La diplomazia come ponte per superare tensioni e conflitti tra le nazioni. Il suo ruolo assume nuove connotazioni, specie in un momento come quello attuale, in cui i social e la tecnologia sembrano essere protagonisti anche in questioni vitali, come si evince dai fatti drammatici degli scenari di guerra aperti.

Sir Ivor Roberts, ospite dell’open lecture dell’Alta Scuola in economia e relazioni internazionali (Aseri) e del Centro di ricerca sulla Cultura e narrazione del viaggio dell’Università Cattolica con Arturo Cattaneo, direttore del Cenvi, e Vittorio Emanuele Parsi, direttore di Aseri, rimarca questo tema: la politica sembra realizzarsi sui social, mentre è più che mai fondamentale non perdere la fiducia nella possibilità di alimentare strategie e relazioni forti che non perdano di vista l’aspetto umano e politico nel senso più ampio.

La Diplomazia può avvalersi in modo positivo delle specificità sociali, storico-artistiche e territoriali: la cultura come tool diplomatico. Attingere al patrimonio culturale può essere infatti una soluzione efficace, come ribadisce la Commissione Europea che nel 2016 identifica formalmente la “diplomazia della cultura” come soft power per promuovere crescita e dialogo.

In cosa consiste questo approccio e quali sono le possibili realizzazioni? «La Diplomazia della cultura in epoca di interconnessioni globali rappresenta davvero uno strumento dalle molteplici funzioni» osserva Federica Olivares, ideatore e direttore del master in Cultural Diplomacy dell’Alta scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo (Almed). «Essa è, infatti, oggi più che mai un “solvente universale” che può abbattere mura altrimenti impenetrabili e costruire ponti anche fra i più acerrimi nemici. Le Olimpiadi in Corea del Sud del febbraio scorso sono state un clamoroso esempio di utilizzo della cultura sportiva, la Sports Diplomacy, che ha riaperto il dialogo fra le due Coree». 

Uno dei testimoni di questa strategia diplomatica è il presidente francese Emmanuel Macron: «È un vero “campione” internazionale della Diplomazia della cultura: non c’è un suo viaggio con obiettivi di accordi con governi stranieri che non sia accompagnato da nuove intese sulla diffusione della lingua francese in quel Paese o da prestiti di grandi opere d’arte». 

Secondo la professoressa Olivares, «oltre a essere la “zona franca” entro cui due Governi, due popoli, possano trovare una lingua comune, la Cultural Diplomacy è anche il “braccio armato” del Soft Power di un Paese: della sua influenza e attrattività globale legata ai suoi valori, alla sua cultura appunto e alle modalità con cui tutto questo viene esplicitato attraverso la sua politica estera».

Le ricadute positive coinvolgono non solo le relazioni tra stati ma in primis il territorio, in un circolo virtuoso da local a global e viceversa: «Per le stesse città, i territori ma anche per le aziende globali, definire una propria reputazione internazionale attraverso gli asset culturali nonché una vera e propria strategia di cultural diplomacy è diventata una priorità imprescindibile per attrarre investimenti, flussi di turismo culturale e per creare coesione sociale», fa notare Olivares.

Di Diplomazia della cultura, ruolo dei social media, global reputation e carriere internazionali si parlerà in occasione della tavola rotonda organizzata dal Master Cultural Diplomacy, martedì 8 maggio alle 15.30 in via Nirone a Milano, con approfondimenti e proposte da docenti, diplomatici ed esperti di relazioni internazionali. Tema dell’iniziativa Carriere internazionali, diplomazia della cultura, reputazione globale. Arti e Media per le relazioni internazionali e la comunicazione globale.

Un incontro che inquadrerà anche le possibilità professionali partendo da un background culturale. «L’ampio ventaglio di sbocchi professionali si può sintetizzare principalmente in quattro aree» spiega Federica Olivares. «Public Diplomacy: Ministeri degli Affari Esteri, Ministeri dei Beni Culturali, Organizzazioni internazionali e Istituzioni Europee, Istituti Culturali nazionali operanti all’estero; Enti Territoriali e Culturali: Uffici per l’internazionalizzazione di Città, Regioni e Amministrazioni locali; Uffici per l’internazionalizzazione di Fondazioni e grandi Istituzioni culturali; Media e Comunicazione: Relazioni Internazionali per Broadcasting, Media e Social Media Companies; Business Diplomacy: Relazioni Istituzionali e con investitori internazionali per grandi Aziende, Global Communication & Marketing».