenienza, proprio come gli esordi di molti dei calciatori noti. Ma oggi, ricorda Simonelli, i ragazzi che frequentano l'oratorio sono diminuiti drasticamente. 

«Una volta il cortile non era solo un luogo ma un modo per incontrare gli altri. Una scusa per ritrovarsi, chiacchierare, confrontarsi, crescere insieme – spiega don Alessio Albertini -. Ora, invece, la propria stanzetta è il luogo in cui in solitaria si riesce a comunicare con il mondo intero. E questo è un problema serio. Ci allontaniamo tutti. Anche dallo sport». 

La vera sfida, oggi, secondo i tre fratelli, sarebbe proprio quella di stare più accanto ai giovani, o almeno provarci. Una sfida che anche l'oratorio dovrebbe prendere in carico, ma certamente non da solo. Bensì, insieme alla famiglia, alla scuola e all'università. Secondo Demetrio, infatti, il vero obiettivo di oggi dovrebbe essere quello di riuscire a improntare un'educazione pura anziché una mera educazione tattica: «Non bisogna pensare di essere dei grandi campioni già all'età di 8 anni, cosa che purtroppo, a volte, accade - spiega Demetrio -. Bisogna sudarsi le vittorie. Bisogna sacrificarsi, fare sforzi e, perché no, perdere». 

Anche secondo il più giovane dei fratelli, Gabriele, uno dei problemi dello sport è proprio quello del fanatismo, della voglia di sfondare senza sforzi e subito. Proprio per questo sarebbe fondamentale da parte dei dirigenti e degli insegnanti riuscire a entrare in simbiosi con i ragazzi, cercando di capirne emozioni, sentimenti e pensieri. Il dialogo, l'umanità, l'umiltà; sono solo alcuni degli ingredienti fondamentali nello sport. E alla retorica, don Alessio risponde così: «L'importante, cari ragazzi, nello sport, non è partecipare, ma vincere. Però, non a tutti i costi. È questo ciò che fa la differenza».